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5 idee su cui i 3 schieramenti dovrebbero approfondire

Il buon Dio (o chi per lui, anche un delegato assai minore, vista la pochezza delle questioni in gioco…) ci scampi dai “programmi”, dai libroni di centinaia di pagine, dai famigerati “cento punti per l’Italia”.

Anzi, chiunque sia appena appena abituato al lessico politico e abbia un filo di spirito goliardico, potrebbe perfino divertirsi a scrivere dei “fake-manifestos” e delle “fake-platforms” perfettamente aderenti alle chiacchiere più in voga nel centrosinistra, nel centrodestra e tra i grillini. Sarebbe un giochino divertente, che mi permetto di suggerire a chi ne abbia voglia per stimolare gli umori degli utenti dei social network. Sarebbe uno zibaldone indimenticabile: pensioni, cani e dentiere a destra; battipugnismo etrusco in Europa (ma in acrobatica convergenza con i “Forza Juncker” e “Forza fiscal compact”) a sinistra; sussidi a gogo nel campo grillino.

Ma smettiamo di ridere e passiamo alle cose serie. Chiacchiere e slogan a parte, quel che manca ai tre schieramenti sono cinque-idee-cinque, chiare, realistiche, praticabili, confrontabili, sulle questioni decisive per l’Italia del 2018. Primo: tasse. Secondo: spesa. Terzo: debito. Quarto: immigrazione e sicurezza. Quinto: Europa.

Chiunque non si sia rassegnato a una politica da “X Factor”, che ci induce a seguire il più simpatico, quello con cui berresti una birra, del tutto a prescindere da idee e obiettivi, avrebbe il dovere di chiedere, in ogni forma e in ogni sede, risposte puntuali e argomentate su quei cinque punti alle tre maggiori coalizioni.

Chi è impegnato in politica deve chiedere/pretendere dal proprio schieramento risposte adeguate. Chi è impegnato nei media dovrebbe promuovere in ogni modo una discussione pubblica fattuale e centrata su quelle “issues”. I cittadini (mi permetto) dovrebbero subordinare a quelle risposte (e alla credibilità personale di chi le dà) le loro scelte elettorali su singoli candidati, liste, partiti.

Il resto è aria fritta, con contorno di “mi lasci finire”, “io non l’ho interrotta, lei non mi interrompa”, “le do la parola dopo la pubblicità”.


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