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Chi sono i cinesi che puntano su Piaggio Aerospace?

Di Michele Arnese e Francesco Bechis
pinotti, cyber, alleanza

Giovedì 19 ottobre Palazzo Chigi ha confermato le indiscrezioni di Reuters a fine settembre: gli emiratini del fondo Mubadala, che controlla il 100% di Piaggio Aerospace, avrebbero intenzione di vendere il ramo jet executive “Evo” dell’azienda aeronautica genovese. Con un comunicato il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Difesa Roberta Pinotti, ha infatti annunciato di voler esercitare il golden power sulla cessione di Evo da parte di Piaggio Aerospace alla società PAC Investment S.A.

Il GOLDEN POWER

Il golden power è una clausola sui poteri speciali dello Stato prevista dal decreto-legge n.21 del 2012 che prevede la possibilità per il governo di esercitare un veto, porre condizioni specifiche o addirittura opporsi all’acquisto di partecipazioni di aziende strategiche per la sicurezza nazionale, in questo caso Piaggio Aero. La stessa norma è scattata qualche giorno fa in merito all’operazione che ha portato i francesi di Vivendi a detenere il 23,68% delle azioni di Tim, e, per trovare un corrispettivo estero, non è dissimile dal “Foreign Investment and National Security Act” con cui Trump minaccia di bloccare l’acquisizione del reparto Jeep di FCA da parte dei cinesi di Great Wall.

L’OPERAZIONE

Il ramo Evo della Piaggio Aero comprende il reparto di Ricerca e Sviluppo, di progettazione e di fabbricazione degli aerei civili P-180, riconoscibili dalle turbine rivolte all’indietro e due piccole alette canard sul muso. Sempre secondo Reuters, già a settembre le autorità italiane erano state avvisate dal fondo emiratino Mubadala di una prossima vendita della licenza e dei diritti intellettuali di Piaggio Aero a una società privata cinese semi-controllata dal governo di Pechino.

LO SCENARIO

Scrive oggi Repubblica: “Il golden power per l’Evo pare poco strategico dal punto di vista della tecnologia avanzata, a differenza di un altro prodotto Piaggio, un drone militare (due modelli, il P1.HH e il P2.HH) in cui l’azienda realizza l’aereo civile mentre i sistemi di teleguida e ricognizione sono di Leonardo.
La scelta del consiglio dei ministri parrebbe insomma una forma di tutela dei posti di lavoro, in attesa che un’appendice alla Finanziaria varata dal governo Gentiloni garantisca a Piaggio fondi governativi per costruire il drone in venti esemplari (dieci macchine a terra, dieci in volo) da vendere poi all’Aeronautica italiana”. La decisione dell’esecutivo – aggiunge Repubblica – stoppa la cessione, rinviandola a verifiche e valutazioni, e apre nuovi scenari che potrebbero condurre l’azienda ligure (1.200 addetti fra le sedi di Villanova d’Albenga e Genova) nell’orbita di Leonardo”.


CHI C’È DIETRO L’OPERAZIONE

Ma chi si cela dietro l’operazione su Piaggio? E’ arduo capire chi siano i cinesi interessati ad acquistare Evo. Potrebbe trattarsi dell’HNA Aviation, colosso cinese a partecipazione statale, cui il fondo emiratino ha già ceduto lo scorso luglio la sua quota dell’80% nella società svizzera di manutenzione aeronautica SR Technics, ma per ora rimangono supposizioni. Sappiamo però dall’annuncio di Palazzo Chigi quali saranno i prossimi passi: la costituzione da parte di Piaggio Aero e del fondo degli Emirati di una newco, nel cui cda, secondo quanto risulta a Il Sole 24 ore, il governo ha richiesto, come ha fatto con Tim e le controllate Sparkle e Telsy, la nomina di un consigliere gradito.

LA PAC INVESTMENT S.A.

