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Come il centrodestra può bissare alle Politiche la vittoria in Sicilia

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Il voto siciliano consegna molte lezioni al futuro centrodestra di governo. La vittoria non può costituire alibi per evitare una solida riflessione autocritica e per ripetere una offerta politica scontata. In particolare, dobbiamo avere l’ambizione di proporci a quella grande quota di elettori che hanno disertato le urne o che hanno espresso il proprio voto per il candidato grillino.

Vi sono ragioni in quelle scelte che devono essere comprese e rappresentate attraverso una proposta che può avere forti caratteri di originalità e di identità. Si tratta in primo luogo di rifiutare il condizionamento di quelle reti che sono ancorate allo Stato pesante fatto ancora di spese ingiustificate e di tasse insopportabili. Il voto di opinione esprime una domanda di società più libera e responsabile, quale non siamo riusciti a realizzare compiutamente nelle nostre precedenti esperienze di governo. La stessa aspirazione ad una giustizia giusta non può significare impunibilità per i reati contro la pubblica amministrazione che meritano invece procedimenti sobri, chirurgici e rapidi. Adottiamo piuttosto – e finalmente – la richiesta della Unione delle Camere Penali per una netta separazione delle carriere giudiziarie e per lo sdoppiamento dell’organo di autogoverno affinché il giudice diventi davvero terzo tra difesa e accusa.

Quando gli elettori chiedono sicurezza, questa non riguarda solo l’invasione migratoria ma anche la certezza nei rapporti con lo Stato quando vogliono intraprendere o lavorare. Ogni ipotesi di riduzione della pressione fiscale, a partire da quella sugli immobili che ha pietrificato la ricchezza della nazione, impone un corrispondente taglio delle spese correnti. Ripartiamo dal nostro federalismo fiscale e dai suoi costi e fabbisogni standard per applicare i commissariamenti degli enti indebitati e il fallimento politico degli amministratori incapaci. Senza guardare in faccia nessuno. Ma, su tutto, abbiamo il dovere di dichiarare e praticare la nostra visione di un uomo solido nella dimensione liquida che caratterizza il nostro tempo.

Abbiamo il compito di concorrere alla formazione morale attraverso la libertà delle scelte educative, promuovendo il valore della vita dal concepimento alle più varie situazioni di fragilità, di difendere la famiglia naturale in quanto orientata alla procreazione. Senza cedimenti ai cosidetti diritti individuali. Senza subalternità ai luoghi comuni dei nuovi benpensanti. Laicamente. In questi termini saremmo davvero alternativi contemporaneamente al cinismo del centrosinistra e al nichilismo del nuovo ceto politico grillino. E potremo davvero aspirare ad essere autosufficienti nel futuro Parlamento perché rappresentativi della maggioranza vitale della società italiana.


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