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Ecco chi ha scaldato i cuori del Festival dell’Unità di Roma (e chi no)

Il nuovo corso del Pd romano – reduce da oltre due anni di commissariamento – passa anche dal Festival dell’Unità, che nella capitale si è concluso ieri con la visita di Paolo Gentiloni. Un mese di incontri, dibattiti, presentazioni, concerti e spettacoli che ha fatto registrare un successo di pubblico – dicono gli organizzatori – di sicuro superiore a quello ottenuto dall’altra principale iniziativa organizzata dal partito a Imola. Il segnale che a Roma i democratici hanno davvero cominciato a mettersi alle spalle la crisi innescata da Mafia Capitale prima e dalle dimissioni di Ignazio Marino dopo, si dice nel Pd capitolino.

L’APPLAUSOMETRO

In un certo senso la festa è servita anche a mappare il gradimento dei simpatizzanti e degli iscritti romani nei confronti dei vari leader nazionali del partito che hanno preso parte agli eventi organizzati all’Ex Mattatoio di Testaccio, lo storico quartiere di Roma il cui cuore, tradizionalmente, batte a sinistra. C’è infatti chi ha incassato il tutto esaurito con una partecipazione da mille persone o giù di lì, ma anche chi non è andato bene con una presenza di pubblico al di sotto delle aspettative o, in alcuni casi, a dir poco esigua. Un successo (o insuccesso) determinato inevitabilmente dal grado di riconoscibilità dell’ospite di turno e pure dal suo radicamento territoriale.

I PROMOSSI

Non è un caso, d’altronde, che a sbancare più di tutti sia stato proprio il segretario del Partito democratico Matteo Renzi intervistato dal direttore del Messaggero Virman Cusenza. Bene anche la coppia formata da Nicola Zingaretti e Giuliano Pisapia (qui le foto del dibattito a cui hanno preso parte) ad ascoltare i quali si è presentato un pubblico parzialmente diverso da quello che tipicamente ha preso parte alle iniziative del Festival dell’Unità: molto meno renziano verrebbe da dire, a dimostrazione di quanto sia alto l’interesse nei confronti del tentativo dell’ex sindaco di Milano, la cui mission – secondo molti impossibile – è appunto quella di creare un ponte tra i democratici e le tante sigle che sono nate alla loro sinistra. Senza contare, peraltro, che Zingaretti giocava praticamente in casa, in virtù del suo ruolo di governatore della Regione Lazio e anche di esponente politico tradizionalmente radicato a Roma.

IL RITORNO A CASA DI RUTELLI

Tra gli eventi di maggiore successo anche quello che qualche giorno fa ha visto protagonista Francesco Rutelli (nella foto insieme al segretario romano del Pd Andrea Casu) intervistato da Giovanni Floris: l’appuntamento ha segnato, di fatto, la definitiva riappacificazione di Rutelli con il Partito democratico, dal quale – dopo averlo fondato nel 2007 in qualità di leader de La Margherita – uscì nel 2009 in polemica con la svolta o, meglio, la deriva a sinistra impressa dalla segreteria di Pierluigi Bersani. Una serata dunque dal valore politico e anche simbolico: l’ex sindaco di Roma ha visitato gli stand, salutato i militanti e chiacchierato a lungo con i principali rappresentanti non solo romani del Pd. La dimostrazione che il suo ritorno a casa è ormai (quasi) definitivo.

LE DELUSIONI

Non solo successi, però. Nel senso che ci sono stati anche alcuni appuntamenti – non molti, per la verità – che hanno fatto registrare un’affluenza non così ampia. O, comunque, al di sotto delle attese. E’ successo, ad esempio, con il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, con il responsabile della comunicazione del Pd Matteo Richetti e, a sorpresa, pure con Maria Elena Boschi. Molto peggio è andata invece ad altri due dirigenti di partito dal ruolo importantissimo ma poco noti al grande pubblico: si tratta dei capigruppo di Camera e Senato – Ettore Rosato e Luigi Zanda – ai cui dibattiti non erano presenti più di 50 o 60 persone.

LA SODDISFAZIONE DI CASU

Siamo molto soddisfatti, perché siamo riusciti a creare una città nella città con l’obiettivo di costruire tutta un’altra Roma“, ha commentato il renzianissmo Andrea Casu, segretario del Pd romano dallo scorso giugno. Il quale si è occupato di organizzare il Festival dell’Unità insieme soprattutto al Responsabile città metropolitane della segreteria nazionale del Pd Luciano Nobili che, dopo gli anni di impegno nella Capitale, potrebbe correre per un seggio alla Camera in occasione delle prossime elezioni politiche. “Il Pd riparte aprendo le porte ai cittadini“, ha spiegato ancora Casu, ieri, in occasione dell’ultima giornata del Festival, a cui ha partecipato pure Gentiloni: “Il nostro partito deve tornare a pensare in grande a Roma, per consentire alla città di superare la crisi che sta vivendo“. Anche per questo il segretario romano ha confermato a Formiche.net l’idea di fare un’opposizione costruttiva – ma netta – all’amministrazione pentastellata di Virginia Raggi: “Dal festival sono emerse tante proposte – dal tema della partecipazione a quello della trasparenza fino al futuro del trasporto pubblico locale e la questione ambientale – che avanzeremo al Campidoglio. Siamo un partito vero, in carne ossa, in grado di mobilitare gli iscritti, i simpatizzanti e i cittadini: non abbiamo paura di confrontarci con il movimento del blog“.



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