Banca d’Italia ha fatto il suo dovere sulle quattro banche saltate a novembre 2015 con un decreto del governo (Carichieti, Carife, Banca Marche ed Etruria). A due settimane dal duro intervento del procuratore di Arezzo, Roberto Rossi (qui il focus di Formiche.net) che ha messo nuovamente Via Nazionale nel mirino, questa mattina è arrivata la difesa ufficiale del capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo (nella foto, a destra) che in un lungo intervento di 36 pagine in commissione banche (qui il testo integrale), ha risposto punto per punto alle accuse di scarso controllo sulle banche fallite, facendo pulizia di tutti i sospetti allungatesi in queste settimane su Palazzo Koch.
NESSUNA PRESSIONE SU POPOLARE DI VICENZA
Uno dei passaggi più delicati della relazione di Rossi aveva riguardato le presunte pressioni di Bankitalia per un matrimonio tra Banca Etruria e la già malconcia Popolare di Vicenza, allora guidata da Gianni Zonin (che verrà ascoltato domani alle 18). Insinuazioni prontamente respinte al mittente dalla Vigilanza bancaria. Bankitalia non ha “chiesto e tanto meno incoraggiato o spinto la Popolare Vicenza ad acquisire Banca Etruria”. E questo perché in quel momento (2014) “la vigilanza non disponeva di elementi per contrastare a priori tale iniziativa che, se si fosse tramutata in istanza formale, sarebbe stata approfondita”. Concetto peraltro già espresso in via ufficiosa da Via Nazionale lo scorso 30 novembre, a poche ore dall’intervento del magistrato. Inoltre nel giugno 2014, quando Popolare Vicenza espresse interesse a comprare Etruria, “per noi la situazione di Vicenza in quel momento risaliva all’ultima ispezione del 2012 da cui emergeva un’ampia capienza patrimoniale, senza una rischiosità enorme. Era una banca nella media”.
LA VIGILANZA SULLE 4 BANCHE
Un altro passaggio Barbagallo lo ha dedicato per rispondere alle accuse di amnesie nella vigilanza sui quattro istituti. “La nostra azione”, si legge nella corposa relazione, “è stata incalzante: dal 2008 fino al commissariamento sono state condotte 18 ispezioni, equamente distribuite tra le quattro banche. È grazie ad esse che sono emersi i problemi sopra descritti. Ai primi esiti negativi di tali accertamenti la Vigilanza ha rafforzato i controlli. I provvedimenti assunti sono stati di intensità crescente, in linea con la gravità dei problemi riscontrati”. Tradotto, Bankitalia ha fatto il proprio dovere e difficilmente avrebbe potuto fare di più.
LE RESPONSABILITA’
Ma allora se Bankitalia (che nel processo agli ex vertici di Vicenza si costituirà parte civile) ha fatto i compiti, di chi è la colpa dei disastri bancari che hanno lasciato migliaia di risparmiatori sul lastrico? “Le risposte delle quattro banche alle sollecitazioni della Vigilanza sono state insoddisfacenti”, ha attaccato Barbagallo. “I rafforzamenti patrimoniali non si sono talvolta nemmeno realizzati; i ricambi degli esponenti di vertice non ne hanno migliorato i comportamenti; la pervicace difesa dell’autonomia ha scoraggiato la ricerca di potenziali acquirenti”. E comunque, da qualsiasi punto di vista si voglia leggere la vicenda, “le autorità di vigilanza non possono sostituirsi ai soggetti vigilati che, non va dimenticato, sono imprese”.
L’UE, GLI AIUTI DI STATO E I MANCATI SALVATAGGI
La Vigilanza ha poi rimesso le lancette indietro di due anni per tornare ai motivi che spinsero l’allora governo Renzi ad approvare in fretta e furia il decreto di risoluzione delle quattro banche. Il fatto, ha ricordato Barbagallo, è che l’Europa si oppose fermamente all’intervento del Fondo interbancario, il paracadute bancario alimentato dai capitali delle altre banche, dunque risorse private. E questo perchè l’intera operazione fu bollata come aiuto di Stato e dunque impraticabile. Secondo Barbagallo ribellarsi alla decisione di Bruxelles era impossibile in quanto le quattro banche “avrebbero dovuto sterilizzare contabilmente l’aiuto”, senza considerare che “i privati coinvolti non sarebbero intervenuti dato il rischio di revoca” dell’aiuto prestato.
IL TIMING DELLA COMMISSIONE
I lavori della commissione procedono comunque serrati. L’attesa è tutta per domani pomeriggio, quando verrà ascoltato l’ex presidente di Popolare di Vicenza, Zonin. Il giorno dopo toccherà al presidente uscente di Consob, Giuseppe Vegas, mentre la settimana prossima sarà la volta del governo, nella persona del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Il clou, però, si avrà il 20 dicembre, con l’audizione dell’ex ceo di Unicredit, Federico Ghizzoni.