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Il centrodestra sia unito non solo per le elezioni ma anche per governare. Parla Bonfrisco (Pli)

Chiamati da Renzi ad un plebiscito, gli italiani hanno scelto di votare contro di lui“. La vicepresidente del gruppo della Federazione della Libertà in Senato ed esponente del Partito liberale italiano, Anna Cinzia Bonfrisco, non ha dubbi: a suo avviso, fu soprattutto la decisione dell’ex presidente del Consiglio di personalizzare il voto che fece pendere la bilancia del referendum a favore del No. Un risultato – quello del 4 dicembre 2016 – carico di conseguenze per il governo e non solo, come emerge chiaramente dall’attuale quadro politico non privo di incognite e di dubbi.

Senatrice, a suo avviso che cosa ha rappresentato per la politica italiana il voto di un anno fa?

Un coro di “No al peggio”, come sosteneva anche il nostro comitato. All’interno di quel coro abbiamo voluto essere una voce libera e liberale. Anche da quella mobilitazione il partito liberale italiano di Stefano De Luca – di cui faccio parte – ha tratto nuova linfa e capacità di proposta.

Riformare la Costituzione è comunque una priorità secondo lei oppure – alla luce del voto degli italiani – sarebbe opportuno rimandare la questione?

Resto convinta dell’assoluta urgenza di riformare l’architettura istituzionale per favorire una democrazia efficiente e moderna che rafforzi il ruolo del governo per governare e del Parlamento per rappresentare.

La campagna elettorale ormai è alle porte: il centrodestra sarà unito? Non passa quasi giorno senza che vi siano polemiche, in particolare tra Forza Italia e Lega.

Forse perché non è ancora chiaro il vero punto cruciale: se la coalizione di centrodestra è unita solo per le elezioni o anche per governare. Tradotto meglio, guardiamo tutti alla prospettiva medio lunga di un centrodestra o ci interessa solo cosa accade da qui a sei mesi? Tradotto ancora meglio, vogliamo tutti vincere, con il contributo di tutti, o una parte della coalizione vuole vincere solo un po’?

Dal punto di vista del programma quali sono i principali elementi che – a suo modo di vedere – uniscono il centrodestra?

Su tasse, impresa, giustizia, scuola e sanità la pensiamo tutti allo stesso modo, tutti ispirati dai valori liberali. Sarà imperdonabile però ripetere gli errori del passato e non dare concreto seguito alle parole dei programmi per liberare il Paese.

Secondo tutte le previsioni, nella prossima legislatura sarà quasi impossibile avere un governo, a meno di non ricorrere alle larghe intese. E’ uno scenario che la preoccupa?

Più che le formule, mi preoccupano le condizioni in cui potrebbe trovarsi il nostro Paese nell’anno in cui comincia a diminuire la forza dello scudo del quantitative easing di Mario Draghi alla guida della Bce. Il centrodestra è per gli italiani l’ancora di salvezza ritrovata dopo anni di smarrimento e di governi mai voluti dagli elettori. Se continuiamo a sostenere soluzioni diverse da quelle che proponiamo agli elettori, sarà difficile combattere l’astensionismo, amaro deficit della democrazia

Nel weekend lei ha partecipato al congresso di Fratelli D’Italia a Trieste e all’appuntamento milanese di Stefano Parisi. Quale contributo pensa che il leader di Energie per l’Italia possa dare al centrodestra?

Come ho detto agli amici di FdI e alla loro leader Giorgia Meloni, dimostra di voler vincere solo chi riuscirà con pazienza a ricomporre un’ampia offerta politica per gli italiani che non si rassegnano al declino. L’identità dei liberali e riformisti,  di quelli moderni come Parisi e dei popolari che si raccolgono attorno allo Scudo Crociato dell’Udc costituiscono un’opzione aggiuntiva per il centrodestra che vince e governa. Se il profilo identitario sarà garantito a questi protagonisti, allora il contributo sarà utile patrimonio dell’intera coalizione. Se così non fosse, tutto si ridurrebbe a una semplice operazione di palazzo. Un po’ poco mi pare.

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