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Tutti i misteri sul passato di George Papadopoulos

washington

Nelle ultime ore aumenta il clamore mediatico intorno alla figura di George Papadopoulos, consigliere sui temi della politica estera per la campagna elettorale del presidente Trump, accusato di aver rilasciato false dichiarazioni all’FBI circa i suoi contatti con i russi al fine di raccogliere e diffondere informazioni compromettenti sul conto di Hillary Clinton.

Mentre l’FBI e la stampa americana si concentrano sul ruolo avuto da Papadopoulos negli scambi informativi con i russi, emergono nuovi particolari relativi al suo passato professionale, assai utili a comprendere l’effettivo calibro del giovane consigliere (classe ’87).

Da qualche giorno, infatti, nella comunità dei think tank di Washington circola la voce ricorrente che lo vedrebbe come un millantatore e si fa sempre più forte l’opinione secondo cui Papadopolous abbia mentito circa alcune sue precedenti esperienze professionali nel settore della politica estera e della sicurezza. Tali accuse ridimensionerebbero notevolmente il peso specifico del consigliere, facendolo apparire come un pesce piccolo coinvolto in una vicenda assai più grande.

Nella sua pagina LinkedIn, attiva e consultabile, Papadopoulos si definisce un consulente indipendente nel settore dell’energia nonché “Former Advisor at Donald J Trump for President” e descrive una carriera intensa, nella quale figura tra l’altro una posizione di prestigio ricoperta presso l’Hudson Institute in qualità di Research Associate.

L’Hudsone Institute è uno dei think tank più in vista a Washington, fondato all’inizio degli anni ’60 e da sempre punto di riferimento per gli ambienti conservatori della Capitale federale. Secondo quanto riportato su LinkedIn, Papadopoulos avrebbe lavorato dal marzo 2011 al settembre 2015 all’istituto, inserito nello staff di tre differenti senior fellows.

Su questo punto l’Hudson Institute ha recentemente rilasciato il seguente comunicato stampa: “Our records indicate that Mr. Papadopoulos started at Hudson Institute as an unpaid intern in 2011 and subsequently provided research assistance on a contractual basis to one of our senior fellows” e ancora “Mr. Papadopoulos was never a salaried employee of Hudson Institute, we have had no relationship with him since 2014, and it would be inappropriate for us to comment on legal proceedings of which we have no knowledge and to which we are not a party”.

Come si può comprendere dalle posizioni ufficiali dell’Hudson, l’ex consigliere di Trump non avrebbe mai avuto un vero e proprio ruolo all’interno del think tank, smentendo seccamente quanto diffuso in rete dallo stesso Papadopoulos. Questo dato è oggi utilizzato per depotenziare l’autorevolezza del giovane advisor e per screditare anche il ruolo effettivamente giocato nei rapporti con i russi, se non fosse che – quasi per caso – ai primi di ottobre, nei giorni in cui iniziavano a circolare le voci sul suo coinvolgimento nell’inchiesta dell’FBI, proprio l’Hudson Insitute è stato colpito da un severo attacco hacker che ne ha messo fuori uso i sistemi informativi per diverse ore. La vicenda è ancora poco chiara e le istituzioni indagano sui mandanti e sulla provenienza dell’attacco, che sembrerebbe essere partito da Singapore.

Potrebbe trattarsi di una “coincidenza” non proprio casuale che contribuisce ad infittire il mistero intorno alla figura di Papadopoulos, da alcuni considerato un giovane ambizioso in cerca di affermazione e da altri visto come un potenziale collegamento nel gioco sotterraneo che avrebbe influenzato l’intera campagna elettorale dello scorso anno.



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