Sembra intensificarsi la collaborazione tra Italia e Libia nella lotta al traffico di esseri umani, con un occhio anche alle infiltrazioni terroristiche. Il premier del governo di accordo nazionale Fayez al Sarraj – al termine di un incontro a Tripoli con il ministro dell’Interno Marco Minniti – ha diramato un comunicato per annunciare la creazione di una sala comune nella quale saranno presenti la Guardia costiera, il Dipartimento dell’immigrazione clandestina, il procuratore generale libico, l’intelligence “e i loro omologhi italiani”. Alla riunione hanno partecipato il ministro dell’Interno, Aref Khoja, il comandante della Guardia costiera, Abdullah Tomé e l’ambasciatore italiano, Giuseppe Perrone. Il comunicato non fornisce altri dettagli, ma sembra un passo avanti operativo dopo l’annuncio di oltre un anno fa proprio sulla creazione di una sala operativa comune.
Nell’ultimo anno è cambiato tutto nel contrasto ai flussi migratori con la politica intrapresa da Minniti e dal governo Gentiloni e, dopo l’annuncio di al Sarraj, resta da capire l’organizzazione pratica perché già da parecchi mesi si parla di due sale operative: un centro marittimo di soccorso e una sala operativa di contrasto. Lo spiegò, per esempio, il generale Stefano Screpanti, capo del III Reparto-Operazioni della Guardia di Finanza, il 5 luglio al Comitato Schengen. Screpanti disse che “la Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia di frontiera con l’Unione Europea sta mettendo a punto un progetto per creare queste due strutture. Nel Mrcc libico (la sala operativa di soccorso, ndr) ci dovrebbe essere l’apporto della Guardia Costiera italiana”. Nell’altra “ci dovrebbe essere il supporto principale della Guardia di Finanza, anche per svolgere azioni di contrasto e investigative”. L’annuncio del premier libico potrebbe riguardare quest’ultima ipotesi.
Nell’incontro con Minniti si è parlato di altri due argomenti fondamentali: il controllo delle frontiere meridionali e la chiusura delle decine di centri gestiti da criminali dove i migranti sono tenuti in condizioni disumane. Inoltre il ministro dell’Interno avrebbe garantito per la prossima settimana lo sblocco dei 35 milioni di euro stanziati dall’Ue per la gestione dei flussi. Al Sarraj, secondo quanto scritto nel suo comunicato, ha ricordato la questione dei clandestini arrivati in Libia, ma fuori dai centri di accoglienza, un numero che “resta importante” ed è per questo che diventa fondamentale il controllo delle frontiere meridionali. Nel comunicato si aggiunge che Minniti avrebbe elogiato il lavoro del governo riconosciuto dall’Onu, come quello della Guardia costiera libica che ha salvato 17mila migranti quest’anno, confermando il sostegno del governo italiano. Nonostante il netto calo degli arrivi rispetto all’anno scorso (meno 32,9 per cento al 7 dicembre) le partenze non si fermano: il 9 dicembre la sala operativa della Guardia costiera italiana ha coordinato sei operazioni di soccorso salvando 500 persone a bordo di cinque gommoni e di una piccola imbarcazione. Sono intervenute navi della missione Eunavfor Med e di una Ong oltre a un mercantile. Altri 78 sono sbarcati a Pozzallo, nel Ragusano.
Nel frattempo, timidi e positivi segnali politici vengono dal vertice di Hammamet, in Tunisia, dove per tre giorni quasi tutti i sindaci libici e i rappresentanti di consigli locali si sono riuniti trovandosi d’accordo sulla necessità di lavorare insieme nell’interesse della Libia. Un evento definito storico dall’inviato speciale dell’Onu, Ghassan Salamé. Molti sindaci hanno insistito sulla decentralizzazione e non potrebbe essere diversamente in una regione enorme dove prevale una mentalità tribale. Salamé, infatti, ha concluso che la Libia ha bisogno di un forte governo centrale e di forti governi locali, elementi “complementari e non in contraddizione”. Il desiderio dei sindaci è che il prossimo vertice si tenga proprio in Libia.