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Ecco come Kushner lavora al processo di pace tra Israele e Palestina

Stati Uniti kushner

Jared Kushner, genero di Donald Trump e consigliere particolare del presidente sui processi di pace in Medioriente, è recentemente intervenuto al Saban Forum, organizzato annualmente a Washington DC dal Brookings Institution per fare il punto sulle strategie di pace perseguite dagli Stati Uniti nella regione.

L’intervento è stato moderato da Haim Saban, businessman finanziatore dell’evento, ed è servito a sondare la solidità dei rapporti tra l’amministrazione e Israele su una serie di dossier internazionali di grande rilevanza.

Come riportato dal sito Haaretz, Kushner ha sottolineato la centralità per l’amministrazione del processo di pace, affermando che un risultato da troppi considerato impossibile possa essere raggiunto grazie all’abilità del presidente nell’affrontare questioni particolarmente complesse: “The president has a very long career of accomplishing things that a lot of people think are impossible. The most recent example of that is the election. When we started the process of looking at how to create the peace deal, the first thing a lot of people told us was that it wasn’t the right time, that we’re wasting our time”.

Kushner ha anche affermato che l’amministrazione sta lavorando duramente per porre le basi di un dialogo più intenso tra Israele e Palestina, partendo dalla convinzione che il superamento delle divergenze esistenti tra i due popoli sia possibile e che tale circostanza sia fondamentale per guardare alla stabilizzazione dell’intera regione: “We have an open and honest dialogue with both sides, our conversations have opened up a lot. I think there are a lot of instances of great trust between Israelis and Palestinians, but not along the leadership. I’ve seen a lot of cases of Israelis and Palestinians working together and having great relationships. Both sides really trust the president, and that’s very important. We’ve done the same with different countries in the region”.

L’idea più volte stressata dal genero del presidente è quella di lavorare gradualmente alla pace insieme agli attori coinvolti nel processo e di non imporre dall’esterno decisioni che possano deteriorare il dialogo in corso: “We’re trying to find a solution that comes from the region, not to impose”.

Kushner si è espresso con chiarezza anche in riferimento alle difficoltà sinora incontrate nel lungo percorso verso la pace, mettendo in evidenza il ruolo giocato da tutti gli attori internazionali che entrano in una partita assai complicata: “We’ve been very focused on the deal, spending seven to eight months, and you see a lot of reasons why this has failed – there are a lot of distractions that come up. But I tell my guys – we’re not chasing rabbits. A lot of the issues that come up on a daily basis are because of not having a final-status agreement. We try to stay focused on solving the bigger issues”.

Rispondendo ad una domanda sulla posizione dell’Arabia Saudita nel processo di stabilizzazione, Kushner ha detto: “The Saudis care a lot about the Palestinian people, they believe the Palestinian people need to have hope and opportunity, and this has been a big priority for the king and the crown prince – finding a solution to this problem”. Le affermazioni del consigliere di Trump sono state interpretate come un segnale inviato a Tel Aviv e a Ryad circa la volontà del presidente di trovare una linea di mediazione in grado di mettere tutti d’accordo, prima lavorando al confronto con i palestinesi e poi ragionando sugli equilibri regionali.

L’intervento è stato anche occasione per affrontare il tema del trasferimento dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme. Sul punto in questione Kushner ha affermato: “The president will make his decision; he’s still looking at a lot of different facts. He’ll make sure he does that at the right time”.

Durante tutto l’intervento, il genero del presidente ha mostrato un velato ottimismo sulle prospettive di stabilizzazione, che devono fare i conti con un quadro internazionale particolarmente complicato. Kushner si è detto consapevole di dover trattare allo stesso tempo con diversi attori e affrontare complicate dinamiche internazionali che troppo spesso si sovrappongono agli sforzi per la pace. Più volte il confronto si è spostato sui temi dei rapporti con l’Iran e della lotta ad ISIS. Anche in questo caso a prevalere è stata la consapevolezza circa i tanti passi ancora da compiere per aspirare ad un risultato concreto.



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