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Dubai Expo 2020, Al Wasl Plaza sarà opera di imprese italiane

Nel cuore dell’esposizione universale che si terrà a Dubai nel 2020 ci sarà ben più di un pizzico di italianità. Al Wasl Plaza, una struttura avveniristica dalle dimensioni ciclopiche che rappresenterà “l’Expo delle connessioni” sarà infatti costruita da due imprese italiane: la milanese Rimond e la pordenonese Cimolai che avranno il non facile compito di trasformare in realtà il faraonico progetto dei due architetti americani che hanno vinto l’appalto: Adrian Smith e Gordon Gill.

LE IMPRESE ITALIANE: LA RIMOND

Non è la prima volta che la meneghina Rimond, guidata e fondata da Giuseppe Antonio Chiarandà, ha a che fare con l’esposizione universale. Proprio all’Expo 2015 di Milano, l’azienda si era occupata di costruire uno dei padiglioni più evocativi, quello degli Emirati Arabi Uniti che riproduceva la sinuosità delle dune del deserto. In quell’occasione, Rimond e Cimolai avevano già collaborato assieme, nella realizzazione del progetto. Terminato l’evento l’intera struttura, dal valore di 18 milioni e 500 mila euro, era stata smontata e ricostruita nel Paese rappresentato, a Masdar City. Rimond ha poi preso parte al progetto, ben più importante, del nuovo centro congressi di Roma, la contestata Nuvola dell’architetto Fuksas. O, ancora, alla costruzione del coloratissimo complesso scolastico di Heite, in Cina: un asilo composto da più blocchi variopinti molto diversi tra loro per forme, stili e dimensioni.

LA FRIULANA CIMOLAI

L’azienda Cimolai, guidata e fondata nel 1949 da Luigi Cimolai, ha tuttora sede a Pordenone ma è molto attiva nel mondo arabo. È universalmente considerata azienda leader nella lavorazione e nella posa di strutture in metallo, tant’è che in questi ultimi anni ha contribuito alla realizzazione dell’Olympiakó Stádio Spyros Louis di Atene, dell’hub del New World Trade Center a New York, dell’Aspire Tower di Doha, in Qatar e delle paratoie per l’ampliamento del canale di Panama. In Italia ha partecipato poi alla costruzione del grattacielo Intesa Sanpaolo a Torino. Mentre è suo lo scheletro del nuovo sistema di contenimento per la centrale di Černobyl.

LA CUPOLA DI AL WASL PLAZA

Le due aziende italiane ora lavoreranno fianco a fianco per realizzare la Al Wasl Plaza. Al Wasl è l’antico nome di Dubai e significa “connessione”. L’Expo del 2020 del resto avrà come tema proprio quello delle connessioni e la Al Wasl Plaza dovrà simboleggiare al meglio questa parola, intesa anche come connessione tra futuro, presente e passato del Paese ospite. Il reticolato dell’enorme cupola che fungerà da hub centrale dell’intera esposizione universale riproduce infatti un antico anello recuperato a Dubai durante una spedizione archeologica. Il resto, però, sarà avveniristico, a iniziare dai tessuti hi-tech che ricopriranno per intero la cupola 67,5 metri, posta su una piazza grande più di 13.000 metri quadrati sulle cui pareti all’esterno e all’interno verranno proiettate immagini olografiche in movimento, a seconda degli eventi. In totale, lo spazio al chiuso sarà di 724 mila metri cubi (pari a 290 piscine olimpioniche).

UNA OASI IPER-TECNOLOGICA

Secondo il progetto di Adrian Smith (che ha firmato la Trump Tower di Chicago e la torre Burj Khalifa sul Golfo Persico, attualmente il grattacielo più alto al mondo con i suoi 829,8 metri) e Gordon Gill, sotto la cupola dell’Al Wasl Plaza avrà posto un immenso giardino. Il prato all’inglese e i giochi d’acqua in stile reggia di Caserta saranno tra le poche concessioni esterofile: il resto richiamerà alla mente le ricchezze paesaggistiche di Dubai. A iniziare dai numerosi colonnati di palme che guideranno, come un percorso, i turisti. Di fatto l’Al Wasl Plaza non sarà solo uno snodo, un punto in cui riposare sedendo sull’erba alla frescura dei condizionatori che funzioneranno di continuo per evitare di trasformare la struttura in una serra incandescente sotto il sole del deserto, ma un vero e proprio “duomo” moderno nel quale si svolgeranno le liturgie laiche degli spettacoli di apertura e chiusura di Expo 2020 e le feste dei singoli Paesi che parteciperanno all’evento. Sarà, insomma, il cuore dell’esposizione universale di Dubai. Un cuore pulsante creato da mani italiane.

 


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