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Ilva e dintorni. È ora di schierarsi (tutti)

Carlo Calenda, ilva

“Se questo Paese non fa un bagno di realismo rischiamo lo squagliamento disordinato della Seconda Repubblica”. A dirlo, in una intervista al Corriere, è il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Il riferimento è a quella logica dei veti, a quel populismo nazionale, che rappresenta il veleno che sta inondando silenziosamente la nostra democrazia.

Le vicende Ilva e Tap – entrambe svolte dentro i confini della Puglia – rivelano quanto difficile sia governare in un contesto nel quale la ricerca del consenso facile prevale sulla esigenza di disegnare soluzioni complesse e non sempre sexy (anche se giuste e corrette). Nel brandire il fantasma del movimento 5 stelle, il morbo populista ha infettato tanti, soprattutto a sinistra. Non solo il Bersani girotondino di inizio legislatura (quello dei presidenti di Camera e Senato) ma anche i governi che hanno lavorato ad esempio per cancellare il finanziamento pubblico ai partiti e che si sono esposti nella battaglia contro i vitalizi.

Al contrario, c’è chi in questi mesi ed anni ha lavorato per costruire, per garantire un aggancio dell’Italia alle condizioni di un futuro sostenibile. Ad un anno dal referendum che ha bocciato il grande progetto renziano di riforma costituzionale, i titolari del potere di veto (tanti, troppi) si sentono più forti di prima e questo rischia di essere esiziale per la tenuta di una economia che questi populisti istituzionali vorrebbero assistenziata (con bonus di ogni tipo, redditi additivi e se possibile senza tasse).

Ecco quindi l’appello al realismo o la proposta, lanciata da Il Foglio, di una nuova “marcia dei quarantamila”. Si tratta di sollecitazioni pienamente condivise e che però fanno emergere un interrogativo, quasi inquietante (il “quasi” è naturalmente un omaggio al politicamente corretto). Dov’è il centrodestra, cosa pensa? E i moderati? Il PD? Lo stesso M5S, che con Di Maio sta cambiando pelle, come si “schiera”? Quello che atterrisce non sono le scelte di figure come il governatore della Puglia ma l’assoluto silenzio dei partiti (quel che resta dei partiti, intendo). Possibile che la più grande issue politica di questi anni sia affidata allo sforzo di un “tecnico”?



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