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La Dc, i dc e i fiumi carsici

flussi migratori

Come i fiumi carsici, fenomeni naturali che si presentano a intermittenza nella zona del Carso triestino, così i democristiani della storica DC, a fasi alterne, rilanciano un possibile modo di ritrovarsi insieme per un nuovo cominciamento come partito. Alla Domus Mariae a Roma il 29 settembre scorso tanti dc si sono riuniti per confrontarsi su questo obiettivo. Idea alta e nobile che se si realizzasse riscuoterebbe nel concreto molti più consensi di qualche insignificante partito oggi sulla scena. Il fine non è la testimonianza o l’esistenza in vita di una nobile e storica tradizione politica, ma qualcosa di più: nelle intenzioni dei protagonisti si tenta di recuperare credibilità alla politica, evitando di farla diventare comica e ridicola, addirittura ancella servile di poteri economici e lobbies varie. Decadenza mortificante di cui dovrebbero farsi carico tutti: maggioranza e opposizione.

Gli esempi, sia a sinistra che a destra, non mancano. Sconcertante è il fare e disfare di queste ore della sinistra che non riesce a venire a capo di una soluzione concreta, vera che la proietti definitivamente verso nuovi orizzonti politici e forse di governo. Non meglio si può dire del campo berlusconiano coi vari satelliti, che per il momento sono anch’essi alla ricerca della stella cometa che gli indichi la giusta collocazione nel nuovo firmamento politico. E come considerare il M5S? Movimento politico che predica l’attuazione della democrazia diretta che diretta alla fine non è perché decide tutto una ristrettissima oligarchia. Il Pd tra tutti è al suo posto: fermo, inattivo, spaesato, privo di orizzonti, pensieroso sulla nuova legge elettorale, che non vedrà la luce fino alla fine dell’attuale legislatura. Si spera nella prossima.

In questo quadro politico caratterizzato da confusione, frammentazione, inconsistenza culturale e di pensiero è normale, anzi, doveroso che vecchi e storici protagonisti della nostra vita pubblica, preoccupati del nulla della politica attuale, assumano l’iniziativa di rinnovare una esperienza, che comunque ha portato negli anni dal 1948 al 1992 l’Italia ad essere tra le prime sette potenze del pianeta. Consapevoli dei positivi risultati di governo raggiunti e delle coerenti politiche di crescita e sviluppo adottate negli anni degli esecutivi a guida democristiana, esponenti di quella stagione aspirano a rilanciarne cultura, politica, ideali, organizzazione e programma. È vero che non è possibile riportare indietro l’orologio della storia, ma recuperando principi, valori, precetti, tensione etica e ideale c’è fiducia che la politica possa cambiare verso, riacquistando prestigio e dignità. Sono trascorsi cinque lustri, tutti contraddistinti da una perdurante crisi socio-economica che ha prodotto grosse difficoltà alle famiglie normali, soprattutto ai ceti medio-bassi, che tuttora incontrano ostacoli sul sereno prosieguo della loro esistenza. Si sono alternati governi politici, tecnici, di strette e larghe intese sempre e solo funzionali a far apparire l’Italia partner affidabile nell’Unione Europea.

Le leggi di bilancio statale però sono costate, in senso letterale, lacrime e sangue al popolo italiano. Non un solo, dico uno e uno solo, provvedimento legislativo che mitigasse le sofferenze dei cittadini italiani. Politiche economiche, finanziarie, fiscali, sanitarie, sociali, dei trasporti, scolastiche, universitarie tutte materie che hanno impegnato il parlamento nell’approvazione di provvedimenti finalizzati a rastrellare denaro dalle buste-paga di dipendenti e pensionati. Un tale clima di malcontento non può durare in eterno, prima o poi ci si potrebbe trovare in qualche trappola, da cui poi è difficile venirne fuori.

E allora, l’italiano responsabile, di fronte al nulla, dovrebbe apprezzare e seguire il tentativo dei tanti democristiani che il 29 settembre scorso a Roma si sono riuniti con la prospettiva di dar vita ad un partito di persone di buon senso che, rifiutando estremismi di destra, di sinistra e qualunquismi di ogni estrazione, puntano sulla concretezza e mitezza della politica vera, capace di guardare all’interesse generale del Paese, l’unico in grado di realizzare benessere e giustizia sociale.

 


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