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Torino, protesta M5S di massa in piazza contro il Rosatellum bis: 20 persone. Eccole

A chiamare tutti gli indignados a raccolta era stato il candidato premier Luigi Di Maio, ma la risposta – quantomeno a Torino – è stata deludente. All’ora di pranzo di mercoledì, in piazza Castello, alla manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle per urlare tutto lo sdegno grillino dopo la fiducia posta dal Governo sulla legge elettorale, c’erano 20 persone contate. Colpa certo del brevissimo preavviso (l’evento è stato lanciato solo la sera prima). La sindaca Chiara Appendino, principale volto del Movimento a Torino era in altre faccende affaccendata e per le prime tre ore di manifestazione non si è fatta vedere, malgrado il Municipio fosse a un tiro di schioppo. È comparsa tre ore dopo, intorno alle 16.

I MOTIVI DELLA MANIFESTAZIONE

La mobilitazione era stata invocata direttamente da Luigi Di Maio che, tramite il blog di Beppe Grillo, al grido di #emergenzademocratica aveva chiamato a raccolta i suoi a Roma, a Montecitorio. I torinesi, visto il poco preavviso, hanno deciso di ripiegare su piazza Castello.
L’emergenza democratica è scattata – almeno a detta del M5S – nel momento in cui il governo, ieri, ha deciso di porre la fiducia sulla legge elettorale, il Rosatellum bis. Una mossa assai contestata dai grillini ma non solo, perché spiana la strada a una norma che a detta di molti analisti – per non dir di tutti – sembra scritta apposta per favorire le larghe intese e quindi tagliar fuori il Movimento 5 Stelle, che non fa alleanze ma che preso singolarmente è stabilmente il primo partito d’Italia (fonte sondaggio di TgLa7). Alessandro Di Battista l’ha definito un atto eversivo, aggiungendo che “nemmeno Mussolini osò tanto”.

CHI C’ERA IN PIAZZA CASTELLO

Visti i numeri della manifestazione, tutto questo rischio-fascismo non è stato recepito dai torinesi. In piazza Castello c’erano alcuni consiglieri regionali (Davide Bono, Francesca Frediani, Giorgio Bertola, Paolo Mighetti) e comunali (Antonio Fornari, Viviana Ferrero, Serena Imbesi). Nel primo pomeriggio si è poi fatto vedere il senatore Alberto Airola. C’era anche Pino Masciari, testimone di giustizia e volto della società civile che i grillini spesso esibiscono a Torino e provincia. E poi un manipolo di attivisti con cartelli e bandiere.

AIROLA: “SIAMO IN POCHI? MOLTI MEDIA NON CI DANNO SPAZIO”

“Siamo qui perché questa decisione di mettere la fiducia sulla legge elettorale a pochi mesi dal voto è incostituzionale e per di più reiterata, dopo l’Italicum, nel silenzio delle più alte cariche dello Stato” attacca Airola. Che poi, a chi gli fa notare la magra partecipazione dei torinesi, replica così: “Non è stato facile organizzarsi con poco preavviso. Inoltre buona parte della stampa mainstream non ha sottolineato come avrebbe dovuto l’emergenza democratica. Senza contare che alla gente della legge elettorale importa poco, perché ha altre esigenze: il lavoro, la casa…”.
Questa legge elettorale rischia di svantaggiare il M5S. Pentiti di non aver approvato il Tedeschellum a giugno? “È stato il Partito Demoratico ad affossare il Tedeschellum, cogliendo la scusa di un emendamento bocciato per affossare tutta la legge – prosegue Airola – È stato come rottamare la macchina perché si è rotto uno specchietto”.
Ora è probabile che si voti con il Rosatellum bis. Sarebbe valsa la pena di accettare un compromesso sul Tedeschellum, pur di approvare quella legge, che era al M5S non dispiaceva? “È inaudito che si imputi al M5S di aver votato contro quel singolo emendamento: vi sembra democratico prenderlo a pretesto per far saltare tutta la legge?”.
Col senno di poi ai grillini non sarebbe convenuto l’Italicum, che era maggioritario? “Se si parla di convenienza potrebbe anche essere, ma la legge elettorale deve convenire ai cittadini, non ai partititi” sentenzia Airola.

(articolo aggiornato alle ore 16,40)


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