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Come le dichiarazioni di Trump inaspriscono lo scontro con l’Intelligence Usa sul Russiagate

Lo scontro tra Donald Trump e la comunità intelligence americana si inasprisce per le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, rese a bordo dell’Air Force One ai reporter che seguono la Casa Bianca nella visita istituzionale in Asia, a seguito dell’incontro privato con Vladimir Putin in occasione dell’Asia Pacific Economic Cooperation Summit in Vietnam.

LE DICHIARAZIONI DI TRUMP SUL RUSSIAGATE

Riferendosi a Putin e all’investigazione in corso sulle interferenze russe nelle presidenziali, Trump ha affermato: “Every time he sees me he says <<I didn’t do that>> and I really believe that when he tells me that, he means it”.

Senza troppi giri di parole, il presidente ha riposto la sua fiducia nelle affermazioni di Putin e così, indirettamente, ha palesato la propria distanza rispetto alle tesi accreditate dalla comunità intelligence americana sui tentativi di condizionamento del voto. Trump ha anche aggiunto: “You have President Putin very strongly, vehemently says he has nothing to do with that. Now, you are not going to get into an argument, you are going to start talking about Syria and the Ukraine”.

Quasi a voler dire che le investigazioni sul Russiagate possano solo rallentare la risoluzione di importanti crisi internazionali come quelle in Siria e Ucraina, il presidente ha dato la netta impressione di prendere le parti di Putin e di dissociarsi dalle accuse mosse dalla CIA e dall’FBI.

Proprio con riferimento al lavoro delle agenzie, il presidente ha rincarato la dose chiamando in causa John Brennan (ex direttore della CIA), James Clapper (ex Director of National Intelligence) e James Comey (ex direttore FBI) definendoli “political hacks”, accusandoli in sostanza di avere una posizione di hacker nei confronti degli schieramenti politici e del confronto tra democratici e repubblicani.

LE DICHIARAZIONI DI ADAM SHIFF

Come riportato dai media statunitensi, le dichiarazioni hanno scatenato lo scontro tra i sostenitori del presidente e coloro che considerano la posizione di Trump offensiva nei confronti delle istituzioni americane. Il democratico Adam Shiff, membro dell’House Intelligence Committee, in uno statement pubblico ha affermato: “The president fools no one. He understands that the Russians intervened through the hacking and dumping of his opponent’s emails, the fruits of which he exploited time and again on the campaign trail”.

Le parole di Shiff fanno rumore perché espressione non proprio tacita del clima di tensione che accompagna i lavori della Commissione alla Camera che lavora sul Russiagate.

I TWEET DI HAYDEN

Il sostegno presidenziale alla posizione russa ha allargato la frattura con gli esponenti più in vista della comunità intelligence americana, che hanno riportato il loro disappunto per l’ambiguità di Trump e la conseguente contrapposizione con le tesi delle agenzia deputate a garantire la sicurezza nazionale.
Tra i primi ad intervenire il Gen. Michael Hayden, già direttore dell’NSA e della CIA, che in un tweet ha affermato: “CIA just told me: The Dir stands by and has always stood by the January 2017 Intelligence Community Assessment entitled: Assessing Russian Activities and Intentions in Recent U.S. Elections. The intelligence assessment with regard to Russian election meddling has not changed”. In un secondo tweet ha aggiunto: “So my question is: which is the position of the US government? POTUS or CIA?

LA PAROLA DI TRUMP CONTRO QUELLA DELLA CIA

Forti critiche al presidente sono giunte anche da Richard N. Haass, diplomatico di lungo corso ed ex presidente del CFR, che ha dichiarato: “Just when I think my capacity to be surprised has been exhausted, Pres Trump declares that he accepts Putin’s word (over CIA’s) that he never interfered in our election & worries the Russian leader feels insulted by charge to contrary”. Quasi a voler contrapporre la parola del presidente degli Stati Uniti contro quella dei vertici della CIA, si innesca un pericoloso walzer di accuse che logora l’amministrazione.

LA CRITICA DI McCAIN

Sul tema è intervenuto anche il senatore repubblicano John McCain, che non ha risparmiato parole dure nei confronti del presidente. In uno statement rilasciato a poche ore dalle dichiarazioni di Trump, McCain ha affermato: “There’s nothing ‘America First’ about taking the word of a KGB colonel over that of the American intelligence community“.

IL GIOCO DELLE PARTI

Secondo il NYT in realtà Trump avrebbe voluto abbassare i toni, cercando di spostare l’attenzione sulle crisi internazionali, ma l’effetto sortito è stato esattamente quello opposto. Per il giornale il gioco delle parti si fa sempre più logorante e la contrapposizione tra pezzi dello Stato rischia di danneggiare seriamente la stabilità e la tenuta dell’amministrazione.

IL CREMLINO NEGA

A complicare la situazione un comunicato proveniente dall’ufficio di Dmitri Peskov, press secretary di Putin, e richiamato dalla CNN, secondo cui nell’incontro tra i due leader non si sia parlato del Russiagate e delle accuse relative alle ingerenze russe nella campagna presidenziale del 2016.

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