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Immigrati? Vi racconto cosa succede a Roma, in via Veneto

Scena: via Veneto, il cuore di Roma; protagonista: un ragazzo di colore; comparse: i passanti, un po’ sorpresi. Sono sorpresi perché alle 9 di mattina, sul largo marciapiede di fronte a quello che era il Café de Paris, vedono un giovane immigrato che spazza il marciapiede e accantona diligentemente foglie e rifiuti. Per un momento si può pensare che lavori per uno dei negozi che affacciano sulla strada, ma sono ancora chiusi ed è evidente, invece, che pulisce per attirare l’attenzione e ottenere un po’ di soldi in più. Che infatti arrivano.

Il ragazzo si prende qualche pausa, anche perché gli conviene presidiare quel pezzo e non andare su e giù, ma non c’è dubbio che il marciapiede sia pulito e che lui stia svolgendo un servizio utile alla comunità. Durante una di queste pause si siede vicino a un albero giocando col telefonino: il suo italiano è quasi nullo, ma con qualche parola di inglese conferma che non lo paga nessuno e che è una sua iniziativa. Un’iniziativa intelligente, anzi geniale.

Ha capito che l’italiano medio ha una crescente insofferenza nei confronti di chi s’incontra all’angolo delle strade, spesso in condizioni inaccettabili in una nazione civile, oppure che ciondola senza fare nulla nei pressi dei centri di accoglienza. Formiche.net ha già espresso in passato dubbi sulla norma del decreto Minniti sull’immigrazione che prevede il lavoro solo su base volontaria da parte delle persone salvate in mare e assistite in attesa che venga definita la loro posizione. Se invece dovessero dare una mano alle amministrazioni comunali che li ospitano con lavori semplici, ma importantissimi, come la pulizia di strade, aiuole o marciapiedi, si otterrebbero tre vantaggi: gli immigrati saprebbero come trascorrere le giornate, le città avrebbero piccoli vantaggi, la percezione della gente comune migliorerebbe.

La realtà è diversa. Così quel ragazzo ha avuto un’idea che su via Veneto gli ha portato più monete del solito. I mucchietti di rifiuti accantonati ordinatamente sono rimasti lì, ovviamente. Tanto c’è l’Ama.

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