La tariffazione a 28 giorni introdotta dai gestori telefonici e da alcune società di pay-tv sono la prova evidente di quanto il mercato tende a dettare legge senza farsi troppi scrupoli. L’interesse sociale in economia non può essere residuale, va tenuto sempre in considerazione. Memorabili le dichiarazioni e gli scritti di Sturzo e di Einaudi su liberismo e liberalismo. Essi, pur contrastando le teorie stataliste, sostenevano che se imprese economiche avessero chiesto sostegno allo Stato questi aveva il dovere di intervenire. Non dico per le pay-tv, ma per i settori che riguardano i servizi come la telefonia e le telecomunicazioni in genere bisogna valutare la ricaduta sociale. Oggi si può constatare con dati di fatto che da quando siamo entrati nell’era della globalizzazione il capitalismo selvaggio sta dettando le sue regole senza ostacoli, come nel caso delle tariffe della telefonia a 28 giorni, nonostante le diffide del governo e dell’Autorità per le comunicazioni. Un duro e lungo braccio di ferro i cui esiti si spera siano favorevoli alla vasta utenza nel campo della telefonia e delle comunicazioni in genere. Si attendono interventi decisi del governo, non più rinviabili.
Approvata l’ennesima legge elettorale, i cosiddetti partiti si avviano a celebrare le elezioni per il rinnovo del Parlamento. È la prima volta che il voto degli elettori è anonimo: si sbarra un simbolo senza sapere chi riceverà quel voto in termini fisici. Si eleggeranno dei singoli, ignorando orientamento ideale, culturale, politico e di governo. Si torna al trasformismo giolittiano, quando lo statista piemontese faceva e disfaceva governi nella sua accogliente sede a Monte Citorio, dove ascoltava le richieste di prebende di singoli parlamentari in cambio del voto favorevole al governo. Finita nel 1993 l’epoca dei governi di centro-sinistra, rigorosamente col trattino, a guida Democrazia Cristiana, si è passati successivamente agli esecutivi di centrodestra e di centrosinistra, senza trattino, come se le due coalizioni fossero due soli partiti. Si tenta surrettiziamente di trasformare il bipolarismo in bipartitismo, sempre evocato e mai realizzato. La Repubblica è nata coi partiti e si è retta sui partiti, fino all’entrata in vigore della legge elettorale, distrutto il proporzionale con le preferenze, chiamata “mattarellum”, causa prima del disordine politico e istituzionale in Italia. Si spera che con la prossima legislatura ci siano parlamentari acuti e illuminati che sappiano riscrivere con ordine le nuove norme per eleggere deputati e senatori, con consenso chiaro, concreto e non fittizio.