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Tim, ecco come e perché Gentiloni e Calenda hanno strattonato Telecom Italia Sparkle

Paolo Gentiloni

Ce n’è per tutti nel decreto della presidenza del Consiglio con cui il governo ha esercitato il Golden power dopo il passaggio di Tim sotto il controllo di fatto della francese Vivendi. Anche per la rete internazionale di Sparkle ritenuta strategica dall’esecutivo in quanto veicola dati sensibili da un capo all’altro del pianeta. Controllata interamente da Telecom Italia dal 2003, Sparkle almeno resta di proprietà dell’ex monopolista ponendo fine alle ipotesi di un ordine ai francesi per cedere l’azienda e alle voci circa un possibile compratore che erano circolate nell’ultimo mese. Adesso, a detta del governo Gentiloni, Sparkle necessita però di “un adeguato piano di investimento e sviluppo”.

 

L’INCONTRO

Nel frattempo oggi pare si sia aperta una fase nuova nei rapporti fra il governo e Tim, almeno secondo le parole del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che oggi ha incontrato il nuovo numero uno del gruppo controllato da Vivendi, Amos Genish: “L’incontro, ha detto Calenda, “è andato molto bene, certamente è stato il migliore con il management di Tim da quando faccio il ministro. E’ stato molto aperto e rispettoso nei reciproci ruoli e prerogative: il loro, che è quello di gestire un’azienda molto importante, il nostro di far rispettare l’interesse nazionale”. Il ministro ha anche spiegato che “è stato stabilito un metodo di lavoro importante: invece di avere un approccio oppositivo, come in passato per esempio sul bando per le aree bianche, discutere prima i problemi che si possono creare e cercare di risolverli”. In ogni caso, ha concluso Calenda, l’obiettivo e’ quello di “avere una maggior connettivita’, che è necessaria al Paese”. L’incontro è avvenuto giorni dopo la decisione del governo sul golden power che include anche un intervento su Sparkle. Ecco come e perché.

LE PRESCRIZIONI

Alla luce dell’influenza di Vivendi su Tim in ragione della entità della partecipazione detenuta, il 23,9%, per il governo sussiste una grave minaccia per gli interessi della difesa e della sicurezza nazionale. Quindi valgono per Sparkle, così come per Tim e Telsy, la controllata che fornisce telefonini e altri apparati a prova d’intercettazione alle istituzioni, nazionali e internazionali, specifiche prescrizioni in ambito di governance e organizzazione (leggi qui tutti i dettagli), contenute nel decreto che è in corso di trasmissione alle Camere.

LA CRITICA

Oltre all’inserimento nel board Sparkle, così come in quello di Tim e Telsy, di un componente di “esclusiva cittadinanza italiana”, per la cui nomina servirà “l’assenso” del governo e ad altre prescrizioni di carattere organizzativo, su Sparkle, incombe anche la richiesta di “un adeguato piano di investimento e sviluppo”. È il Sole 24 ore a spiegarlo aggiungendo che per la società dei cavi sottomarini vige “l’ulteriore obbligo di comunicare quanto deciso al comitato di monitoraggio e al gruppo di coordinamento che dovranno essere investiti anche di qualsiasi ‘variazione e riorganizzazione degli assetti societari’, come pure di ‘qualsiasi piano di cessione o alienazione’, al fine di valutarne l’impatto sulla sicurezza nazionale”. Più contenute le prescrizioni per Telsy che dovrà proteggere ancora di più le informazioni sensibili detenute.

I CONTI

Sparkle ha una rete di oltre 500mila chilometri di cavi in fibra ottica, per lo più sottomarini, dai quali passano le comunicazioni tra Italia, Stati Uniti, Nord Africa e Medio Oriente intrecciandosi in tutte le direzioni. Come mai il governo ha posto l’accento sugli investimenti della società le cui deleghe sono ad oggi in mano al vice presidente Giuseppe Recchi?
Sparkle ha chiuso l’esercizio del 2016 con un utile netto di 111,8 milioni di euro, con un incremento di 103 milioni di euro rispetto al 2015. Nel dettaglio il flusso monetario proveniente da attività di investimento nel 2016 è stato di 51 milioni di euro, in crescita rispetto al 2015 quando si attestava a 33,8 milioni. Il balzo dell’utile viene imputato alla rivalutazione della controllata Tis Ireland, mediante assorbimento totale del fondo svalutazione partecipazioni pari a 108,9 milioni di euro. La società nel 2016 ha generato ricavi per oltre 1 miliardo di euro, l’ebitda ammonta a 49, 5 milioni di euro in diminuzione rispetto al 2015 di 10,3 milioni. Il totale delle attività non correnti, che tengono conto oltre alle partecipazioni in imprese controllate, di attività finanziarie non correnti e crediti vari, è stato di 578,5 milioni di euro, con un aumento rispetto al 31 dicembre 2015 di 124,5 milioni di euro. Le attività correnti corrispondono a 484,8 milioni, in crescita rispetto all’anno precedente di 9,5 milioni.

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