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Che cosa ha fatto il Copasir dopo la visita della delegazione cinese a Open Fiber

Xi Jinping

Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) avrebbe chiesto ieri – durante un’audizione del direttore dell’Aisi, Mario Parente – un’informativa sulla recente visita di una delegazione cinese presso la sede di Open Fiber. È quanto sostengono fonti parlamentari
sentite da Cyber Affairs.

IL TEMA

La questione era stata sollevata nei giorni scorsi dallo storico ed economista Giulio Sapelli che il 12 dicembre a Cyber Affairs aveva dichiarato che “il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) dovrebbe convocare i vertici di Open Fiber per comprendere meglio la natura e le implicazioni della visita (avvenuta l’11 dicembre, ndr) della delegazione della Repubblica popolare composta anche dal vicepremier cinese Ma Kai, dall’ambasciatore in Italia Li Ruiyu e dal Ceo di Huawei Italia Thomas Miao”. Dopo aver premesso “l’assoluta legittimità sul piano formale di
una visita di questo tipo”, Sapelli ha poi sottolineato che “sarebbe importante sapere se si tratti di un’iniziativa autonoma legata unicamente al business o se possa anticipare un rapporto ancora più forte con Pechino e, dunque, come questo si incastri sul piano della cyber sicurezza. Tra le tappe della visita c’è stato infatti anche il Security operations center (Soc), un centro da cui vengono forniti servizi finalizzati alla Sicurezza dei Sistemi informativi. Un dettaglio non da poco”, ha aggiunto, “al quale si somma l’importanza crescente che le reti – e i dati che vi transitano – avranno per la stabilità politica, la proiezione militare, la difesa e la prosperità economica di un Paese”. Sapelli aveva aggiunto che “va ricordato, infatti che Open Fiber è una società partecipata da due realtà strategiche come Enel e Cdp. Quest’ultima poi, non solo è il nostro vero ‘caveau’ di partecipazioni pregiate, ma ha già al suo interno – precisamente in Cdp Reti – una forte presenza cinese. Nulla di male, per carità, ma qualche approfondimento sarebbe d’obbligo, soprattutto in considerazione del fatto che su una società come Huawei si sono più volte addensati sospetti dei servizi d’intelligence occidentali, che la ritengono troppo legata al governo cinese”.​

LE IMPRESE DI PECHINO

​Ieri Formiche.net ha ricordato che ​Huawei si è aggiudicata l’appalto per la fornitura dei sistemi di monitoraggio della qualità dei link ottici in dieci città italiane coperte dalla rete Open Fiber. Mentre Zte – altro colosso cinese – ha vinto la gara relativa allo sviluppo della rete ultrabroadband mobile – prima rete europea 5G pre-commerciale – di Wind Tre, compagnia telefonica nata dalla joint venture paritetica fra le controllate italiane dell’ex Vimpelcom ora Veon (Wind) e Ck Hutchison (3 Italia).

IL TOUR ITALIANO DI MA KAI

In ogni caso la visita a Open Fiber non è stata l’unica in Italia per Ma Kai. Sempre l’11 dicembre il vicepremier cinese è stato ricevuto a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, mentre il giorno seguente, ad incontrare l’esponente del governo cinese per parlare, tra le altre cose, di investimenti, commercio, Pmi, Made in Italy e Industria 4.0 è stato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.

LE ATTIVITÀ DI PECHINO

Della crescente presenza della Repubblica Popolare ha parlato ieri anche il Fatto Quotidiano, rilevando che “prima il presidente Hu Jintao e poi Xi Jinping hanno deciso di costruire un soft power cinese per migliorare la percezione del Paese all’estero. Secondo un monitoraggio del Council on Foreign Relations non sembra abbia funzionato molto. Ma le attività di Pechino, per quanto invasive, suscitano molta meno indignazione di qualche padroncino cinese che sfrutta i lavoratori a Prato”. In un pezzo a firma del vicedirettore Stefano Feltri, la testata diretta da Marco Travaglio ha citato anche le dichiarazioni rilasciate a Cyber Affairs dallo storico ed economista Sapelli, il quale, come detto, ha auspicato maggiore chiarezza sulla recente visita, presso la sede di Open Fiber, di una delegazione cinese comprendente il vicepremier della Repubblica Popolare Ma Kai. “Di Open Fiber”, scrive ancora il Fatto Quotidiano, “la società della fibra al centro delle strategie governative, sono azioniste due società a controllo pubblico come Enel e Cdp. Dentro Cdp Reti c’è State Grid Corporation of China, pachiderma di Stato cinese. […] Immaginate se il numero tre di Putin fosse andato a passeggiare nelle stanze di una società strategica, di quelle che inquietano i sogni dei vertici dell’intelligence. Sarebbe scoppiato un putiferio. Ma siamo sicuri che dei cinesi dobbiamo preoccuparci meno?”, conclude l’articolo.​

LO SCENARIO GLOBALE

Le valutazioni emerse in queste ore hanno come sfondo uno scenario internazionale critico nei confronti della Cina. In un incontro avvenuto nei giorni scorsi al vertice dell’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) a Buenos Aires tra la commissaria europea al Commercio Cecilia
Malmstroem
, il ministro dell’Economia giapponese Hiroshige Seko e l’ambasciatore presso il Wto degli Usa Obert E. Lighthizer, si è rilevato che Unione europea, Giappone e Stati Uniti intendono fare squadra per affrontare alcune questioni commerciali aperte, in particolare con la Cina,
su temi come la supercapacità nella produzione dell’acciaio, i trasferimenti forzati di tecnologia e certi obblighi in tema di contenuti nel mercato locale.​​


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