È una Turchia sempre più dinamica, interessata a lavorare su più fronti e a essere presente in questo momento di trasformazione del Medioriente, quella che si osserva in questi mesi. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è determinato a consolidare l’asse con la Russia, ma anche ad aumentare l’influenza della Mezzaluna sulla penisola araba.
La settimana prossima incontrerà il Capo del Cremlino, Vladimir Putin. Ankara è più tranquilla di prima, da quando Mosca ha riavviato le comitive di turisti sulla costa egea, bloccate per mesi dopo l’incidente diplomatico del novembre 2015, e soprattutto le importazioni di merce turca, in primo luogo pomodori. I due leader si sono incontrati il mese scorso e da quel momento si sono parlati più volte al telefono. Allo studio ci sono progetti in campo economico ed energetico che fanno gola a entrambi. Ma sul tavolo rimane, enorme, il problema di una situazione politica in Siria. La conferenza che si sarebbe dovuta tenere il 18 novembre è stata rimandata perché la Turchia ha protestato per la presenza dei curdi siriani del PYD. Il timore di Erdogan è sempre lo stesso: la creazione ufficiale di una zona curda nel nord della Siria potrebbe fomentare all’interno della Turchia nuove spinte autonomiste da parte della minoranza curda che però, va detto, è molto indebolita dallo stato di emergenza, in vigore da oltre un anno nel Paese.
Ma il presidente non ha intenzione di farsi imprigionare nello schema dei blocchi contrapposti e se l’asse con Russia e Iran rimane solido, la Turchia non intende rimanere fuori dalla partita all’interno del blocco sunnita. Erdogan ha ottimi rapporti personali con il Principe della Corona, Mohammed Bin Salman, e secondo i più entusiasti supporter del presidente di Ankara vorrebbe replicare in qualche modo il suo modello di Islam moderato, che per loro ovviamente equivale a una storia di successo, quando la realtà dei fatti non è esattamente così. Gli analisti più prudenti, però hanno suggerito alla Turchia di considerare quello che sta succedendo in Arabia Saudita come un fatto interno e non cercare di interferire in alcun modo. Tutto però sembra cercare di remare contro alla loro prudenza, anche l’agenda del presidente. Il giorno dopo aver visto Putin, Erdogan volerà in Kuwait, dove sicuramente gli avvenimenti dei giorni scorsi saranno oggetto di discussione e confronto.
Non poteva mancare il Qatar, che la Turchia nei mesi scorsi aveva difeso a spada tratta proprio contro il blocco saudita. Nei giorni scorsi il ministro della difesa turco, Nurettin Canikli con la sua contro parte qatariota, hanno inaugurato a sud di Doha una importante struttura per la simulazione del volo in elicottero, frutto della partnership dei due Paesi. Durante il suo speech, il titolare della difesa turco non ha definito solo la Turchia e l’emirato come due Paesi “fratelli”, ha anche sottolineato come gli alleati di Ankara non l’abbiano rifornita delle opportune tecnologie al momento del bisogno. A voler leggere fra le righe, si capisce che adesso quelle tecnologie la Turchia se le andrà a cercare altrove.