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Chi sono gli ex Dc che festeggiano davvero i risultati delle elezioni in Sicilia

L’Udc non è social. “In un momento in cui la politica si fa coi tweet, noi stiamo tra la gente, apriamo sezioni, maciniamo chilometri e, per questo, ci votano”. Nel successo di Nello Musumeci alle regionali siciliane, gli ex Dc hanno avuto un ruolo di primo piano. Il segreto, secondo il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, è semplice: meglio la piazza del web. Una politica vecchia scuola che ha premiato gli ex democristiani. L’Udc e i Popolari riformisti, nell’isola, hanno raggiunto il 7%, mentre Sicilia futura è arrivata al 6%. Tutti sopra la soglia del 5% che garantisce l’accesso all’assemblea regionale. Tutti guidati da leader con un passato nella Dc. A volte ritornano, ma gli ex democristiani, dalla Sicilia, non se ne sono mai andati. Anzi. I deputati eletti all’Ars di provenienza democristiana sono più di 25 su 70, divisi tra centrosinistra, centrodestra e schieramenti col simbolo dello scudo crociato. Che gli ex Dc siano forti e ben presenti nell’isola lo sa anche Matteo Renzi, che nella sua Enews a commento delle regionali siciliane ha ricordato come il Pd abbia perso “pur avendo mantenuto gli stessi voti delle regionali del 2012, che avevamo vinto grazie alle divisioni della destra e al 10% dell’Udc. Ripeto: 10% dell’Udc”. Nel frattempo, una notizia che arriva da Messina scuote l’Ars: Cateno De Luca, deputato regionale appena rieletto con l’Udc, è stato arrestato per evasione fiscale. “E’ un fatto gravissimo”, ha detto il presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi.

I CONTI COL ROSATELLUM

L’Udc, nel 2012, formava l’asse coi dem grazie al quale Rosario Crocetta venne eletto presidente della Regione. Dopo la fuoriuscita dalla giunta e la rottura con Ap, il partito di Angelino Alfano che ha sostenuto il dem Fabrizio Micari e che è rimasto fuori dal parlamento siciliano, l’Udc, sulla sponda del centrodestra, ha offerto il suo appoggio a Musumeci. E ha ottenuto un risultato importante sia nell’isola, sia in ottica politiche. Cesa, ex dirigente della Dc e attuale leader dell’Unione di centro, fa festa. “In Sicilia siamo praticamente ripartiti da zero”, ha detto al Tempo. “Abbiamo rinnovato il partito, non subappaltando a nessuno la nostra storia”. L’Udc, a differenza di Ap e dei Centristi per l’Europa di Pier Ferdinando Casini e Gianpiero D’Alia, s’è schierata col centrodestra. “Abbiamo superato lo schema di D’Alia e Alfano”, ha proseguito Cesa, “in coerenza con quanto abbiamo deciso a ridosso del referendum del 4 dicembre, collocando il partito nel centrodestra. Per il centro è contro natura stare a sinistra, poteva avere un senso in una logica bipolare, rimanere autonomi nelle coalizioni. Ma oggi, in uno schema tripolare, l’alleanza è un passaggio necessario. Per noi è naturale crearla con Forza Italia e con Silvio Berlusconi”. Cesa era alla cena del cosiddetto patto dell’arancino tra Berlusconi, Musumeci, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. “S’è parlato di Sicilia, ovviamente. Ma anche di mettere in piedi un gruppo di lavoro per il programma elettorale in vista delle politiche. Stiamo lavorando per mettere insieme il mondo moderato in un nuovo contenitore. Sarà una realtà che coinvolgerà anche persone appartenenti al mondo delle professioni insieme con nomi dell’associazionismo cattolico. E poi forze politiche come i liberali”. Rosatellum alla mano, Cesa ha già fatto un paio di conti sulle possibilità di vittoria del centrodestra nel 2018: “Basta prendere il 70% dei collegi e raggiungere nel proporzionale una quota vicina a quella della Sicilia. Ce la possiamo fare”.

DA MICARI A MUSUMECI

Calogero Mannino, 78 anni, più volte ministro in quota Dc, parla del ritorno della Balena. “A guardar bene”, ha scritto sul Tempo, “il coacervo elettorale è un tricorno: Musumeci e il suo retroterra meloniano, Forza Italia che risorge col sempre sorprendente Berlusconi, e due parrocchie di democristiani. Certo, insieme, farebbero quanto Forza Italia. Quindi la colorazione numerica sta per centrista”. Per il senatore dell’Udc, Giuseppe Esposito, già in Forza Italia e poi in Ncd, “siamo riusciti, insieme con Forza Italia, a essere il motore del vero centrodestra, e questa sarà la strada anche alla prossima scadenza elettorale a livello nazionale quando, lottando tutti insieme, riusciremo a portare i moderati al governo come abbiamo fatto in Sicilia. Anche per gli amici che hanno smarrito la strada è il momento di ritornare a questi valori di riferimento che l’Udc ha dimostrato ancora una volta di saper rappresentare. I risultati l’hanno confermato ampiamente”. L’ex ministro Saverio Romano, è stato segretario del movimento giovanile della Dc. Anche lui, alle regionali della Sicilia, ha messo la sua lista, Popolari e riformisti, a supporto di Musumeci. “E’ stata premiata la presenza sul territorio, la nostra passione e l’impegno quotidiano”, ha sottolineato. “Questo traguardo ci consegna una grande responsabilità che onoreremo al meglio, consapevoli delle capacità del presidente Musumeci, delle competenze che lo affiancheranno e del grande lavoro di ricostruzione che ci attende dopo anni di malgoverno”. Salvatore Cardinale, ministro delle Comunicazioni nei governi di Massimo D’Alema e Giuliano Amato, ha ricoperto la carica di segretario provinciale della Dc a Catania. Oggi, Cardinale è a capo della lista Sicilia futura che, a differenza dell’Udc e dei Popolari e riformisti, domenica ha sostenuto Micari col Pd e Ap. Nel commentare i risultati elettorali, però, Cardinale ha parlato di un certo interesse dei suoi elettori per il progetto di Musumeci. “Premesso che il nostro sostegno a Micari è stato pieno e leale”, ha spiegato, “penso che alcuni miei elettori possano aver dirottato il voto su Musumeci, che è un esponente moderato, un riformista liberale, cattolico popolare. Coi nostri deputati faremo il nostro dovere per il bene dei siciliani e non ci presteremo a politiche del tanto peggio tanto meglio. Tutto quel che andrà bene per la Sicilia, noi lo voteremo. E faremo anche delle proposte per lo sviluppo di questa terra martoriata”. Cardinale, ex fedelissimo di Mannino, dice di essere “un politico che sta in mezzo alla gente, che lavora con le persone”. Anche lui poco social e molto Dc.

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