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Tutte le somiglianze fra CasaPound e Alba Dorata

Alba Dorata, Roberto Spada

L’aggressione di Ostia all’inviato della trasmissione Nemo Rai 2, Daniele Piervincenzi, al suo filmaker Edoardo Anselmi è un atto di una gravità estrema, che non può essere tollerato per due motivi. Il primo è la gravità in sé del gesto. Un giornalista preso a testate in faccia, nello specifico da Roberto Spada (nella foto), legato secondo i magistrati alla malavita di Ostia e all’estrema destra. In secondo luogo perché l’Europa queste scene le ha già viste e gli amici di Spada, ossia CasaPound, ce li potremmo ritrovare in parlamento. Gli stessi che ieri hanno preso le distanze dall’aggressione con i comunicati stampa, con i loro membri che esprimevano a Spada solidarietà su Facebook.

Chiederei a chi pensa che sia esagerata di arrivare fino alla fine di questo pezzo, prima di commentare. Perché anche nella non lontana Grecia avevano preso il fenomeno Alba Dorata alla leggera e adesso è la terza formazione alla Vouli Ton Ellenon, il cuore della democrazia del Paese che il concetto di democrazia lo ha inventato.

Prima del 2012, quando Chrysi Avgi ha fatto il suo ingresso nell’assemblea ellenica, regolarmente eletto, con 21 seggi (adesso ne ha ‘solo’ 18), tutti gridarono allo scandalo. Eppure era tutto assolutamente prevedibile. I capisaldi del programma di Alba Dorata, più volte lodati e presi come esempio anche da dirigenti di CasaPound, erano soprattutto la difesa dei valori cristiani dai musulmani e dei diritti del popolo greco, che loro ritengono minacciato dai flussi migratori.

Un’azione politica fatta di slogan, saluti romani, manifestazioni folkloristiche dal punto di vista dei contenuti, ma pericolose da quello simbolico e dell’impatto sulla popolazione. Fiaccolate nei quartieri più poveri di Atene e Salonicco, attacchi ripetuti ai centri dove venivano temporaneamente ospitati i migranti che scappavano dall’orrore della guerra in Siria, scontri armati con gruppi di estrema sinistra, attacchi verbali e non a giornalisti e attivisti dei diritti umani.

Poi, in vista del 2012, la ‘svolta’ politica. Look ripulito, anche se solo apparentemente. Se si è scelto di presentare candidati credibili in testa di lista (eccezion fatta per il leader Nikólaos Michaloliákos, di estrema destra, che ha avuto più volte problemi con la giustizia e sul quale pesa l’accusa di aver ordinato nel 2013 l’assassinio del rapper Pavlos Fyssas), basta entrare nella sede principale del partito, a pochi minuti di macchina dal Parlamento, per vedere bastoni appesi ai muri e le foto delle fiaccolate.

Ma Alba Dorata, come CasaPound, ha puntato soprattutto su populismo e assistenzialismo, che partono da una base fortemente locale. Più volte la formazione di estrema destra ha cercato di sostituirsi allo stato, puntando su povertà e mancanza di sicurezza, esattamente come fa Casapound ai suoi banchetti. Si sono fatti riprendere più volte mentre accompagnavano le persone più anziane al bancomat e a fare la spesa o mentre organizzavano giri nei quartieri più malfamati per garantire ‘l’incolumità dei greci’. Un Paese allo stremo economico causa crisi e debiti contratti con i creditori internazionali e i flussi migratori hanno permesso lo sdoganamento di un fenomeno difficile da estirpare e che richiama alla memoria i ricordi dei violenti anni Settanta, dove rossi e neri si scontravano per le strade e non solo ad Atene.

A chi li accusa di essere una formazione neonazista e di avere un simbolo molto simile al partito nazionalsocialista di Adolf Hitler, quelli di Alba Dorata rispondono con sdegno, spiegando che il meandro è il simbolo per eccellenza della cultura ellenica e che rappresenta la componente nazionalista del loro partito. “La Grecia, ai greci”, per farla molto breve. Poi però vai davanti alla stazione di Larisis, in una zona ormai degradata della capitale e ti chiedi le croci celtiche sui muri che attinenza abbiano con Socrate, Platone e Pericle.

Un morbo che prolifera sulla diffidenza, sulla povertà e sulla paura e che cresce ‘grazie’ alla veicolazione di messaggi sbagliati, come considerare i migranti alla base del peggioramento della situazione, e al finanziamento di organizzazioni della malavita a cui questa copertura politica serve come garanzia dei suoi traffici. In Italia, si fa ancora in tempo almeno a evitare che ci scappi il morto. Poi la politica dovrà seriamente domandarsi come impedire l’ingresso di loro o chi per loro a Montecitorio.



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