Chiara Appendino è indagata per falso ideologico in atto pubblico. Avvisi di garanzia anche all’assessore di Torino al Bilancio Sergio Rolando, e al capo di gabinetto della sindaca Paolo Giordana.
Il bilancio della città e un contenzioso immobiliare sono al centro di una vicenda in cui si intrecciano interessi politici e finanziari che solcano le potenti fondazioni bancarie torinesi. La magistratura punta gli occhi sulla decisione della giunta di posticipare – in modo illegittimo, secondo le ipotesi della Procura – la restituzione di 5 milioni di euro alla società immobiliare Ream sgr. Non solo: l’amministrazione torinese potrebbe aver ingannato i revisori dei conti del Comune che nei mesi scorsi hanno presentato un esposto in Procura. La stessa cosa avevano fatto, poco prima, anche i consiglieri di Lega e Pd Alberto Morano e Stefano Lo Russo.
LA VICENDA REAM-EX WESTINGHOUSE
Tutto inizia sotto la precedente amministrazione targata Pd, era Piero Fassino. La sgr Ream attiva in particolare nell’immobiliare, partecipata dalle principali fondazioni bancarie torinesi, presenta un’offerta per acquisire l’area ex Westinghouse, vicino al Palagiustizia, dove si vuol costruire un centro congressi. Versa al Comune una caparra da 5 milioni. Ma poi nel 2013 l’affare salta perché l’area viene aggiudicata a un’altra società, la Amteco-Maiora. Quest’ultima nel 2016 – a Palazzo Civico nel frattempo è salita Appendino – versa il totale 19,6 milioni di euro. Il Comune incassa ma, almeno in teoria, dovrebbe restituire subito i 5 milioni di caparra alla Ream. Ma questo non succede. Inizia invece una trattativa fra la Ream e il Comune, che coinvolge, oltre alla giunta grillina, Paolo Giordana, il capo di gabinetto, e Giovanni Quaglia, presidente di Ream. Si cerca in sostanza l’accordo per posticipare il saldo del debito da parte del Comune.
LO SCAMBIO DI MAIL
Siamo a novembre 2016. La giunta ha problemi a chiudere il bilancio e vorrebbe che Ream gli concedesse un po’ di tempo. Gli uffici comunali, però, sono convinti di dover restituire la caparra subito, già nel bilancio 2017. Interviene Giordana, che scrive a Paola Tornoni, direttrice del settore finanziario (Appendino e Rolando sono in copia). Le chiede di “escludere dal ragionamento il debito di Ream, in quanto con quel soggetto sono aperti tavoli di confronto”. La Tornoni è perplessa: ha una lettera in cui Ream chiede i soldi e inizia una triangolazione di mail con Giordana, in cui la dirigente non si convince. Perché, questa la tesi, anche ammesso che ci sia una trattativa con esito positivo, il debito non si potrebbe cancellare dal bilancio 2017. Comunque Appendino e Quaglia si mettono d’accordo: il debito verrà restituito nel 2018. Una volta conclusa la vicenda, la Tornoni viene destinata ad altro incarico.
IL GIALLO DELLA RELAZIONE CORRETTA A PENNA
Ma la dirigente comunale non è l’unica ad opporsi alla giunta. Anche i revisori dei conti sono dello stesso parere, e la questione ri-esplode la notte fra il 3 e il 4 maggio scorsi, quando la giunta approva il bilancio. Da quella riunione esce un documento in cui i revisori sembrano aver cambiato idea: autorizzano la posticipazione del debito al 2018.
Ma c’è un problema: quella data, “2018”, sia stata modificata a mano. Nell’originale c’era scritto 2017 e i revisori sostengono di non aver mai autorizzato quella modifica. Il presidente Herri Fenoglio, ha raccontato a Repubblica il teso confronto con la giunta. “Era cominciato alle 10 del mattino, mi hanno chiamato all’improvviso, all’una di notte, perché servivano delle correzioni. Mi stavano intorno in cinque, io ero letteralmente fuso. Mi hanno messo sotto il naso il documento dicendo che c’erano dei refusi da correggere. Uno, in effetti, lo era. L’altro, invece, era quella maledetta data. In quel momento non ero lucido, ero stanchissimo, e ho pensato davvero di essermi sbagliato. Così ho corretto e ho siglato”.
APPENDINO SU FACEBOOK: SONO SERENA
La vicenda arriva sui giornali. Lo Russo e Morano vanno in Procura, poi anche i revisori, e parte l’indagine. Le Fiamme Gialle acquisiscono dati e interrogano vari soggetti coinvolti finché, stamattina, è la stessa sindaca Appendino ad informare tutti dell’avviso di garanzia, con un messaggio su Facebook. “Sono assolutamente serena e pronta a collaborare con la magistratura, certa di aver sempre perseguito con il massimo rigore l’interesse della Città e dei torinesi. Desidero essere ascoltata il prima possibile al fine di chiarire tutti gli aspetti di una vicenda complessa relativa all’individuazuone dell’esercizio di bilancio al quale imputare un debito che questa Amministrazione mai ha voluto nascondere”.
GLI INTRECCI POLITICO-FINANZIARI
L’input all’indagine è arrivato, prima ancora che dai tecnici, dagli avversari politici della sindaca: ma sono anche gli ambienti della finanza torinese ad essere direttamente coinvolti nella vicenda.
Che cos’è infatti Ream sgr? È il braccio immobiliare delle Fondazioni bancarie torinesi. Fondazione Crt detiene il 30%, esattamente come la Fondazione CrAsti. Seguono, con poco più del 9% a testa, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. E poi ancora, le Fondazioni delle CR di Alessandria e di Fossano.
Nel cda di Ream, presieduto da Giovanni Quaglia, che è pure presidente di Crt, spiccano nomi noti nell’ambito finanziario piemontese, su tutti Francesco Profumo, ma anche Antonio Miglio e Giandomenico Genta.
Un ambiente, quello della finanza sabauda, che per anni ha intrecciano fitte relazioni con il centrosinistra, non foss’altro che per ragioni “operative”, visto che a Torino, prima di Appendino, Ds e Pd hanno amministrato per quindici anni. Da qui è nato il cosiddetto “sistema Torino”, un sistema che Appendino non ha scardinato, malgrado iniziali bellicosi intenti (vedi la minaccia, di “far fuori” Profumo dalla Compagnia di San Paolo, poi rientrato). Anzi, la sindaca ha tenuto rapporti così collaborativi con il “sistema” da dover gestire critiche opposte, ovvero di eccessiva continuità.
Le trattative e gli accordi per “puntellare” il bilancio comunale grazie alla collaborazione della finanza sabauda, quindi, non stupirebbero più di tanto. Resta il problema delle procedure e della regolarità del bilancio comunale.
Ora la palla è nel campo della magistratura che dovrà accertare se si è trattato davvero di falso in atto pubblico. Ironia della sorte, la stessa ipotesi di reato di un’altra sindaca del M5S, Virginia Raggi.