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Kaspersky, la Russia, Israele e gli Stati Uniti. Che cosa è successo?

cyber

La scorsa settimana il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo in cui scriveva che le credenziali d’accesso a documenti riservati dell’Nsa (la National Security Agency americana) erano stati sottratti dal computer di un dipendente attraverso una porta virtuale lasciata aperta dall’antivirus Kaspersky. Secondo uno scoop uscito in quegli stessi giorni sul New York Times, l’intelligence israeliana avrebbe avvertito gli Stati Uniti che la Russia sta usando i prodotti della nota azienda di antivirus Kaspersky Lab per attività di spionaggio in America. È il tassello conclusivo della storia iniziata a luglio, quando l’agenzia che si occupa di acquisti per la pubblica amministrazione americana, compresa l’ala militare, ha tagliato dalla lista-fornitori la ditta russa, proseguita poi il 13 settembre con il governo che ha dato ordine a tutti gli uffici di eliminare l’antivirus dai propri computer. La vicenda è emersa a maggio di quest’anno, quando la senatrice democratica dal New Hampshire Jeanne Shaheen

IL LINK ISRAELE-USA

I prodotti di Kaspersky, secondo le info che il sistema di cyber-security israeliano avrebbe raccolto, come tutti gli anti-virus accedono a tutto quel che c’è dentro al computer in cui sono inseriti, ma grazie a un programma speciale potrebbero dare una chiave d’accesso alle intelligence russe. Sarebbe ovviamente una componente segreta del software, che Gerusalemme potrebbe benissimo aver scoperto, perché il sistema di contrasto del cyberwarfare voluto dal governo Netanyahu è all’avanguardia da anni. Informazione in più sulla condivisioni di informazioni: a luglio, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente americano, Tom Bossert, era a Tel Aviv alla Cyber Week 2017 a presentare il nuovo piano di lavoro congiunto con gli Stati uniti.

UN COLPO (UN ALTRO) ALL’APERTURA TRUMPIANA

Nel mondo Kaspersky Lab ha 400 milioni di utenti, e il 60 per cento dei clienti sono tra Europa e Stati Uniti (indovinate chi forniva l’antivirus ai computer della US Navy, della US Air Force e del Pentagono?). Al di là del contraccolpo commerciale – i russi da tempo dicono che tutte queste denunce americana sono in realtà frutto di un piano protezionistico per affondare sul mercato, attraverso un un gioco sporco, i contender del Made in Usa – c’è quello politico. Nonostante il presidente Donald Trump annunciasse in campagna elettorale la volontà di avvicinarsi e aprirsi alla Russia, questo è un altra vicenda che allontana Washington da Mosca (e viceversa), segnando quello che in molti hanno definito all’opposto dei claim politici di Trump il peggior momento delle relazioni tra i due paesi dopo la Guerra Fredda.

PROVE CONTRO INTELLIGENCE

A questo punto gli scettici chiedono che il governo americano fornisca prove concrete, ma è impossibile perché si tratta di informazioni di intelligence altamente riservate. Peraltro, stando a quanto scrive il Nyt, fornite a Washington da un governo alleato. La mente va a un precedente: quando Trump, voglioso di mostrarsi honest borker ai russi, spifferò all’ambasciatore negli Stati Uniti e al ministro degli Esteri di Mosca in visita nello Studio Ovale, che la Cia era al corrente di un piano dello Stato islamico per far saltare in aria un areo attraverso una bomba inserita in un laptop. Quell’informazione si scoprì dopo che l’aveva passata a Langley proprio l’intelligence israeliana, che con un’altra missione cyber molto sofisticata era riuscita a inserirsi tra i computer dei terroristi in Siria e a scoprire il piano diabolico (sulla base di quelle informazioni fu alzato il divieto di trasporto di device a bordo dei velivoli di linea).



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