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Vi dico quale governo auspico in Germania. Parla Pöttering

“Sono veramente triste quando penso alla situazione della Catalogna in Spagna”. Non nasconde la sua delusione Hans-Gert Pöttering (nella foto), parlamentare di lungo corso a Bruxelles per la Cdu, ex presidente del Parlamento Europeo, oggi a capo della Fondazione Konrad Adenauer e ospite ieri all’incontro all’Istituto Sturzo dal titolo “Quale spazio per l’Europa oggi” moderato dal direttore del Centro Studi Americani, Paolo Messa. Pöttering – in una conversazione con Formiche.net – si dice preoccupato su quanto accaduto alle elezioni tedesche e sui recenti subbugli in Catalogna.

Spezza una lancia a favore dello spagnolo Mariano Rajoy, da molti anni suo collega nel Partito popolare europeo (PPE). “Una persona di grande esperienza, che certamente conosce la situazione più di tutti. Nessuno poteva prevedere come si sarebbero evoluti i rapporti fra il governo centrale e Barcellona nelle scorse settimane”.

L’invito al capo del governo, così come a Puidgemont, è per un dialogo faccia a faccia: “La cosa più importante in questo momento è parlarsi. Io non sono nella posizione di dare consigli, conosco la situazione legale e la questione costituzionale spagnola che è di vitale importanza, ma allo stesso tempo conosco le emozioni di una parte della società della Catalogna, che non è la maggioranza”.

Ma la ricetta che deve guidare il dialogo, sia fra gli Stati membri dell’UE che fra le minoranze etniche di uno Stato, è una sola: diversità nell’unità. “La Spagna è uno Stato unico, e la gente della Catalogna appartiene allo Stato spagnolo” chiosa Pöttering, “Ci possono essere più nazioni in uno stato, basta guardare al Regno Unito: gli scozzesi si considerano una nazione a parte, e così i britannici e i gallesi. Ma se non ci si mette intorno a un tavolo non si troverà una soluzione”.

La linea è dunque in perfetta sintonia con il comunicato del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, con cui Bruxelles ha dato un forte segnale di endorsement a Madrid. “Tusk è un mio amico, lo conosco da molti anni, e so che le sue dichiarazioni sono sempre basate sui principi dell’Unione”.

Non meno cocente per Pöttering è il capitolo appena chiuso delle elezioni politiche tedesche. Colonna portante per decenni del Ppe e della Cdu, gioisce per il nuovo mandato di Angela Merkel, ma non fa mistero della sorpresa per l’exploit dei nazionalisti di AfD. “C’è stato uno sviluppo deplorevole dei populisti di destra” spiega l’ex presidente dell’Europarlamento conversando con Paolo Messa, “personaggi poco raccomandabili, che hanno preso molti elettori dalla Cdu, dalla Spd e da Linke. È nostro compito riportarli dalla nostra parte”.

Bene invece l’aumento dei consensi ai liberali, che con ogni probabilità entreranno nel nuovo governo nella coalizione “Jamaica” assieme ai cristiano-democratici e ai verdi. Così come Pöttering accoglie con favore “il fatto che la Spd di Schulz diventi un’opposizione forte, sarebbe negativo se entrasse in una grande coalizione”.

Un vuoto pesante nel nuovo esecutivo sarà lasciato invece dall’uscita di Wolfgang Schäuble. Fuori dal nuovo governo, ma non dalla scena politica, rassicura il tedesco: “è il presidente del gruppo al Bundestag, rimarrà nella presidenza della Cdu, e di certo resterà in stretto contatto con Angela Merkel”.

Perché l’estrema destra ha fatto man bassa di voti anche nell’elettorato tradizionale della Cdu? “Ci sono molte persone che credono che in Germania ci siano troppi stranieri. Il paradosso è che questo sentimento è comune fra la gente che non accoglie rifugiati e immigrati, come in Sassonia. Se sapessero cosa hanno dovuto passare, probabilmente li comprenderebbero di più”, risponde Pöttering.

Il risentimento per le politiche di accoglienza non basta però a spiegare l’ascesa della destra: “Ci sono persone che temono per i propri salari, anche se al momento i salari vanno bene. Uomini e donne che credono di soffrire a causa della globalizzazione, e che sono stati lasciati soli”. Paure cui, secondo il presidente della Konrad Adenauer, Emmanuel Macron ha saputo dare in Francia una risposta concreta, “un presidente francese che è un convinto europeista e che vuole prendere il controllo dell’UE”.

Non tutte le idee macroniane per riformare Bruxelles convincono la Cdu: “Sono a favore di un fondo monetario europeo, per aiutare i paesi nelle riforme e costringerli a mantenere stabilità”, puntualizza durante il convegno Pöttering, che sposa la linea Schäuble sugli eurobond, perché contrario a mantenere gli stessi interessi per tutti i Paesi. Quanto alla proposta di un ministro delle Finanze europeo il democristiano rimane scettico: “Non sarebbe nulla di nuovo né cambierebbe le carte in gioco per i singoli governi, che possono gestire i loro bilanci nel modo che ritengono più corretto”.

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