Louis Freeh è stato uno tra i più noti direttori dell’FBI della storia recente. Fu il presidente Bill Clinton a volerlo a capo del Bureau per un incarico che esercitò dal settembre del 1993 al giugno del 2001, pochi mesi prima dei tragici attentati alle torri gemelle. L’impegno ai vertici dell’agenzia gli valse riconoscimenti e attestazioni di amicizia in patria e all’estero.
Da quando ha lasciato la vita pubblica, Freeh esercita la professione di avvocato e di consulente per gruppi internazionali con interessi negli Stati Uniti. Nel corso della carriera privata Freeh è diventato famoso per aver tutelato clienti importanti e in alcuni casi controversi.
Nel 2015, ad esempio, fece scalpore la notizia del suo coinvolgimento nella difesa di un businessman israeliano accusato di aver corrotto il governo della Guinea, in Africa, per diversi milioni di dollari. Non dovrebbero, quindi, sorprendere le indiscrezioni di queste ore che vedono l’ex direttore dell’FBI impegnato in una vicenda giudiziaria in cui difende gli interessi di una società russa, la Prevezon, accusata di aver riciclato svariati milioni di dollari in un sistema di money-laundering attenzionato dallo US Attorney for the Southern District of New York.
Il processo ha una particolare eco mediatica sia per le somme di danaro oggetto della presunta attività illecita sia perché coinvolgerebbe personaggi russi che hanno avuto a che fare con la più nota vicenda del Russiagate. La Prevezon è, infatti, difesa dall’ex direttore dell’FBI e anche da Natalia Veselnitskaya, avvocato russo noto alle cronache per aver partecipato a meeting con i vertici della campagna elettorale di Donald Trump presso la Trump Tower a New York nel giugno del 2016.
Dalla lettura delle carte processuali emergerebbe la sostanziale inesistenza di un nesso che possa collegare la difesa di Louis Freeh alla Veselnitskaya e che – indirettamente – possa far pensare ad un coinvolgimento nel Russiagate.
Joon Kim, acting US attorney per il distretto sud di New York, ha infatti specificato chiaramente che Freeh esercita il ruolo di consulente tecnico a favore della Prevezon e che non vi sarebbe alcun ulteriore elemento che possa collegare la sua figura a quella della Veselnitskaya, il cui ruolo resta altamente controverso e difficile da inquadrare.
Sempre con riferimento al Russiagate sappiamo che Natalia Veselnitskaya ha avuto una parte importante nell’invio a Donald Trump Jr di alcune email con contenuti compromettenti per la campagna elettorale di Hillary Clinton. Il figlio dell’attuale presidente avrebbe ricevuto le mail a metà del 2016.
A distanza di quasi un anno è stato lo stesso Trump Jr a decidere di pubblicare la corrispondenza in questione con l’obiettivo di dimostrare la sua estraneità ai fatti.
Sulle accuse di money-laundering rivolte alla Prevezon e sulla controversa figura di Natalia Veselnitskaya è stata anche presentata una richiesta di chiarimenti a Jeff Sessions, Attorney General degli Stati Uniti, da parte dei membri democratici dell’House Judiciary Committee.
Anche in questo caso, dagli elementi a disposizione emerge l’inesistenza di un effettivo coinvolgimento di Louis Freeh in quelle vicende ancora poco chiare che vanno sotto il nome di Russiagate.