Successivamente la newco sarà ceduta a una società controllante lussemburghese, la PAC Investment S.A. Nessuna traccia sul web della società anonima che acquisterà il ramo, fuorché nel registro delle imprese lussemburghesi, dove è stata iscritta il 9 giugno del 2017. La società, che ha sede sociale a Lussemburgo a Boulevard de la Foire 16A, è stata però costituita prima, precisamente l’8 settembre del 2016, ed ha come oggetto principale, recita l’art.4 dello statuto, “l’intermediazione commerciale”, con la possibilità “di acquistare partecipazioni, in qualsiasi forma, in altre società lussemburghesi o straniere”.

Già il 13 dicembre del 2016 è stato designato a tempo indeterminato come amministratore delegato della società lussemburghese Giuliano Felten, che per 13 anni ha lavorato nella Piaggio Aerospace fino a ricoprire la carica di Direttore Commerciale. Dal 2015 Felten è direttore della Ferretti Security and Defense, divisione del Ferretti Group, azienda italiana specializzata nella produzione di yacht con ampi progetti nel settore militare, che nel 2012 ha ceduto il 75% delle sue azioni (cui si è aggiunto un ulteriore 25% con una nuova iniezione di capitale) alla Shandong Heavy Industry Group (Shig-Weichai Group), colosso cinese interamente controllato da Pechino e fondato nel 2009 dal Partito Comunista Cinese (PCC).

A giudicare dai nomi di chi gestisce i conti, la Pac Investment S.A. si presenta come un vero family affair: agli avvocati Pierre Berna e Marc Berna, dello studio Berna&Associes, si aggiunge Charles Berna in veste di amministratore. Altri due nomi chiudono il cerchio: il revisore Jean Thyssen e l’amministratore Grégory Mathis.

LE PREOCCUPAZIONI DI LAVORATORI E SINDACATI

L’operazione di vendita di Piaggio Aero preoccupa i lavoratori impiegati nell’azienda genovese, che, come ha riportato Lettera43, da tempo attraversa un periodo di instabilità finanziaria ed è riuscita a ottenere in maggio una proroga della cassa integrazione per i dipendenti fino all’inizio del 2018. Lo stesso quotidiano aveva rilanciato la notizia di alcuni giornali locali genovesi e dei sindacati, secondo cui l’azienda di Villanova d’Albenga, inaugurata dall’allora premier Matteo Renzi nel novembre del 2014, era pronta ad annunciare 500 esuberi, notizia smentita dalla Piaggio Aero. La conferma di una cessione ai cinesi del reparto Evo preoccupa i lavoratori: proprio lo stabilimento di Villanova d’Albenga si occupa del settore difesa e sicurezza e in particolare dei P180, che ora rischiano di decollare alla volta di Pechino.

LE RASSICURAZIONI DEL MINISTRO PINOTTI

“La mia proposta di esercitare il “golden power” su Piaggio Aero, adottata dal governo – ha detto oggi il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, a Repubblica – è una scelta in difesa dell’interesse nazionale. Ritengo infatti che sia una scelta doverosa da parte dell’esecutivo ogni volta che la cessione di un’azienda incide su settori strategici quali l’economia, la difesa e la sicurezza”. Non sfugge certo alla titolare della Difesa il momento particolare di Piaggio Aerospace, da tempo oggetto di indiscrezioni circa il suo futuro aziendale che i sindacati hanno già individuato come una sorta di “spezzatino” e subito rimandato al mittente”. “La decisione del governo — prosegue Pinotti — dimostra tutta l’attenzione dell’esecutivo per le aziende che vivono difficoltà, ma che immaginiamo con prospettive di sviluppo. Questo è tanto più vero soprattutto nei momenti di crisi occupazionale dove la salvaguardia dei posti di lavoro è una delle nostre priorità”. “Trovo giusta e inevitabile — ha concluso il ministro — l’imposizione, all’azienda e all’azionista di maggioranza, di condizioni per evitare che l’eventuale cessione di una ramo delle attività produttive comporti una pericolosa perdita di sicurezza per il Paese e di know how per l’industria nazionale”.

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