“Il Pd alle urne rischia di pagare pesantemente la vicenda banche. Ma anche se la questione passasse in secondo piano, il favorito per la vittoria è il centrodestra. Che potrebbe arrivare al fatidico 40% dei voti, numero fondamentale per governare”. Antonio Valente, ad di Lorien consulting, è un esperto di sondaggi e marketing politico. Con lui esaminiamo la situazione politica a poco più di due mesi dal voto e dopo una settimana burrascosa in Parlamento a causa delle polemiche su Banca Etruria e Maria Elena Boschi.
Il Pd rischia di perdere voti?
Più che sui consensi, che da novembre sono precipitati di 3 punti percentuali (ora sta tra il 24 e il 25%), il partito di Renzi rischia di perdere sul suo potenziale bacino elettorale. Si sta giocando quella reputazione che aveva sulla base elettorale solida, ovvero il 21% del suo zoccolo duro. Ma può perdere consensi pure tra gli indecisi e tra quelli che potrebbero votarlo.
Da un punto di vista prettamente elettorale, secondo lei Boschi dovrebbe farsi da parte?
Le consiglierei di non candidarsi perché saltare un giro di giostra potrebbe esserle utile ai fini della sua carriera politica. E forse sarebbe stato meglio farlo dopo la sconfitta al referendum. Diverso è il discorso per il Pd, perché non candidarla sarebbe un’ammissione di colpa e questo potrebbe essere controproducente. Ma il Pd ha anche altri problemi: alcuni front men deboli come, per esempio, Matteo Orfini; una classe dirigente appare molto appannata; una debolezza crescente sul territorio.
La questione banche conterà anche in campagna elettorale?
Sì, ma non così tanto. Quello che conta oggi viene dimenticato domani. Sorgeranno altri temi e la battaglia si giocherà anche sui programmi, sui candidati messi in campo nei collegi uninominali e sul consenso territoriale. Per questo conterà come verranno composte le liste e chi ci sarà.
Come andranno le cose per Liberi e Uguali?
L’operazione a sinistra sta funzionando, perché stanno erodendo voti al Pd: ora il partito di Grasso è al 6%. Questo però non servirà a stabilizzare il sistema o portare il centrosinistra al governo, ma solo a far vincere il centrodestra. A meno di eventi straordinari il Pd è destinato a perdere le elezioni. E sarebbe lo stesso anche se ci fosse stata l’alleanza con Bersani. Il vero dramma per il Pd è che, se non riuscirà a invertire la rotta, si spaccherà ancora al suo interno.
Quindi vincerà Berlusconi?
Il centrodestra è l’unica coalizione che può raggiungere il fatidico 40%, che significa portarsi a casa tanta roba. Loro hanno anche molto voto di territorio, accresciuto dall’operazione quarta gamba di Noi con l’Italia. Per alcuni di loro, così anche come per Lorenzo Cesa, i voti sono talmente radicati che si possono contare uno per uno. L’idea di un soggetto centrista è stata lungimirante.
Come faranno Berlusconi e Salvini a governare insieme?
Il rapporto difficile tra i due non avrà conseguenze sulla loro performance elettorale, ma lo potrà avere quando ci sarà da formare un governo: quello per loro sarà il momento più difficile. Il fatto che in diverse regioni già governano insieme non conta nulla.
Forza Italia sembra aver preso il volo rispetto alla Lega…
Berlusconi può arrivare al 21%, mentre Salvini sembra aver raggiunto il pieno dei suoi voti. Tra i due partiti, solo Forza Italia ha potenzialità per crescere ancora. E questo, in caso di vittoria, può dargli la possibilità di esprimere il premier.
M5S, intanto, tiene botta. Potrebbe essere il partito più votato…
Il Movimento 5 Stelle ha già fatto il miracolo. Stare tra il 25 e il 30% per loro è già un successo storico. Incidenti di percorso come la Raggi non incidono sull’elettorato grillino nazionale. In Europa non ci sono movimenti sul 30% rimasti a quei livelli per così tanto tempo.
Secondo lei quali sono le possibilità post voto? Davvero se dalle urne non uscirà una maggioranza in grado di governare si tornerà a votare?
No, perché l’Italia non può permettersi una fase di stallo, né di stare senza un governo o tornare alle urne qualche mese dopo. Una maggioranza alla fine da queste elezioni dovrà uscire. La soluzione più probabile è la vittoria del centrodestra. La seconda opzione è che l’epicentro sia M5S: chi concorda sul loro programma governerà con loro. Terza opzione, governo del presidente, con una sorta di grossa coalizione con dentro i maggiori partiti, in primis Pd e Forza Italia. Ma quest’ultima, alla luce dei governi che si sono succeduti negli ultimi sei anni, è l’ipotesi più nefasta per il Paese.