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Energia, ecco che cosa frena (davvero) le liberalizzazioni. Report Nomisma

A dieci anni dalle lenzuolate di Bersani, era il periodo a cavallo tra il 2006 e il 2007, le liberalizzazioni, come quella del mercato energetico (qui un focus di Formiche.net) procedono ancora col freno a mano tirato. La prova è nello studio di Nomisma-Energia, presentato questa mattina presso l’hotel Nazionale di Roma, a due passi da Montecitorio, dal presidente Davide Tabarelli (nella foto). Poco più di 100 pagine per spiegare come l’Italia proceda a passo di lumaca verso una vera apertura del mercato energetico. Ma, e qui sta la novità, non è la sola.

LA SINDROME DEL 62

C’è un mix micidiale all’origine della difficoltà nel portare avanti un processo di apertura che raggiungerà, almeno sulla carta, il suo apice il prossimo primo luglio, quando cadrà definitivamente il muro del mercato energetico tutelato, le cui tariffe sono decise dell’Autorità dell’energia. Per spiegare per esempio la resistenza degli italiani nell’affidarsi ad altri operatori alternativi a quelli tradizionali (Enel), Nomisma risale al 1962, anno della nazionalizzazione dell’energia elettrica e della nascita dell’Enel. “L’attuale assetto del mercato risente ancora della decisione del 1962 di nazionalizzare l’industria elettrica, con la creazione di un monopolista statale e delle municipalizzate, che per milioni di clienti sono diventati sinonimo di servizio elettrico di cui hanno ancora piena fiducia e da cui non vogliono staccarsi”, si legge tra le prima pagine dello studio.

UN PROBLEMA DI FIDUCIA

Ma se ad oggi, a 18 anni dall’inizio del processo di apertura del mercato elettrico (1999), ancora il 70% dei cittadini fatica a rivolgersi ad altri operatori, ci deve essere qualche altro motivo. E in effetti c’è. Per esempio, “la complessità delle bollette, la fiducia del fornitore storico e la scarsa incidenza dello sconto sul prezzo finale: una stima sulla complessità pone le bollette di elettricità e gas di gran lunga al primo posto per difficoltà di comprensione, rispetto a quelle di altri servizi”, scrive Nomisma.

POCA INFORMAZIONE E BOLLETTE ROMPICAPO

E questo impedisce di mettere a fuoco eventuali risparmi in bolletta. Il report parla in tal proposito di “9 minuti” per leggere una bolletta ma anche “6 ore” per comprenderla. Ancora, vista la complessità della materia, c’è poca informazione verso i clienti mentre servirebbe “un ruolo più attivo delle associazioni dei consumatori, che dovrebbero costituire gruppi di acquisto, col sostegno della legislazione, come previsto già dalle prime disposizioni”.

LE PROPOSTE

Non ci sono molte strade secondo Nomisma per abbracciare in pieno i benefici delle liberalizzazioni, energetica in primis. Nell’attesa che il mercato tutelato vada definitivamente in soffitta, sono fondamentalmente gli utenti che debbono darsi da fare per trovare l’operatore più adatto alle proprie esigenze. Consultando portali e comparatori ufficiali e ben regolamentati “quali il Trova Offerte, la Tutela Simile, l’offerta Placet, il Sistema Informativo Integrato dell’Acquirente Unica e i contatori intelligenti”.

I CONTATORI INTELLIGENTI

Al dibattito è intervenuto anche Ignazio Abrignani, deputato ex Forza Italia, ora in Ala, membro alla commissione Attività Produttive. “Oggi credo che il primo passo sia quello di portare a termine l’operazione dei contatori intelligenti”, cioè l’installazione di apparecchi in grado di mostrare nel dettaglio consumi e risparmi, suggerendo piani di risparmio.

COME SI E’ MOSSA L’EUROPA

E pensare che l’Italia non è per la verità un caso isolato. In tutta Europa il passaggio al mercato libero è stato ed è lento, sia per l’elettricità che per altri servizi. Il caso della Gran Bretagna è quello più interessante in quanto, a quasi 30 anni dalle liberalizzazioni, i clienti manifestano forte resistenza ad abbandonare il fornitore abituale. Nel caso francese, dove sono state fatte aste per clienti non domestici, emergono problemi simili all’Italia, con alta quota nel mercato regolato occupato dal fornitore storico. In Germania, il settore della vendita, libero fin dal 1998, di fatto è controllato dalle storiche municipalizzate, integrate peraltro con le loro attività di distribuzione, che praticano prezzi più alti di quelli dei nuovi entranti.

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