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Formica dell’anno 2017, Antonio Tajani. La forza moderata

Un bello scherzo lo ha ricevuto grandissima parte della élite politica italiana, convinta com’era che il successo passasse solo dal triangolo romano di Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi. La vicenda di Antonio Tajani è una chiara smentita a quanti hanno sempre snobbato la carriera europea. L’allora giovane e brillante penna del Giornale finì a Bruxelles nel 1994 e da europarlamentare ha condotto una carriera che lo ha portato a scalare i vertici delle istituzioni comunitarie. Passo dopo passo, successo dopo successo, riuscendo a superare con naturale leggerezza tutti gli ostacoli e le altrettante diffidenze.

Fortemente legato alla sua terra di elezione, le regioni del centro Italia e il Lazio in particolare, ha saputo sempre coniugare impegno internazionale e radici territoriali conquistando la fiducia di entrambe le dimensioni. Neppure dopo oltre vent’anni di militanza parlamentare sembra esserci crisi fra elettori ed eletto: un caso più unico che raro dalla fine della Prima repubblica. Se il cursus honorum di Tajani si è svolto prevalentemente in Parlamento europeo e nelle fila dei moderati del Ppe, il salto di qualità avviene quando assume ruoli di governo nella Commissione Ue. Prima con la delega ai Trasporti e poi all’Industria, riesce a dimostrare la sua abilità, risultando apprezzato, ancora una volta, sia a Bruxelles sia a Roma.

Da commissario si è distinto per il suo interesse nel settore aerospaziale, cogliendone la strategicità per l’indipendenza del Vecchio continente e l’importanza per la crescita e l’innovazione. Si impegna in prima persona per garantire il sostegno (sia politico sia finanziario) a programmi comuni come le costellazioni Galileo (per la navigazione satellitare) e quelle di Copernicus, per l’osservazione della Terra. I passi in avanti fatti in questi anni dal comparto, sia a livello europeo sia italiano, portano anche e soprattutto la sua firma.

Per quanto moderato e sempre orientato al dialogo inclusivo, l’attuale presidente del Parlamento europeo non si è mai sottratto dal prendere posizioni anche scomode. In barba a una retorica filo-europea e comunque esterofila, Tajani aveva preso una posizione forte per tutelare la lingua italiana che a un certo punto, con un tratto di penna, era stata cancellata dalle lingue ufficiali della Ue. La sua sembrava una battaglia di retroguardia e in ogni caso votata alla sconfitta. Errore. Tajani non ha mollato e alla fine ha vinto. C’è voluta una sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo, ma senza la sua perseveranza la lingua italiana sarebbe stata a malapena un ricordo.

Idee chiare e tenacia sembrano un binomio capace di raccontare con efficacia Tajani. Facciamo un passo indietro. La sua elezione avvenuta lo scorso anno è un ottimo esempio di una forza moderata che, senza strillare e senza mai andare sopra le righe, non si lascia intimidire dalle difficoltà piccole e grandi che si presentano puntuali. Alla competizione per la guida del Parlamento europeo, sembrava un outsider e forse in pochi scommettevano sul suo successo. Ancora una volta, dopo aver fatto passo dopo passo, Tajani ha vinto. Senza gridare, trovando il calibro giusto per coinvolgere la “sua” maggioranza. Adesso, da presidente si presenta da importantissima carica istituzionale europea ed è quasi osannato dai media italiani.

Siamo, per altri versi, alla riproduzione del modello Gentiloni che incarna la leadership gentile e vincente. Si ricorderà la difesa delle prerogative parlamentari dopo l’attacco del presidente della Commissione in aula, oppure la presa di posizione sui temi della finanza pubblica. La sua appare ormai come una voce autorevole in grado di dare rappresentanza a tutto il Parlamento. E i quotidiani italiani (compreso il Corriere della Sera con Milena Gabanelli) fanno a gara per avere una sua intervista.

Antonio Tajani poi non si identifica politicamente solo nel Ppe, ma anche in Forza Italia. Anche in questo caso il legame è solido e ha radici profonde. Insieme con Antonio Martino, Luigi Caligaris e Mario Valducci è presente anche lui quando Silvio Berlusconi costituisce dal notaio l’associazione Forza Italia. Da allora non ha mai cambiato casacca, rifiutando sia gli ammiccamenti dei centristi alleati con la sinistra sia rifiutando le pulsioni populiste. Non ha avuto fretta e non ha peccato di egoismo. Questa attitudine lo ha premiato e lo rende un punto di riferimento in Europa e in Italia. E come si è visto, e come nella tradizione delle “formiche”, è difficile che si accontenterà del pur fondamentale traguardo che ha raggiunto.

Ad Antonio Tajani, Formica dell’anno 2017, i migliori auguri!

 


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