Alfa Romeo torna in Formula Uno, a distanza di trentadue anni. Sulle vetture non monterà né i propri motori, né fornirà alcun telaio. Sarà “soltanto” main sponsor della scuderia svizzera della Sauber, che da anni è motorizzata Ferrari (e così sarà anche in futuro). Ferrari suggella così ancora di più il proprio rapporto con Sauber, da considerare ormai come una scuderia satellite: la nuova realtà si chiamerà “Alfa Romeo Sauber Team” e la macchina avrà i colori e i simboli del Biscione. La storica casa automobilistica milanese non ha una sua squadra corse, ma Sergio Marchionne – presidente Ferrari – ha voluto fortemente che il suo nome tornasse a fare parte del ricco circus della Formula Uno. Sembrerebbe soltanto un’operazione di marketing, ma il presidente ci tiene a chiarire lo strano binomio: sarà un’operazione commerciale, ma anche tecnologica. “Il brand Alfa Romeo – ha spiegato Marchionne – potrà beneficiare dello scambio tecnico e strategico con un partner di esperienza indiscussa come Sauber F1 Team e gli ingegneri e i tecnici dell’Alfa Romeo, che hanno già dato prova delle loro capacità con la progettazione dei nuovi modelli Giulia e Stelvio, potranno ulteriormente ampliare la loro esperienza portando al team competenze tecniche di assoluta avanguardia. Contemporaneamente, tutti gli appassionati di Alfa Romeo potranno di nuovo tifare per un costruttore di automobili che è determinato a scrivere un nuovo capitolo della sua unica e leggendaria storia sportiva”.
Marchionne si appresta a vivere il suo ultimo anno – il 2018 – come Ad di Fca. Il rapporto con la Ferrari, salvo sorprese, proseguirà fino al 2021, poi si vedrà. L’uomo, si sa, è ambizioso, e vorrebbe lasciare un segno nella storia del motorsport. Marchionne è diventato presidente del marchio più famoso al mondo dopo la disgraziata stagione 2014. Se la gestione imprenditoriale non ha conosciuto crisi, quella sportiva da anni vive solo di ricordi. Nella stagione che vedeva al volante il “dream team” di piloti Fernando Alonso e Kimi Raikkonen, la Ferrari è arrivata quarta nel Mondiale. Estreme le conseguenze del fallimento: via il team principal Stefano Domenicali (da vent’anni in azienda), via il suo sostituto Marco Mattiacci e via soprattutto Luca Cordero di Montezemolo. Il “presidentissimo” della stagione più bella e vincente del Cavallino Rampante. La sfida che Marchionne ha voluto raccogliere è enorme: riportare Maranello ai fasti dell’era Schumacher.
Al comando del muretto rosso è stato chiamato dalla Philip Morris il bresciano Maurizio Arrivabene, uomo di poche parole. Anche perché, le parole, ce le mette tutte il presidente. In solo tre anni ha sparigliato il campo annunciando diverse proposte. Addirittura ha aperto alla possibilità di uno sbarco di Ferrari in Formula E, la competizione tra motori elettrici. Apertura che ha fatto storcere il naso ai puristi: una Ferrari con il motore elettrico per molti è ancora un’eresia. Il ritorno di Alfa-Romeo è un vecchio pallino, ora è riuscito a riportare il marchio su una vettura grazie all’accordo con Sauber. Così facendo il capo di Fca mette ulteriormente il cappello su una scuderia che sarà la “Primavera” del Cavallino Rampante: i giovani piloti (alcuni, come il monegasco Charles Leclerc) verranno mandati a farsi le ossa su queste monoposto, per vedere se hanno la stoffa per poter guidare in futuro la vettura più ambita del campionato, insieme alle Mercedes.
Allo stesso tempo, mentre stringe mani per far ritornare il marchio Alfa Romeo, Marchionne sta discutendo con i nuovi padroni della Formula Uno le future regole del campionato. Da pochi mesi non c’è più Bernie Ecclestone al comando, ma il gruppo americano “Liberty Media”, che sta “svecchiando” il Mondiale di automobilismo cercando di renderlo più accattivante per i millennials. Al tempo stesso la proprietà americana vorrebbe ridurre i costi e aumentare lo spettacolo, cercando di limare le differenze tra le scuderie più ricche e quelle più povere, soprattutto sui motori, aumentando l’importanza dei piloti. La cosa non è affatto piaciuta alla Ferrari – unica scuderia ad aver partecipato a tutte le edizioni – che minaccia di abbandonare nel 2021 la competizione. Tra i problemi si è aggiunto l’87enne Ecclestone, “ex” che si è recentemente concesso una pepata intervista a “Repubblica”. “Una Ferrari che vince conviene a tutti, anche alla Mercedes – ha detto l’anziano boss – e in passato Maranello è stata aiutata molte volte, sul piano delle regole, per vincere”. Marchionne ha stigmatizzato le pesanti parole di Ecclestone: “Dovrebbe solo ringraziare la Ferrari che l’ha fatto diventare miliardario”.
Dopo il mondiale sfumato quest’anno per una candela difettosa e un incidente tra i due ferraristi, la scuderia di Maranello tra il 2018 e il 2019 sarà obbligata a vincere. L’ultimo titolo piloti è del 2007, dieci anni fa. La prima guida Sebastien Vettel è sotto contratto fino al 2020. Marchionne sarà presidente almeno fino al 2021. La Ferrari, se gli americani di Liberty Media non molleranno la presa, potrebbe abbandonare il circus della F1 proprio nell’ultima stagione dell’uomo con il pullover. Insomma, tutti i pezzi del mosaico si dovranno incastrare. Marchionne è concentrato in entrambi i tavoli: la Ferrari dove tornare a vincere e al tempo stesso imporre le proprie regole.