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La Russia influenza la politica italiana. Così l’ambasciatore Gardner conferma le accuse di Biden

I partiti politici italiani dovrebbero mantenere un fronte unito per combattere la disinformazione dei russi e i loro sforzi per destabilizzare l’Occidente“. Così Anthony Luzzatto Gardner, già ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso l’Unione Europea, conferma i timori espressi dall’ex vice-presidente Joe Biden in un articolo su Foreign Affairs che ha fatto parlare di sé in Italia, tanto da provocare una smentita dai vertici dei servizi italiani, i direttori di Aisi e Aise Mario Parente e Alberto Manenti. “La chiave è riconoscere la minaccia per quella che è, Biden lo ha spiegato perfettamente“, commenta ai microfoni di Formiche.net Gardner, che ha lasciato l’ambasciata a Bruxelles nel gennaio 2017 con l’insediamento dell’amministrazione Trump.

Ambasciatore, nel corso della sua missione a Bruxelles è mai stato informato di interferenze russe nella politica europea?

Senza dubbio sì. In alcuni casi si trattava di interessamenti legittimi, è quello che fa un Paese quando vuole diffondere il suo punto di vista all’estero. Talvolta invece di vero e proprio spionaggio sotto copertura. Mi è stato riferito di attività di questo genere anche all’interno delle istituzioni europee, perfino dentro il Parlamento alcune persone sono state “comprate” dal denaro russo. Abbiamo avuto prove di queste interferenze specialmente durante i negoziati per il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), i russi erano contrari soprattutto per le conseguenze politiche dell’accordo, che avrebbe ulteriormente avvicinato l’Europa agli Stati Uniti.

E al di fuori delle istituzioni Ue?

Spesso i russi hanno pagato degli intermediari, come aziende nell’energetico o fondazioni. Ma anche Ong, per abbassare gli standards europei e diffondere notizie false estremamente difficili da combattere a causa di un martellamento continuo. A volte queste ong non avevano nulla a che vedere con la Russia, altre volte invece il denaro veniva da Mosca.

Anche il presidente russo Vladimir Putin accusa gli Stati Uniti di infiltrarsi nelle maglie della politica di Mosca.

Putin ha sempre avuto il terrore di fare la fine di Gheddafi. Il suo incubo è di finire come gli altri dittatori in giro per il mondo. Ma la verità è che gli Stati Uniti non hanno mai provato a sovvertire il regime politico in Russia. A differenza di alcune pagine buie della storia americana, sotto l’amministrazione Obama non abbiamo mai operato in questo senso, soprattutto perché sarebbe uno sforzo controproducente.

Cosa ha fatto l’amministrazione Obama per contrastare la disinformazione russa?

Una delle poche volte in cui mi sono ritrovato in disaccordo con l’amministrazione Obama è stata quando abbiamo fallito, alla fine del suo secondo mandato, nel contrastare vigorosamente le interferenze russe nelle elezioni americane. Invece che chiedere a Putin di fermarsi, un’assurdità, avremmo dovuto fornire pubblicamente prove dell’alta corruzione in Russia, impedire agli ufficiali russi di viaggiare in Europa e negli States, e pubblicare i nomi dei soldati russi uccisi in Ucraina (che invece sono stati coperti). In più avremmo dovuto reagire con più determinazione alla loro guerra cyber.

Il nuovo corso diplomatico iniziato da Trump facilita le interferenze del Cremlino in Europa?

Senz’altro. Basta dare uno sguardo ai Balcani: ora che non ci curiamo più della lotta alla corruzione e di una buona governance della regione stiamo lasciando un vuoto enorme che sarà riempito dall’influenza di altri Paesi, non solo la Russia, ma anche la Turchia. Ormai Putin, Erdogan, i sauditi e gli egiziani sono i nostri migliori amici.

Nell’articolo su Foreign Affairs Joe Biden ritiene credibile un sostegno di Mosca alla Lega Nord e al Movimento Cinque Stelle alle prossime elezioni. Perché mai il Cremlino dovrebbe supportare questi partiti?

Non sarei affatto sorpreso se la Russia supportasse i partiti di estrema in Italia. Questo soprattutto perché più volte l’Italia negli ultimi anni ha spinto per ridurre le “inutili” sanzioni contro Mosca. Spesso ho letto nella stampa italiana che l’Italia sta soffrendo smisuratamente per l’effetto di queste sanzioni.

Lo stop alle sanzioni è un cavallo di battaglia del leader della Lega Nord Matteo Salvini.

È un assunto falso. Abbiamo condotto analisi dettagliate per capire gli effetti collaterali delle sanzioni. Certo, ci sono specifici settori dell’economia italiana che ne hanno risentito, ma parliamo di un contraccolpo molto piccolo in termini percentuali del Pil. Anche gli esportatori del settore agricolo, i più colpiti, hanno saputo adattarsi a nuovi mercati.

Ma hanno funzionato queste sanzioni?

Se per “funzionare” intendiamo provocare un cambio di regime in Russia, no, non hanno funzionato. Ma non era questo lo scopo: le sanzioni hanno avuto l’impatto negativo sull’economia russa che ci eravamo prefissati.

Dunque i russi sperano in una vittoria dei partiti anti-establishment per porre fine alla politica delle sanzioni?

Assolutamente. Non solo in Italia, in tutta Europa i russi sostengono i partiti estremisti. Lo hanno fatto alle elezioni francesi, ma anche in Germania, dove i loro bot hanno diffuso notizie false per gettare discredito sull’immigrazione e la linea di Angela Merkel.

Lei crede davvero che queste “fake news” abbiano un impatto significativo sulla scelta di voto dei cittadini?

Certamente si, basti guardare quanti soldi vengono spesi per diffonderle. Inoltre le notizie di media come RussiaToday o Sputnik vengono spesso rilanciate dai quotidiani nazionali, questi canali russi sono visti e hanno una certa eco in Europa. Un’altra prova sono i finanziamenti che i Paesi europei stanno mettendo in campo per combattere le fake news russe. L’Unione Europea ha costituito l’Unità di contrasto alla disinformazione russa, un organo del Servizio Esterno di Azione Europea (EEAS) con una dozzina di persone e un budget di qualche milione di euro, e lo stesso hanno fatto singoli Paesi come le repubbliche baltiche o la Germania.

A chi dovrebbe essere affidato il compito delicato del fact-checking?

È un punto controverso. I media non possono più permettersi di spendere risorse nel fact-checking, così le persone si affidano alle notizie gratis sul web, che sono estremamente vulnerabili. Chi dovrebbe pagare questi team anti-fake news? Nemmeno io mi sentirei a mio agio se fosse lo Stato a finanziare questo genere di attività, credo che il settore privato dovrà affrontare questa sfida nel prossimo futuro.

(Foto: Youtube)



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