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Perché in Italia non c’è stato l’effetto Dieselgate sulle vendite di auto

Il mercato dell’auto in continua a crescere, in Italia anche molto più che nel resto di Europa. Nel mese di settembre le vendite sono aumentate del 7,9%, mentre da inizio anno l’aumento è stato dell’8,8%; in Europa invece si è registrata una flessione del 4,4% a settembre e un lieve aumento dello 0,6% da inizio anno.

Continua, e con un certo vigore, l’inversione di tendenza vista nel 2014, con una crescita superiore al 4% dopo sei anni di grave difficoltà, dopo la conferma del 2015 (+15,7%) e l’ottimo risultato del 2016: +16,2% e sono state vendute quasi 1 milione e 850 mila automobili nuove.

Con il ritmo attuale quest’anno potrà superarsi la soglia dei 2 milioni.

Certo, siamo ancora distanti rispetto ai 2.493.814 di vetture del 2007 (massimo storico di sempre), o rispetto al periodo 1998-2009, tredici anni in cui si è sempre stati sopra i 2 milioni di nuove immatricolazioni. Erano, però, altri tempi: la crisi economica sembrava lontana e non pochi erano gli ecoincentivi per la rottamazione.

Incentivi che non hanno trovato spazio nella Legge di Bilancio proprio in ragione dell’andamento molto positivo del mercato. Come ha spiegato anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio (in foto), intervenendo ieri a margine del convegno organizzato da Fiom e Cgil “Mobilità auto, il futuro è adesso” a inizio ottobre «Per ora non abbiamo scelto la strada degli incentivi. Abbiamo scelto la strada di favorire altri tipi di mobilità, quella pubblica, autobus e treni pendolari, oltre ad investire sul piano nazionale delle reti di ricarica elettrica».

Difficile contestare quest’approccio, specie in questi giorni in cui i livelli di polveri sottili (in particolare il PM10) continuano a superare i livelli limite facendo scattare nuove misure temporanee di intervento (limiti alla circolazione delle auto più inquinanti e i limiti agli impianti di riscaldamento) previste nel Nuovo Accordo di bacino padano per l’attuazione di misure congiunte per il miglioramento della qualità dell’aria, firmato a Bologna dal ministro Galletti e dai Presidenti di Regione Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia-Romagna in occasione del G7 Ambiente del 9 giugno scorso.

E del resto, conviene dirselo onestamente, oggi dagli anni bui se ne è venuti fuori senza particolari aiuti, anche se probabilmente per causa di forza maggiore: tanti italiani si sono trovati costretti a cambiare auto perché ormai in possesso di un veicolo non più in grado di viaggiare convenientemente.

Di possibili incentivi per le auto ne ha fatto cenno il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda durante l’audizione congiunta con il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti presso le commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera e Ambiente e Industria del Senato. In questo caso, però, si tratterebbe di attingere alla bolletta elettrica già gravata da troppi oneri e incentivi, su cui peraltro tanto si è lavorato per ridurli, e ormai anche dal canone Rai.

Un’ipotesi tanto fantasiosa e al contempo facile, da meritare un articolo a parte.

Restiamo quindi, più seriamente, sulle automobili: quali sono quelle che stanno acquistando di più gli italiani? Se guardiamo le carrozzerie continua il successo delle cosiddette crossover, la cui offerta di modelli peraltro continua ad aumentare, meno di moda invece i grandi monovolume che subiscono la concorrenza dei SUV. Se poi ci soffermiamo sulle alimentazioni le auto più vendute in Italia, come avviene ormai da tempo, sono state quelle alimentate a gasolio: il 57,8% del totale fino a settembre di quest’anno (nel 2016 erano state il 54,8). Evidentemente l’impatto del dieselgate, almeno sulle vendite, non solo in Italia, è stato molto, molto più modesto di quanto troppo frettolosamente si era ipotizzato nell’immediatezza dello scandalo.

Le auto diesel, semplicemente, restano quelle che consumano meno, cosa che evidentemente non sfugge ai consumatori, che, per fortuna, non vivono tutti a Roma o Milano o in altre (pochissime) metropoli italiane.

Bene vanno anche le auto a benzina, in crescita quest’anno di oltre il 5%, anche se in flessione come quota di mercato, anche perché molto bene stanno andando le auto alimentate a GPL, + 27% da inizio anno, e benissimo le auto ibride in crescita di ben il 70%, anche grazie ad un’offerta di modelli tra cui scegliere che continua ad aumentare.

In difficoltà, invece le auto alimentate a metano, -32% da inizio anno, che però da agosto hanno, finalmente, interrotto la lunga serie di mesi con il segno meno. Anche in questo caso va rimarcata la rinnovata e ampliata offerta.

E le auto elettriche, di cui tanto si parla? A crescere, crescono, ma si tratta ancora di mosche bianche: neanche lo 0,1% delle nuove auto vendute in Italia vendite totali. Mosche che diventano bianchissime se ci si riferisce alla tipologia di acquirente; per ora, infatti, i privati che acquistano auto elettriche sono davvero pochissimi. Nel 2016 neanche 215, addirittura meno dei pochi fortunati che si sono potuti permettere l’acquisto di una Ferrari.

 



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