Il gasolio veniva rubato dai miliziani – forse dell’Isis -, scortato fino ai porti libici, caricato sulle navi per poi finire sul mercato europeo. La procura di Catania, coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro (nella foto) ha scoperto un traffico illegale che coinvolge anche il gruppo italiano MaxCom. Fra gli arrestati figura Marco Porta, amministratore delegato della MaxCom Bunker spa. In manette sono finiti anche il capo-milizia libico Fahmi Mousa Saleem Ben Khalifa, il catanese Nicola Orazio Romeo, che secondo alcuni collaboratori di giustizia sarebbe legato alla famiglia mafiosa degli Ercolano, e i maltesi Darren e Gordon Debono.
COME FUNZIONAVA TRAFFICO DI GASOLIO
Le indagini, durate più di un anno, hanno permesso di ricostruire come era gestito il traffico illegale. I miliziani prelevavano il gasolio destinato alle navi dalla raffineria di Zawyia, non lontano da Tripoli. Poi lo trasportavano verso i porti della zona controllata da Ben Khalifa, detto “il Malem” (il capo). Qui il gasolio veniva trasferito su pescherecci modificati in navi cisterna. Una volta giunti a Malta, veniva riversato su navi di società che lì hanno sede legale, per poi dirigersi verso Italia, per la precisione nei depositi della MaxCom ad Augusta, Civitavecchia e Venezia, dove veniva ulteriormente raffinato per renderlo utilizzabile per le auto. Veniva poi distribuito tramite alcune “società cartiere” siciliane, evadendo l’Iva, sul mercato italiano, ma anche francese e spagnolo. Il procuratore Zuccaro non ha escluso che i proventi abbiano potuto finanziare anche l’Isis.
COS’È IL GRUPPO MAXCOM
Al centro delle vicenda c’è il gruppo MaxCom. MaxCom Bunker, di cui Marco Porta è amministratore delegato, è controllata al 100% da MaxCom Petroli, a sua volta controllata al 100% da Fin Go & Fuel spa. Porta, peraltro, a partire dallo scorso 13 luglio è anche amministratore delegato di Fin Go.
L’ad di MaxCom Petroli, invece, è Emanuele Jacorossi. Proprio alla famiglia Jacorossi, una potenza romana nel settore dell’energia, fa riferimento la controllante, Fin Go & Fuel. Nel suo cda siedono infatti Chiara, Marta e Giancarlo Jacorossi, quest’ultimo fratello di Angelo, che negli anni ’80, prima del naufragio della sua azienda, veniva definito dalla stampa “lo zar romano dell’energia”. Oltre agli Jacorossi, nel cda di Fin Go & Fuel siedono anche Daniela Parmegiani e il libico Yousef Mohamed Taher. I soci di Fin Go sono Giancarlo, Daniele, Emanuele, Marta, Chiara e Cristiana Jacorossi. La società, che ha 3,5 milioni di capitale sociale, nel 2016 ha chiuso con un utile di 455.307 euro.
Invece MaxCom Bunker il braccio operativo della finanziaria degli Jacorossi, ha un capitale sociale di 5 milioni e ha chiuso il 2016 con un utile di esercizio pari a 1 milione e 725mila euro.
Infine c’è MaxCom Petroli: ha capitale sociale di 4 milioni 170mila euro e nel 2016 ha fatto un utile di 6 milioni e 269mila euro. Dalla relazione allegata all’ultimo bilancio, si evince inoltre che nel 2016 i suoi soci, (cioè la sola Fin Go & Fuel), hanno beneficiato della distribuzione di un dividendo di 30 milioni di euro, derivanti in massima parte da utili riportati a nuovo (cioè facenti parte del patrimonio dell’impresa). Tale distribuzione, si legge sempre nella relazione, deriva anche dalla previsione di incasso da parte MaxCom Petroli, in seguito alla “cessione del 60% di MaxCom Bunker, Delta Energy e Anapo (altre due controllate del gruppo, ndr)”
Dal verbale di assemblea di Fin Go & Fuel, allegato al bilancio 2016, si legge che il bilancio consolidato del gruppo, cioè quello dell’insieme delle società controllate, presenta un utile di 8 milioni e 170 mila euro.
LE FORNITURE PER LA DIFESA
Il gruppo figura fra i fornitori del Ministero della Difesa, in particolare attraverso MaxCom Petroli. La società nel 2013 si è aggiudicata un contratto da 6 milioni di euro per la fornitura di carburante per la base aeronautica di Ciampino. Circa un anno fa, il 26 ottobre 2016, la stessa società ha ottenuto il servizio di approvvigionamento di combustibile navale distillato per le unità navali della Marina Militare. Importo del servizio: 2 milioni di euro più un altro milione di incremento opzionale (a pagina 68 di questo numero della Gazzetta Ufficiale),