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Chi è (e che cosa pensa) Michel Aupetit, il nuovo arcivescovo di Parigi

Un ex medico, esperto di bioetica diventato sacerdote a 44 anni dopo avere esercitato la professione per dodici, è stato scelto da Papa Francesco per guidare l’arcidiocesi di Parigi. Si tratta di monsignor Michel Aupetit, parigino e attuale vescovo di Nanterre, che a partire dal prossimo 6 gennaio veglierà sulla “salute spirituale” dei suoi concittadini rilevando il ruolo finora svolto dal cardinale André Vingt-Trois, arrivato alla soglia dei 75 anni e di salute precaria.

COME SI È PARLATO IN FRANCIA DELLA NOMINA

La nomina è stata annunciata come una scelta di continuità, anche se dai quotidiani di area progressista subito si sono levate polemiche, per via di posizioni pubbliche molto chiare da parte del nuovo arcivescovo della capitale francese, che lo hanno etichetto come un ultra-conservatore. Libération, come fa notare Matteo Matzuzzi su Il Foglio, ha parlato di “conservatore combattente”, e la stessa immagine è stata più o meno riproposta da gran parte dei siti e delle testate.

Da tempo il suo nome era già nell’aria, anche per via della vicinanza con lo stesso cardinale Vingt-Trois, di cui Aupetit era vicario generale. Così il suo profilo singolare, di medico entrato in tarda età in seminario, ha caratterizzato buona parte del ritratto che ne è stato dato sui media francesi. L’altra metà però è stata occupata dalle sue opinioni, nette, su alcune tematiche bioetiche e sociali, da sempre al centro della predicazione cattolica: fine vita, matrimonio omosessuale, procreazione assistita. D’altronde, molti pensano, sarebbe stato altrettanto sconvolgente il contrario.

I CRITERI DELLE SCELTE DI FRANCESCO

Se infatti, valutando in maniera superficiale le decisioni e i criteri utilizzati dal pontefice nello scegliere le nuove figure di responsabilità nella Chiesa, prendendo cioè come riferimento alcune nomine già espresse in contesti come gli Stati Uniti o l’Italia, ci si sarebbe aspettato un profilo più cosiddetto “sociale” e meno “clericale”, la rivista Le Figaro già nelle scorse settimane (qui l’approfondimento di Formiche.net) notava come questa impressione è stata finora totalmente contraddetta.

I profili dei nuovi presuli d’oltralpe infatti, scriveva il quotidiano francese, risultano ad ora essere tutti più “conservatori” o più facilmente associabili alla predicazione e al magistero di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II, almeno per come pubblicamente percepito. Segno che se per Francesco il mondo, di fronte al processo di globalizzazione, non debba assomigliare a una sfera ma piuttosto a un poliedro, ogni episcopato nazionale dovrà di conseguenza rappresentare un lato diverso di questa figura geometrica. E che quindi ogni situazione presenta diversi aspetti da valutare, a seconda dei contesti e delle necessità.

CHI È MONSIGNOR MICHEL AUPETIT

Un altro carattere che spicca nella figura di Aupetit è la rapidità con la quale si è fatto strada nella Chiesa, passando in soli 22 anni dall’ordinazione sacerdotale alla carica di arcivescovo della diocesi più importante di Francia. A Versailles, dove è nato nel ’51 e cresciuto, “non ha frequentato la scuola cattolica, né è stato in un coro o scout”, scrive il quotidiano La Croix, e “suo padre, un ferroviere, non mise mai piede in Chiesa”. È stato invece a Colombes, popolosa periferia settentrionale di Parigi dove le case popolari si mescolano agli edifici dei quartieri benestanti, che Aupetit sentì la sua chiamata al sacerdozio. Così è entrato in seminario nel ’90, a 39 anni, per essere ordinato nel ‘95.

Da lì tutti i successivi incarichi pastorali fino a quello di vicario generale dell’arcidiocesi nel 2006, di vescovo ausiliare nel 2013, e il trasferimento nell’aprile 2014 a Nanterre, comune della periferia nord-ovest di Parigi dove ha luogo il distretto commerciale e finanziario de La Défense. Monsignor Aupetit è poi da quest’anno anche guida del “Consiglio per la famiglia e la società”, organismo che si occupa, riporta Avvenire, di molte della questioni “che hanno agitato negli ultimi anni il dibattito politico e sociale in Francia, spingendo migliaia di fedeli a scendere in piazza”, ad esempio contro il mariage homosexuel voluto dall’ex presidente Hollande.

ESPERTO DI BIOETICA, IN FRANCIA “LA COSCIENZA È SOTTO ANESTESIA”

È infatti la bioetica il campo in cui il nuovo arcivescovo ha maggiore esperienza, e per il quale ha pubblicato diversi volumi, su temi come il fine vita, la manipolazione dell’embrione e la contraccezione. “Intervenendo non di rado nel dibattito pubblico”, spiega ancora Avvenire. E anche insegnando negli istituti dell’Ospedale universitario di Créteil fino al 2006. “La coscienza è come sotto anestesia nel nostro Paese. Ma essa riemergerà, in un modo o nell’altro”, ha di recente affermato al settimanale Famille chrétienne.

Altri compiti svolti dal prelato sono stati quelli di referente episcopale dei “Cantieri del cardinale”, organismo che si occupa della costruzione di nuove chiese a Parigi, poi di presidente della prestigiosa Radio Notre-Dame e della Commissione per l’arte sacra. Dopo la nomina, monsignor Aupetit ha deciso di non lasciare dichiarazioni alla stampa fino al giorno del suo insediamento. Fatto che lascia “percepire il suo temperamento”, commenta ancora La Croix. Quello cioè di “darsi un tempo di riflessione prima di prendere una decisione”. Riservatezza, viene aggiunto, “controbilanciata dalla sua buona natura e dal suo senso dell’umorismo”.

COME LASCIA IL CARDINALE VING-TROIS

Dopo la diffusione della notizia, in cui si rileva perciò che Papa Francesco ha accettato le dimissioni del cardinale André Vingt-Trois, l’arcivescovo uscente ha inviato una lettera ai fedeli scrivendo del pontefice: “Gli sono grato, non solo per me che mi ha sollevato da un peso che ha superato le mie forze attuali, ma soprattutto per la diocesi di Parigi che ha bisogno di un arcivescovo in piena capacità di azione”. Vingt-Trois infatti il 25 febbraio scorso era stato ricoverato in ospedale per una grave infezione virale, a cui ha fatto seguito un periodo di riabilitazione di vari mesi.

“Rendo grazie per i frutti che le vostre comunità danno attraverso la testimonianza al Signore così come attraverso la generosità della vostra carità attiva e perseverante. Il nostro tempo ci chiama ad essere veramente missionari in modo che la conoscenza di Gesù Cristo soddisfi le aspettative dei nostri contemporanei e diventi una speranza per loro. Ognuna delle vostre comunità rimarrà impressa nel mio cuore e continuerò a pregare per voi, come spero che voi pregherete per me”, ha proseguito nella lettera.

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