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Anna Frank, i tifosi della Lazio e la vergogna degli adesivi

Siamo tutti Anna Frank“, ha scritto Mario Calabresi nel suo editoriale di oggi su Repubblica. “Se fossi un tifoso della Roma, mi appunterei sul petto il suo fotomontaggio“, gli ha fatto eco Massimo Gramellini sul Corriere della Sera. A più di 24 ore di distanza dalla scoperta di quegli adesivi portati da un gruppo di tifosi della Lazio domenica allo stadio Olimpico, lo sconcerto è ancora forte: una vergogna nazionale – arrivata inevitabilmente sulla stampa estera (qui l’articolo di Usa Today) – che dimostra quanto le battaglie di questi anni contro il razzismo e l’antisemitismo non abbiano ancora raggiunto i risultati sperati. “E’ inaccettabile e scioccante. Sono sconcertata“, ha commentato con Formiche.net l’assessore alla Cultura della Comunità Ebraica di Roma, Giorgia Calò. Che ha sottolineato anche l’alto valore simbolico dell’immagine di Anna Frank, la cui offesa risulta per questo ancora più grave e dolorosa: “Il suo volto e il suo nome appartengono all’immaginario collettivo di tutti noi, non solo degli ebrei. Per questa ragione quanto accaduto all’Olimpico ci fa ancora più male. Sul libro di Anna Frank moltissime generazioni in tutto il mondo si sono formate e hanno capito, attraverso il suo sguardo e la sua penna, cos’è stata davvero la barbarie della shoah“.

UNA SCONFITTA DI TUTTI

Nell’Italia del 2017, purtroppo, c’è ancora chi pensa di insultare l’avversario – o chicchessia – con immagini raffiguranti una vittima dello sterminio nazista o con frasi del genere di quelle rinvenute sempre domenica nella curva laziale, tipo “romanista ebreo” o “romanista Aronne Piperno” (il celebre personaggio di origini ebraiche del film “Il marchese del grillo”): una sconfitta non solo della Lazio o del mondo del calcio ma di tutto il Paese. Delle famiglie, delle scuole, della politica, delle istituzioni, come ha affermato Calò: “Abbiamo perso un po’ tutti. C’è davvero qualcosa che non va nella nostra società se qualcuno decide di strumentalizzare e offendere una ragazzina di tredici anni diventata suo malgrado simbolo dello sterminio nazista. A un livello del genere non si era mai arrivati. Dobbiamo cominciare a pensare a gesti risolutivi e a risposte corali. Vogliamo un tavolo tecnico nel quale si stabilisca anche come punire i responsabili di questo gesto indegno: deve esserci per loro una conseguenza“.

UN COMUNICATO CHE INDIGNA

E come se non bastasse è arrivata pure la ciliegina sulla torta, si fa per dire, del comunicato stampa vergato dal principale dei gruppi della curva della Lazio, gli Irriducibili. Che hanno in sostanza affermato di non avere nulla a che fare con quanto successo domenica, senza però prendere minimamente le distanze dai responsabili: “Non ci dissociamo da ciò che non abbiamo fatto“. E che, soprattutto, hanno cercato di derubricare l’accaduto a semplice ragazzata: “Rimaniamo stupiti da questo clamore mediatico. Tutto questo deve rimanere nell’ambito del ‘nulla’: si tratta di scherno e sfottò da parte di qualche ragazzo forse, perché in questo ambito dovrebbe essere collocata questa cosa“. Parole che Calò ha definito “agghiaccianti“: “Continuiamo ad assistere alla banalità del male. E’ scandaloso non prendere le distanze da un fatto del genere. Significa che qui non si riesce più neppure a capire che cosa sia il bene e che cosa sia il male. E’ un insulto sopra l’insulto. Ma non dobbiamo rassegnarci: il mio appello accorato è che Anna Frank e la shoah non vengnao lasciati nelle mani degli ignoranti e dei cretini“.

LE REAZIONI

Intanto oggi il presidente della Lazio Claudio Lotito – accompagnato da una folta delegazione del club biancoceleste – ha fatto visita alla Sinagoga di Roma per esprimere la sua solidarietà alla Comunità Ebraica della Capitale. Un’iniziativa cui si spera ne seguiranno altre, da parte della società biancoazzurra e di tutto il mondo del calcio. Come quella auspicata dal segretario del Pd Matteo Renzi: “Se io fossi il presidente di una squadra di calcio, domani scenderei in campo con la Stella di David al posto dello sponsor. E spiegherei ai ragazzi delle curve perché quando pronuncio il nome di Anna Frank mi vengono i brividi. Restiamo umani, amici“. Una proposta rilanciata anche dal suo amico Marco Carrai in questo commento sul Foglio. “Sono d’accordo con questa idea ma ho anche paura che tutto ciò possa risolversi in un’iniziativa semplicemente iconografica“, ha commentato ancora Calò, per la quale “sono necessarie azioni più radicali, che vadano in profondità e che facciano perno sulla cultura“. Come il viaggio della memoria che si sta svolgendo in questi giorni, organizzato dalla Regione Lazio e dalla Fondazione Museo della Shoah e riservato solo al corpo docente: “Un viaggio formativo riservato a 120 professori con l’obiettivo di dare a chi sta a contatto tutti i giorni con i ragazzi gli strumenti necessari a fargli realmente comprendere che cosa è stato l’Olocausto. Una tragedia, è sempre bene ricordarlo, non così lontana da noi, ma distante solo una manciata di decenni“. “La nostra preoccupazione costante” – ha concluso Calò – “deve essere sempre quella di non dimenticare: un imperativo categorico che dobbiamo sempre tenere a mente“. Nel frattempo l’eco della vicenda è arrivato fin al cuore dell’Europa, con le durissime parole pronunciate dal presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, in plenaria a Strasburgo: “Non posso non condannare fermamente ciò che accaduto a Roma dove un gruppo di hooligan ha usato l’immagine di Anna Frank per offendere tifosi di un’altra società. Un fatto grave: ognuno ha diritto di essere praticante della propria religione e le comunità ebraiche fanno parte della nostra Unione. L’antisemitismo deve restare soltanto un’orribile esperienza del nostro passato“.

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