Con una lettera autografata e diffusa all’ora di pranzo di domenica, il Papa ha corretto l’interpretazione data dal prefetto del Culto divino, il cardinale Robert Sarah, al recente motu proprio Magnum Principium sulla traduzione dei testi liturgici nelle varie lingue. Nel documento, Francesco stabiliva che le traduzioni – una volta approvate dalle conferenze episcopali locali – non avrebbero più dovuto passare al vaglio della Santa Sede, ma solo alla loro conferma. Al posto della recognitio, subentrava la confirmatio. Basta, insomma, l’avallo dei vescovi.
LA POSIZIONE DI SARAH
Il cardinale Sarah – considerato uno dei porporati più “conservatori” della curia romana ma proprio da Francesco messo a capo del Culto – del motu proprio aveva dato un’interpretazione assai più restrittiva. E l’aveva comunicato al Pontefice, con una lungo commento che poi era stato ripreso immediatamente da diversi siti internet. Il punto centrale dell’intervento del prefetto del Culto divino riguardava l’attualità dell’istruzione Liturgia authenticam del 2001, chiarendo dunque che il documento papale non conteneva grandi novità rispetto al passato: “Non modifica in alcun modo la responsabilità della Santa Sede né di conseguenza le sue competenze in merito alle traduzioni liturgiche”.
LA PRONTA RISPOSTA DI FRANCESCO
Errato. Almeno per Francesco, che ha deciso di rispondere subito, chiarendo invece che recognitio e confirmatio non sono la stessa cosa. Si tratta di una sconfessione totale dell’interpretazione data dal responsabile vaticano per il Culto, fatto del tutto inedito. “Innanzitutto – scrive Bergoglio – occorre evidenziare l’importanza della netta differenza che il nuovo motu proprio stabilisce tra recognitio e confirmatio, ben sancita nei §§ 2 e 3 del can. 838, per abrogare la prassi, adottata dal dicastero a seguito del Liturgia authenticam e che il nuovo motu proprio ha voluto modificare. Non si può dire pertanto che recognitio e confirmatio sono strettamente sinonimi (o) sono intercambiabili oppure sono intercambiabili a livello di responsabilità della Santa Sede”.
COSA CAMBIA
Ma non è tutto, perché il Papa sottolinea che “il giudizio circa la fedeltà al latino e le eventuali correzioni necessarie” ora passano dal dicastero del Culto divino alle conferenze episcopali, che avranno “la facoltà di giudicare la bontà e la coerenza dell’uno e dell’altro termine nelle traduzioni dell’originale, se pure in dialogo con la Santa Sede. La confermato non suppone più dunque un esame dettagliato parola per parola, eccetto nei casi evidenti che possono essere fatti presente ai vescovi per una loro ulteriore riflessione”. E ciò – aggiunge Francesco – vale in particolare per le formule rilevanti, come le preghiere eucaristiche e le formule sacramentali approvate dal Santo Padre”.
“I SITI WEB PUBBLICHINO LA RETTIFICA”
Insomma, le cose sono cambiate, e non di poco. Proprio per questo, il Papa ha chiesto con una procedura del tutto insolita, che la lettera venga immediatamente inviata ai siti internet che avevano precedentemente diffuso il commento di Sarah. “Constatando che la nota Commentaire è stata pubblicata su alcuni siti web, ed erroneamente attribuita alla sua persona, Le chiedo cortesemente di provvedere alla divulgazione di questa mia risposta sugli stessi siti nonché l’invio della stessa a tutte le Conferenze episcopali, ai membri e ai consultori di codesto dicastero”.