Nello Musumeci, il candidato del centrodestra, ha vinto la corsa da governatore della Sicilia, staccando di poco il candidato del Movimento 5 Stelle, Giancarlo Cancelleri. Ma, una volta riposto lo spumante per il brindisi rituale, non ci sarà molto tempo per festeggiare, perché occorre affrontare un compito ingrato: sistemare i conti della Regione, fra i più disastrati d’Italia.
I CONTI DELLA SICILIA
I problemi di bilancio della Sicilia affondano le radici nei decenni passati. In generale, si può dire che la Regione, per lo meno dal punto di vista finanziario, è stata amministrata molto male. Nell’ultimo mandato, sotto la guida di Rosario Crocetta, del centrosinistra, le cose sono un po’ migliorate, ma troppo lievemente per dare una vera svolta. È questo, in sostanza, il messaggio che si legge fra le righe della relazione che la Corte dei conti di Palermo ha redatto lo scorso luglio. Una relazione lunga e articolata in cui trovano spazio soprattutto gli elementi di criticità all’indirizzo dell’amministrazione regionale. Ma in che stato sono i conti che Musumeci ha ereditato?
I NUMERI
Secondo i dati pubblicati sul sito della Regione, l’ente nel 2016 ha registrato un disavanzo di 6 miliardi e 98 milioni di euro. Significa in sostanza che la nuova giunta dovrà in quache modo fronteggiare un “buco” creatosi nel corso di decenni.
Una notizia pessima, che però si controbilancia – seppure in minima parte – osservando il dato del conto economico. Infatti il risultato di esercizio nel 2016, ovvero la differenza fra le entrate e le uscite calcolate nel corso dell’ultimo anno, è positiva e pari a 925 milioni di euro.
Bisogna poi analizzare il dato dello stato patrimoniale, ovvero il computo complessivo del patrimonio ascrivibile alla Regione Sicilia. Questo comprende l’insieme della disponibilità “liquida”, degli immobili e delle quote di enti e società.
Per quanto riguarda lo stato patrimoniale attivo, la Sicilia vanta “crediti” per 2 miliardi e 417 milioni, che però vengono bilanciati da debiti per 13 miliardi e 668 milioni. Questa cifra comprende il peso dei mutui che la Regione o altri enti hanno acceso per finanziare opere e infrastrutture.
In sostanza, quindi, un processo di risanamento dei conti siciliani è stato avviato, anche se, considerato il disastroso disavanzo ereditato dal passato, è presto per dire se l’operazione avrà successo.
I GUAI DELLA SICILIA
Al netto dei numeri, i guai della Sicilia sono condensati nella relazione che la Corte dei Conti. In cima alla lista figurano le spese del personale. Al 31 dicembre 2016 i dipendenti della Regione erano 15.439, quasi un quarto di tutti i dipendenti regionali d’Italia. Peraltro, se ci si limita ai dirigenti, la statistica è ancora più impietosa. Questo perché negli anni si è assistito, scrive la Corte, a “un uso distorto delle politiche assunzionali per supplire all’incapacità del tessuto produttivo di assorbire la forza lavoro”. I dipendenti costano ogni anno circa 1 miliardo e 400 milioni, senza contare le partecipate.
Un altro fronte su cui Musumeci dovrà impegnarsi sarà la riduzione dello spreco dei fondi europei: circa il 6% di essi tornano a Bruxelles perché i relativi progetti non vengono completati nei tempi.
Correlato al tema dei finanziamenti c’è poi il capitolo sulla gestione operativa della Regione. E così sotto accusa finiscono le numerose società partecipate, molte delle quali versano in situazioni contabili precarie, e quindi le difficoltà vanno a riflettersi sul bilancio dell’ente.
Tornando invece agli aspetti più prettamente contabili, i magistrati hanno sottolineato il problema dell’indebitamento (fra i più alti in Italia) e quello dei derivati. Si tratta di strumenti finanziari controversi su cui la Regione ha investito molto, soprattutto a metà degli anni 2000, e che ogni anno provocano un esborso aggiuntivo preoccupante. Si parla di 37 milioni nel 2015, e tale cifra, a detta della Corte, potrebbe replicare fino al 2023.
LE INTENZIONI DEL NEO ASSESSORE
L’uomo che dovrà puntellare i conti siciliani è Gaetano Armao, assessore in pectore della giunta Musumeci, che bisserebbe l’incarico dopo il mandato ricevuto all’epoca di Lombardo. Intervistato da Milano Finanza, Armao ha messo sul piatto le criticità del bilancio regionale, puntando il dito contro i vincoli che la prossima giunta dovrà gestire. Armao ha criticato l’accordo siglato da Crocetta con il Governo centrale, che rimodula la gestione delle entrate tributarie e le quote dei trasferimenti statali. Secondo Armao non si tratterebbe di un accordo particolarmente favorevole, per la Sicilia. “I vincoli rischiano di paralizzare la spesa – ha dichiarato – Con un decreto del ministero dell’Economia lo Stato ha autorizzato a trattenere (in Sicilia, ndr) 1,4 miliardi di Irpef, ma il Documento di economia e finanza regionale prevede che la Sicilia debba versare 1,3 miliardi come contributo alla finanza pubblica, quando nel 2016 (cioè prima dell’accordo, ndr) l’importo era di 600 milioni”.