Fuori dalla Cina nessuna società del comparto automotive produce batterie per le auto elettriche. E gli investitori devono sperare che le cose restino in questo modo. Il gruppo giapponese Panasonic produce batterie per la gigafactory di Tesla in Nevada. Anche altri grandi produttori di automobili a livello globale esternalizzano la produzione di batterie, appoggiandosi agli specialisti dell’Estremo Oriente, anche se poi procedono all’assemblaggio nei loro stabilimenti. Daimler, controllante di Mercedes, sta investendo 1,2 miliardi di dollari in fabbriche di batterie in Germania, Cina e a Tuscaloosa, in Alabama, ma anche queste a loro volta compreranno le batterie da altri fornitori, senza produrle. Se questa organizzazione sia sostenibile o meno è questione al centro del dibattito nei consigli di amministrazione delle varie case, soprattutto tra le società dell’automotive tedesco, come Volkswagen , Bmw e Daimler.
Una domanda riguarda quanto l’attuale industria di batterie sia in grado di produrre e se questo dato sia in grado di soddisfare gli ordini previsti. Altri dubbi, invece, riflettono questioni strategiche: potrebbero le compagnie del settore automotive trarre vantaggio dall’internalizzazione della produzione delle batterie e registrare utili in un business che finora si è rivelato altamente competitivo? In una macchina elettrica la batteria è un elemento decisivo. Le reazioni chimiche che avvengono all’interno del motore ne determinano le diverse caratteristiche, come l’autonomia che al momento è un fattore chiave su cui le diverse compagnie sono in competizione. Il dibattito in parte è anche politico.
Dato che le auto elettriche stanno via via rimpiazzando i veicoli con motori a combustione interna, come saranno impiegati i lavoratori che facevano parte della vecchia catena logistica? E ancora: i governi europei e quelli statunitensi saranno soddisfatti nel vedere che l’elemento chiave dell’industria del futuro è in mano ai produttori asiatici? A ottobre Bruxelles ha presentato il programma “Airbus for batteries”, un consorzio guidato da società europee per lo sviluppo e la produzione delle batterie. Gli investitori del settore dovrebbero far pressioni affinché tutto resti così com’è. I produttori di macchine traggono più vantaggio da questi rapporti di fornitura, invece che dalla costruzione di impianti per la produzione delle batterie.
Daimler e Nissan in passato producevano le batterie, ma entrambe, negli ultimi due anni, hanno smesso a causa dei costi e di una tecnologia non all’altezza di quella delle coreane Lg e Samsung. Se c’è un vantaggio nel business delle batterie, è da ricercare nell’ambito della chimica, non in quello della produzione. Bmw nelle scorse settimane ha indicato un modo concreto di procedere, annunciando un investimento da 200 milioni di euro in un competence center di batterie. I timori su una possibile carenza di batterie sembrano esagerati, molto più probabile è un’eccedenza di prodotto. L’industria al momento ha una forte capacità produttiva e il governo cinese sta facendo pressione sui fornitori locali per incrementare il settore. Con la Cina coinvolta, i costi potrebbero calare più velocemente del previsto, come già accaduto per i pannelli solari. L’industria dell’automotive sta già spendendo molto più di quanto gli investitori vorrebbero per la riorganizzazione degli stabilimenti in favore della produzione di veicoli elettrici, limitando i loro margini di guadagno. La produzione delle batterie è un ulteriore onere che le società del settore non vorrebbero dover considerare.
Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi