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In Corea del Sud affiora un sottomarino americano in grado di tagliare la testa a Kim

Da diversi mesi circolano notizie a proposito di un piano per tagliare la testa alla satrapia nordcoreana uccidendo il presidente dittatore Kim Jong-un. Si tratterebbe di una killing mission militare, molto simile, per esempio, a quella che nel 2011 ha portato all’eliminazione di Osama bin Laden all’interno dell’iper protetto compound di Abbotabad. Complicazione in più: la Corea del Nord ha un esercito molto più potente e strutturato (con più mezzi, migliori tecnologie, più persone) di quello a disposizione dei qaedisti in Pakistan.

L’ASSASINATION-OP

Dice la storia: a compiere la missione potrebbe essere un gruppo sceltissimo, misto tra incursori americani e una speciale assassination-squad dell’esercito sudcoreano che proprio gli americani hanno aiutato selezionare. Questa narrazione è verosimile, certo, ma ovviamente è priva di fondamenti reali in quanto anche eventualmente fosse, sarebbe completamente coperta dal massimo segreto militare. Ovvia la sensibilità, non solo in termini operativi e nei confronti degli avversari, ma anche verso i vari attori (due su tutti: Cina e Russia) che si muovono nel palcoscenico della crisi coreana.

INDIZI GENERALI…

Uno dei punti forti su cui si basa è la presenza intermittente in Corea del Sud del Devgru, il gruppo dei Navy Seals americani più noto col nomignolo “Team Six”, che è proprio quello che ha ucciso Bin Laden. Come mai questo manipolo di soldati scelti, professionisti di missioni impossibili, si trova là? Visite di routine, è la spiegazione semi-ufficiale, visto che il Pentagono non dà mai conferme sugli spostamenti dei team delle forze speciali – più difficile smentire invece la presenza di 171 metri di sommergibile. Training ai sudcoreani, supervisione per l’operazione che sarà, preparativi, dicono quelli che cercano prove a sostegno della decapitazione.

… E UNO PIÙ SPECIFICO

Eccone una di questi giorni: il sottomarino US Michigan – classe Ohio, tra i più tecnologici a disposizione dell’arsenale americano, SSGN, ossia capace di lanciare missili guidati a testata nucleare, e a bordo ha 150 Tomahawk – ha fatto capolino al porto sudcoreano di Busan (zona metropolitana di Seul). Sul deck, ben visibili (in foto cerchiati in rosso) i due silos che contengono dei mini sommergibili che possono trasportare i team di forze speciali imbarcati (può portare fino a sessantasei commandos).

michigan

UN ALTRO MESSAGGIO DI DETERRENZA?

Non è chiaro quanto dietro a queste immagini ci sia una pianificazione, ossia quanto Washington voglia usare le apparizioni a pelo d’acqua del mostro marino come messaggio rivolto a Pyongyang: siamo qui, ti osserviamo. D’altronde molta della strategia di contrasto impostata dall’attuale Casa Bianca come arma di contenimento al Nord è fatta di azioni per deterrenza. Pensate per esempio ai voli mediatici dei bombardieri strategici nucleari a un passo dal confine tra le due Coree. Ancora: venerdì scorso, riportava l’agenzia sudcoreana Yonhap News, caccia di Quinta generazione americani F-22 Raptor (i più tecnologici dell’Air Force) hanno tenuto quindici minuti di volo dimostrativo dopo essere decollati da una base di Seul, dove sono stati spostati dall’Alaska per l’International Aerospace and Defense Exhibition (ADEX) 2017.

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Oppure quando il presidente Donald Trump promette “fuoco e furia” su Kim, il “Rocket Man” (nomignolo rispolverato dal Prez per il dittatore), ben consapevole comunque che azioni ampie si porterebbero dietro le tragiche rappresaglie nordcoreane sul Sud.

QUANTO SA PYONGYANG?

Qualche giorno fa un deputato ha parlato pubblicamente al parlamento di Seul accusando la Corea del Nord di essere penetrata nei computer della Difesa sudcoreana (lo avrebbe fatto tramite un antivirus, e sembra spin-off della telenovela Kaspersky Lab) sottraendo importanti informazioni militari. Tra queste pare ci fossero dati, non è chiaro quanto approfonditi, sull’operazione Osan 5015, che secondo le informazioni che in questi anni sono arrivate ai giornali è il nome in codice della missione per uccidere Kim. Ovviamente Washington ha smentito tutto, ma il Michigan è a Busan per almeno la seconda volta quest’anno.

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