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La domanda degli elettori guardando la politica e i suoi gesti: “about us” oppure “about them”?

elettori, Luigi Di Maio, Silvia Virgulti

Erano gli anni Ottanta: prima della caduta del Muro, prima di Tangentopoli, prima della cosiddetta Seconda Repubblica, prima del grillismo, prima delle campagne editoriali (furbette) sulla casta, prima di tutto…

Eppure, con talento di scrittori e di uomini sensibili, Fruttero e Lucentini avevano “inquadrato” in un articolo da incorniciare (intitolato “gli sfreccianti”) le cattive abitudini “estetiche” di un pezzo di ceto politico: la discesa in corsa, a uso di telecamera, dall’auto blu – appunto – “sfrecciante”, a quel tempo fin dentro il cortile di Palazzo Chigi.

Oggi quel tipo di esibizione sfacciata dei segni esteriori del potere è cautamente evitata, a beneficio di biciclette, zainetti, camicie con maniche arrotolate, eccetera.

Eppure l’errore di fondo resta. Vale per il treno di Renzi. Vale per le immancabili cene del centrodestra (la scorsa settimana è stata tutta punteggiata dall’attesa di una cena in Sicilia tra i leader…). Vale anche per i grillini, con l’apparato di iconografia anche privata (tra fidanzamenti e paternità) di Di Maio, (in foto con la fidanzata Silvia Virgulti), e Di Battista.

Che cosa intendo? A che errore mi riferisco? A una clamorosa sottovalutazione del punto di vista degli elettori. A me pare (posso sbagliare, ci mancherebbe!) che gli elettori, vedendo il ceto politico, prim’ancora di altre considerazioni (onesto/disonesto, capace/incapace, vicino/lontano dalle mie idee), si facciano subliminalmente una domanda semplice: si stanno occupando di noi o si stanno occupando di loro stessi?

Ecco, se l’elettore non sente che l’attività dei politici è “about us” (cioè non riguarda in primo luogo gli elettori) ma la percepisce come “about them” (cioè legata agli stessi politici, alla loro autorappresentazione, al loro ego), il distacco dal Palazzo sarà sempre più grande. Chiunque vinca (o non vinca) le prossime elezioni.

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