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Akhmetshin, Kaveladze e quell’incontro alla Trump Tower

Mosca, giugno 2017. Due uomini si incontrano in un cafè nei pressi del Cremlino. Parlano a bassa voce, si guardano intorno con aria sospetta.

I due, un lobbista russo e un businessman georgiano, si sono dati appuntamento per discutere di un meeting a cui hanno partecipato quasi un anno prima, dall’altra parte del mondo, in un grattacielo di New York. Non sanno che l’incontro nella capitale russa sarebbe finito di lì a poco sulla scrivania di una commissione d’inchiesta a Washington, insieme a diversi altri fascicoli relativi a conversazioni, email, messaggi e telefonate. La commissione, composta da membri del Congresso degli Stati Uniti, sta indagando su fatti e circostanze ormai famosi, che prendono il nome di Russiagate.

Quell’appuntamento ha una grande rilevanza nel ricostruire la trama di relazioni che avrebbero portato alle interferenze russe nelle presidenziali del 2016 e per capire se tali interferenze possano aver in qualche modo favorito la vittoria di Donald Trump.

I due uomini che si incontrano a Mosca hanno un passato poco chiaro. Il primo, Rinat Akhmetshin, dovrebbe essere un lobbista ma le agenzie federali americane lo ritengono un agente segreto russo, con trascorsi nel controspionaggio sovietico. L’altro, Ike Kaveladze, è un uomo d’affari a capo di una società georgiana attiva anche negli Stati Uniti. Il meeting di cui discutono si sarebbe tenuto un anno prima alla Trump Tower. Insieme a loro, personaggi vicinissimi al presidente: il figlio Donald Trump Jr, il genero e marito di Ivanka, Jared Kushner, e il capo della campagna elettorale, Paul Manafort.

In base agli elementi investigativi in possesso degli inquirenti, Rinat Akhmetshin e Ike Kaveladze decidono di vedersi proprio quando a Washington iniziano a circolare le prime indiscrezioni sul meeting alla Trump Tower. Cercherebbero di accordarsi su come affrontare la situazione e in che modo smentire eventuali ricostruzioni della stampa.

Secondo quanto riportato dall’Associated Press, le agenzie federali sono oggi in possesso dei messaggi di testo scambiati tra i due uomini, che avrebbero anche discusso della possibilità di preparare una versione del meeting alla Trump Tower da rendere pubblica qualora necessario.

Se la notizia fosse confermata, si tratterebbe di un tassello essenziale per ricostruire il mosaico di relazioni consolidatesi alla Trump Tower nella campagna elettorale del 2016. In quegli incontri, ad esempio, è stato acclarato che Donald Trump Jr avrebbe visto l’avvocato russo Natalia Veselnitskaya. La donna aveva ottenuto un appuntamento dicendo di essere in possesso di materiale compromettente su Hillary Clinton. Secondo quanto affermato in seguito dallo stesso Trump Jr, il tutto si sarebbe dimostrato “una perdita di tempo”.

Il meeting alla Trump Tower è stato reso pubblico dal New York Times nell’estate scorsa. La Casa Bianca, pur confermandolo, comunicò che non si sarebbe parlato della campagna elettorale. Una volta diffuse le mail di Trump Jr sui rapporti con la Veselnitskaya, fu ammessa la finalità politica del meeting.

Proprio in quei giorni si sarebbe tenuto l’incontro a Mosca, mentre dall’altra parte del mondo l’amministrazione Trump viveva un momento assai tumultuoso. Robert Mueller era stato da poco nominato “procuratore speciale” a seguito del licenziamento del direttore dell’FBI James Comey e i collaboratori di Trump si sentivano sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori, alla ricerca di qualsiasi contatto con i russi nel corso della campagna elettorale.


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