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Che cosa è successo a Carichieti secondo i magistrati

La commissione banche chiude il cerchio sulle quattro banche fallite per decreto nel novembre 2015. Dopo Banca Marche e l’accesa audizione su Banca Etruria (con inevitabili scaramucce Bankitalia-Pd, qui l’approfondimento di Formiche.net), questa mattina è toccato a Francesco Testa e Giuseppe Falasca, rispettivamente procuratore della Repubblica e sostituto procuratore presso il Tribunale di Chieti, essere ascoltati sul crack di Carichieti.

L’ORIGINE DI UN CRACK

Nel 2012 Carichieti ha iniziato la parabola discendente, rapidissima fino al fallimento, complice l’esposizione della banca con 45 milioni di sofferenze, concentrata per lo più su pochissime posizioni, prevalentemente un’azienda metalmeccanica e un gruppo commerciale. Il tutto a fronte di un attivo pari a zero. La situazione è esplosa nel 2014 quando è arrivata la prima dichiarazione di insolvenza, mentre l’anno dopo l’azzeramento totale del valore delle azioni e delle obbligazioni subordinate, disposto dal consiglio dei ministri su proposta della Banca d’Italia, a novembre. Lo scorso anno, infine, il Tribunale ha dichiarato ufficialmente il fallimento della vecchia banca.

LE ACCUSE DEI MAGISTRATI

Un’audizione cominciata subito con la segretazione dei lavori a pochi minuti dall’inizio della relazione dei magistrati, su richiesta degli stessi. Poi, Testa ha spiegato che le indagini preliminari sono state avviate il primo aprile 2016 “a seguito della richiesta di accertamento dello stato di insolvenza della Cassa di risparmio di Chieti avanzata dall’allora commissario straordinario nominato dalla Banca d?Italia”. In quella richiesta di accertamento, il commissario “aveva individuato e segnalato irregolarità gestionali e operative della Carichieti e pertanto ne chiedeva la dichiarazione dello stato di insolvenza”. Di qui, le accuse dei pm agli ex vertici della banca, ovvero bancarotta fraudolenta con dissipazione.

LA SPONDA A BANKITALIA

Dai magistrati che indagano ancora sul fallimento dell’istituto abruzzese è poi arrivata un’importante sponda a Bankitalia che, vista la nuova offensiva del Pd in corso contro Ignazio Visco (nella foto), reo agli occhi dem di scarsa vigilanza sull’Etruria può avere un suo peso. Carichieti “era sotto osservazione perchè aveva problemi di trasparenza. Bankitalia li aveva segnalati attraverso un’attività pressante. Quattro ispezioni in altrettanti anni sono un numero importante e dal nostro punto di vista sicuramente c’era un occhio attento della vigilanza”.

COMMISSARI (BANKITALIA) NEL MIRINO

Per Via Nazionale però non ci sono solo buone notizie da Chieti. Perchè Testa nel corso dell’audizione ha anche confermato l’indiscrezione di stampa dell’indagine aperta nei confronti degli ex commissari straordinari della banca, nominati dalla Banca d’Italia, Salvatore Immordino e Francesco Bochicchio. “L’ipotesi di lavoro”, spiega il procuratore è l’eccessiva svalutazione dei crediti poco prima della risoluzione del novembre 2015. Il reato ipotizzato è bancarotta ma serve il profilo di dolo e questo è tutto da accertare”.

IL RUOLO DELLA FONDAZIONE

Qualcosa sembra accomunare Carichieti a Mps. E cioè il ruolo nefasto delle Fondazioni, che in ambedue i casi sono stati per anni padrone delle banche. Se nel caso di Siena i magistrati hanno acclamato il ruolo della fondazione nel crack, nel caso di Carichieti è solo un’ipotesi, ma tanto basta a gettare un’ombra sull’ente abruzzese. “Stiamo passando sotto esame l’intera vita della banca prima dello stato di dissesto. È naturale che la rettifica in peius dei crediti (svalutazione delle sofferenze, ndr) è una possibilità. Ma certamente un’altra possibile causa del dissesto “è che sia stato cagionato dagli organi sociali. E circa la riconducibilità del dissesto alle condotte anteriori degli organi sociali legittimamente proprietarie, in particolare della Fondazione Carichieti, l’ipotesi è tuttora in piedi”.

IL NUOVO ATTACCO DEL PD

“Siamo passati dalla fase della ipotizzata carente vigilanza e dal mancato coordinamento di Banca d’Italia e di Consob, alla fase di contraddittoria vigilanza, e oggi addirittura al tempo in cui i Commissari nominati da Banca d’Italia sono messi sotto indagine dalla Procura per svalutazione dolosa dei crediti e quindi per bancarotta per dissipazione. Insomma si ipotizza che tali Commissari della Carichiesti, anziche’ governare le difficolta’ della Banca posta in Amministrazione Controllata, abbiano agevolato il suo dissesto”, ha affermato Franco Vazio parlamentare del Pd e membro della Commissione d’inchiesta sulle banche, al termine dell’audizione.

 

 

 

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