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Vi racconto gli ultimi farneticanti comizi di De Magistris

Così parlò il sindaco di Napoli pro-tempore: “Viviamo in un regime di liberismo finanziario che rallenta fortemente l’applicazione della Costituzione soffocando democrazia ed autonomia dei popoli. Resistere non è più sufficiente, si deve passare al contrattacco, rimuovendo ostacoli per attuare giustizia sociale e promuovere lo sviluppo della persona umana. Lottare per i beni comuni e per le persone. Si lotta senza denari, con profondo amore ed infinita passione. Cercasi combattenti, da reclutare nell’esercito popolare di lotta per i beni comuni e per la liberazione. In cambio cediamo i Ponzio Pilato e i Don Abbondio. Si deve lottare con il corpo, con la mente e con il cuore, chi ha paura della rivoluzione si metta di lato… la rivoluzione è lotta, rischio e coraggio, è sentimento, finanche sofferenza, certamente non è una cena di gala in salotto con maggiordomi e camerieri. Ma lottare significa anche vivere e vedere l’alba, mollare invece vuol dire sopravvivere nelle tenebre senza sentire il battito del cuore”.

Queste sono le farneticanti espressioni del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che preso da delirio populista aizza con linguaggio violento la gente contro le istituzioni, che egli stesso dovrebbe difendere e rappresentare con compostezza e moderazione. Napoli è stata troppe volte offesa, mortificata, asservita, turlupinata da improvvisati “masanielli” che si sono alternati alla guida della città. È giunto il tempo di voltare pagina, ripristinando le regole di un sano, reale e concreto vivere civile, impegnando scuola, università, intellettuali e scegliendo amministratori competenti, preparati, capaci di avviare compiutamente un proficuo dialogo con la città vera, premessa indispensabile per recuperare una sintesi che da troppi anni manca a Napoli.

Non è più sopportabile che in alcuni quartieri della città le ore notturne siano diventate il tempo dell’anarchia, del disordine, della violenza fisica addirittura. Le autorità preposte all’ordine pubblico registrano grossi ostacoli per bloccare gli esercizi commerciali, gli avventori di bar, pub, vinerie che schiamazzano senza alcun rispetto per le elementari regole civili fino alle prime luci dell’alba, impedendo il riposo necessario alle persone che lavorano, agli anziani, ai bambini. Aspetto di illegalità tollerato con ipocrita e interessata acquiescenza, come i parcheggiatori e gli ambulanti abusivi ed altre estese attività illecite che si sviluppano su tutto il territorio cittadino, di fronte ai quali l’amministrazione e sindaco non riescono ad adottare provvedimenti adeguati e coerenti.

Non si sa il perché, considerato che l’ordine pubblico sul territorio cittadino è di competenza del Comune. Diventa sempre più arduo vivere in questa condizione di precarietà permanente nella città, una volta, tra le più attraenti del mondo. Un sindaco che in modo velleitario, attraverso i suoi noti toni tribunizi, cerca la compiacenza dei centri sociali, dei gruppi extraparlamentari con atteggiamenti donchisciotteschi non è un grande affare per i cittadini. Con irresponsabilità e scarso senso delle istituzioni tenta di guadagnarsi l’approvazione, con facili lusinghe, di estremismi di natura varia. Napoli, un tempo splendida capitale di un Regno, dominata da diverse dinastie reali, alternatesi nel suo governo, vede con angoscia e preoccupazione accrescere il suo declino: culturale, sociale, morale, economico tanto da indurre giovani, adulti, anziani a lasciare la meravigliosa Megaride per trasferirsi in altre città della penisola o fuori dall’Italia addirittura.

Non solo i proclami sindacali citati all’inizio, da sottolineare c’è l’ultima sortita della giunta partenopea che parteciperà attivamente ad un convegno coi “no vax” in modo consistente, col preciso intento di contestare a prescindere l’uso dei vaccini. Se questa è l’antipolitica che scaccia la politica, è bene organizzarsi, per neutralizzare i tanti venditori di magiche ricette come il sindaco di Napoli che in l’Italia, non solo a Napoli, predicano il nulla, procurando solo danni alle comunità.

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