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Che cosa preoccupa il Credito Valtellinese

Il Credito Valtellinese ha allargato il mandato di Mediobanca nell’ambito del piano di rafforzamento patrimoniale approvato la scorsa settimana. Piazzetta Cuccia dovrebbe assistere la ex popolare nel processo di m&a al quale proprio ieri ha accennato pubblicamente lo stesso presidente Miro Fiordi, (in foto): “Il nostro non è assolutamente un piano stand alone”, ha dichiarato il banchiere a margine dell’esecutivo Abi. Del resto, l’annuncio dell’aumento di capitale da 700 milioni ha messo in fibrillazione gli investitori, bruciando metà del valore del titolo da martedì 7. Solo ieri le azioni hanno lasciato sul terreno il 6,15%, chiudendo la seduta a 1,42 euro. Una frana inarrestabile che gli analisti spiegano alla luce dell’importo dell’operazione destinata ad avere un forte effetto diluitivo sugli azionisti che non aderiranno. In questo contesto l’ipotesi di un’aggregazione non suona certamente singolare ed è stata accolta favorevolmente da numerosi analisti.

L’IPOTESI SONDRIO

Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza non ci sarebbero ancora trattative formali, ma tra le prime piste a essere battute ci sarà un’integrazione con il vicino-rivale di sempre cioè la Popolare di Sondrio. Già negli anni scorsi i vertici del Creval hanno lanciato chiari messaggi al gruppo guidato da Mario Pedranzini. Si dice persino che nelle due banche circoli ancora una vecchia analisi stilata da Banca Imi sulle potenziali sinergie tra i due gruppi. Di certo l’integrazione tra i due istituti (uno dei quali è rimasto cooperativo) sarebbe la soluzione più semplice perché consentirebbe di unire realtà culturalmente affini dando vita a un gruppo che, con un pizzico di fantasia, qualcuno azzarda già a battezzare Unione delle banche valtellinesi. Finora, comunque, nulla si è concretizzato, soprattutto perché Popolare di Sondrio ha sempre difeso orgogliosamente la propria autonomia. Si vedrà se questa linea cambierà nei prossimi mesi.

SCENARIO BPER?

Si sarebbe invece raffreddato l’interesse di Bper Banca che pure sotto la regia dell’ex presidente Ettore Caselli aveva studiato con attenzione un’aggregazione con una delle banche di Sondrio o, nel caso più ambizioso, con entrambe. Oggi l’istituto modenese è concentrato su altri dossier, come la possibile integrazione della controllata Banco di Sardegna (di cui la fondazione omonima ha ancora il 49%) o l’acquisto da Unipol di Unipol Banca una volta terminato il processo di derisking. Nel medio termine, poi, il peso della compagnia bolognese (oggi primo socio con quasi il 10%) potrebbe condizionare le scelte strategiche di Bper. Magari proiettandola verso Carige , di cui Unipol diventerà presto azionista.

ADVISOR AL LAVORO

Il Creval dovrà insomma guardare altrove. Gli advisor sono al lavoro per vagliare ogni ipotesi mentre i vertici della banca si preparano all’assemblea straordinaria di dicembre che dovrà approvare l’operazione. In quella sede sarà importante incassare il via libera degli azionisti, a partire da quelli con il maggiore peso in termini di titoli posseduti. Ad esempio sarà interessante capire come si esprimerà Denis Dumont, l’imprenditore francese del food che a giugno attraverso la holding lussemburghese Dgfd ha comprato quasi il 6% della banca. Dumont è uno degli uomini più ricchi di Francia e la sua adesione all’aumento di capitale farebbe molto comodo al Creval.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)


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