Bolidi avveniristici che sfrecciano tra bellezze storiche e architettoniche uniche al mondo. Roma si appresta a ospitare, per la prima volta, il Gran premio di Formula E ed entra a far parte di un circuito internazionale esclusivo. Solo l’Italia, terra dei motori per eccellenza, può unire la modernità della ricerca tecnologica all’eleganza classica dei suoi monumenti e della sua storia. Roma è l’espressione massima di questa unicità. Il Gp che ospiteremo ad aprile 2018 non è soltanto un evento sportivo di rilevanza mondiale che porterà a Roma tra 30 e 40mila visitatori con ricadute positive sul settore dell’accoglienza. Rappresenta la sintesi del nostro progetto di città che vuole unire tradizione e slancio verso il futuro. Non si tratta di retorica. La tappa dell’ePrix proietta nuovamente Roma sul palcoscenico internazionale; è un’opportunità di crescita per un settore, quello della ricerca scientifica e universitaria, che in futuro potrà garantire sviluppo e creare lavoro.
La Formula E a Roma non va vista soltanto come l’occasione per la promozione turistica di una della capitali più belle al mondo. È un invito a tornare protagonisti, a spingersi fino alle frontiere dell’innovazione e della programmazione della società di domani. Favorire il dibattito sul futuro di un settore, come quello della mobilità sostenibile, è essenziale alla crescita non solo della città, ma dell’intero Paese. Sono temi che altrove animano il dibattito politico e culturale in un’ottica costruttiva. La spinta verso la modernità è nella vocazione di Roma che, vorrei ricordarlo, ospita il più grande nucleo diffuso di ricerca, universitario e privato, d’Italia. Se le monoposto elettriche possono sfrecciare ad altissima velocità durante un Gran premio, significa che queste automobili possiamo usarle anche al posto delle nostre vecchie macchine per migliorare la vita di tutti i giorni. C’è ancora un problema di costi che la ricerca scientifica – insisto su questo punto – può contribuire ad abbassare. E in questo la Formula E è essenziale.
Non dobbiamo sottovalutare un fattore importante: la mobilità elettrica è strettamente legata a temi come quelli della crescita, degli investimenti in ricerca, della sostenibilità ambientale, della vivibilità delle città. In senso più esteso, della qualità della vita delle persone. Solo qui a Roma incide su quella di milioni di cittadini. A questo abbiamo pensato quando, come amministrazione, abbiamo presentato il nostro piano di mobilità dolce nelle Linee programmatiche 2016/2020 per il governo di Roma Capitale. E questo ci ha spinto a ospitare una tappa del Gran premio di Formula E. È un segnale a tutto il Paese: guardiamo con fiducia al futuro. In termini più concreti, la nostra idea di rivoluzionare il trasporto in città passa anche per un diverso utilizzo delle fonti di energia alternative ai combustibili fossili. A breve installeremo in città centinaia di nuove colonnine di ricarica per le automobili elettriche, realizzeremo postazioni di bike-sharing e car-sharing. In altre città europee questa è già realtà da anni. Dobbiamo recuperare il ritardo del passato. Immagino che presto Roma sia percorsa da mezzi pubblici e automobili elettrici, ancora meglio se con la formula del car-sharing. Ora dobbiamo porre le basi per questo futuro. Le basi per quella che definiamo mobilità dolce, perché privilegia pedoni, ciclisti e mezzi elettrici, perché diminuisce l’inquinamento, rendendo finalmente l’aria più pulita. Questa è la Roma che stiamo realizzando, la Roma del futuro.