“Se abbiamo cinque kalashnikov e tre granate, quante armi abbiamo in totale?”. Non è un film, è una lezione di aritmetica nelle “scuole” che i jihadisti dell’Isis hanno organizzato per i loro bambini. La caduta di Raqqa, la sconfitta militare sul terreno che sta disperdendo migliaia di estremisti e un’enorme quantità di potenziali terroristi e la possibilità che i foreign fighter tornino nelle nazioni di provenienza fa emergere un dramma di cui si è parlato troppo poco negli ultimi anni, quello dei bambini figli di jihadisti o rapiti perché diventino soldati. Migliaia di bambini, sottoposti fin dalla più tenera età a un lavaggio del cervello, il cui futuro è un’incognita.
Un’accurata fotografia del fenomeno, con dati e testimonianze, è contenuta nell’e-book scritto dal giornalista Maurizio Piccirilli (Cuccioli del jihad, edito da e-letta, 4,90 euro su Amazon). Secondo Save the children, dopo tre anni di vita con l’Isis i bambini mostrano gravi danni psicologici e il percorso di recupero è lungo e molto difficile. La manipolazione psicologica non riguarda solo il Califfato, ma anche altre organizzazioni terroristiche o altri territori come quello afghano: la milizia sciita Hashd al Shaabi, per esempio, ha addestrato militarmente almeno 280 minori facendo combattere dei quindicenni. Cifre peggiori sono contenute in vari rapporti: l’Isis avrebbe “reclutato” almeno 400 figli di combattenti stranieri e ne avrebbe sottratti 1.500 alle loro famiglie, secondo la missione Onu in Iraq invece il Califfato avrebbe rapito 900 bambini tra i 9 e i 15 anni e comunque l’Osservatorio siriano dei diritti umani indica in oltre 2mila i bambini reclutati dal gennaio 2015. Dunque, osserva Piccirilli, si prospetta una nuova emergenza per l’Occidente perché in futuro questi ragazzi potrebbero non cercare alternative al martirio.
Che scuola è quella dell’Isis? “Una scuola – scrive Piccirilli – in cui i volti umani vengono cancellati dai libri di testo, in cui le armi e la guerra sono onnipresenti, una scuola in cui sono invitati gli studenti di prima elementare a capire la differenza tra un toro e un cervo e tra due mitragliatrici, con o senza caricatore”. Le Monde ha trovato un manuale per le elementari nel quale le figure per imparare a contare non sono solo papere e mele, ma anche kalashnikov, spade e aerei da caccia. E così diventa normale che le crocifissioni di omosessuali o di traditori siano considerate uno spettacolo da offrire ai ragazzini in gita scolastica. Non a tutti i bambini è riservata la stessa sorte: se i figli dei combattenti sono destinati a loro volta a combattere, i bambini resi schiavi come i cristiani o yazidi sono costretti a diventare kamikaze e i loro giubbotti sono fatti esplodere con un timer o con comandi a distanza per evitare ripensamenti.
Giovanissimi comprati al mercato degli schiavi con prezzi diversi a seconda dell’età, bambine stuprate perché così (sostengono gli estremisti) prescrive la religione, un manuale destinato alle mamme con le regole da seguire per il giusto indottrinamento della prole: solo immagini di guerra, meglio i siti dedicati all’integralismo islamico e attività “utili” come arti marziali, tiro al bersaglio, orienteering, corsi di guida di veicoli diversi. Le conseguenze, secondo l’organizzazione Nowhere to Go, stanno in queste cifre: in Iraq dal 2014 sono stati uccisi 1.075 bambini, 255 nei primi sei mesi del 2017 e oltre 4.650 sono stati separati dalle famiglie. Programmi di riabilitazione sono stati avviati in alcuni Paesi tra mille difficoltà e per il futuro anche l’Ue vorrebbe creare un coordinamento. Tutto ciò sollecita ad agire per prevenire e il saggio di Piccirilli si chiude con la legge sulla deradicalizzazione di Andrea Manciulli e Stefano Dambruoso: l’Italia è un’eccellenza nell’antiterrorismo, ma deve guardare al futuro conoscendo meglio se stessa e preparando meglio determinate categorie di professionisti in tanti ambiti. Non ci sono “cuccioli” nelle nostre periferie e non ci saranno purché certi ambienti vengano depurati per tempo.