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La missione in Niger e il politicamente corretto. L’opinione del generale Mario Arpino

Arpino

Mentre si attendono le conclusioni del Consiglio dei Ministri convocato questo giovedì per discutere, fra gli altri dossier, della missione italiana in Niger, divampa la polemica politica fra i gruppi parlamentari. Con ogni probabilità non ci sarà il tempo per un passaggio in parlamento: si voterà dunque direttamente in commissione, una soluzione particolarmente indigesta ai Cinque Stelle. Dai Liberi e Uguali di Pietro Grasso, scrive oggi Repubblica, giungono invece voci di protesta contro una spedizione militare che, puntando a risolvere alla radice il problema dei flussi migratori che attraversano il Sahel, rischierebbe di isolare la Libia e con essa le migliaia di migranti intrappolati nei campi profughi, senza la possibilità di varcare il Mediterraneo né tantomeno di riprendere la strada del ritorno.

“L’opposizione buonista e politically correct c’è sempre stata ed è la nostra rovina” commenta a Formiche.net il generale dell’Aeronautica Mario Arpino, già capo di Stato Maggiore, che abbiamo voluto sentire per un giudizio tecnico sulla missione annunciata dal presidente Paolo Gentiloni. “Le loro argomentazioni servono a deformare la realtà di fronte all’opinione pubblica meno informata” continua il generale, che giudica la scelta del premier “oltre che opportuna, anche positivamente astuta”. Con l’annuncio della spedizione in Niger Gentiloni “è riuscito a cogliere l’attimo fuggente per reinserire l’Italia nel contesto europeo da cui è stata spesso esclusa dall’asse franco tedesco che ultimamente ha ripreso vigore”, a differenza del suo predecessore a Palazzo Chigi, Matteo Renzi, che in Europa “ha battuto i pugni ma non ha portato a casa molto”.

Quanto alle rimostranze manifestate dalla Lega Nord, che propone di usare i fondi per la missione africana per pattugliare i confini e combattere l’immigrazione clandestina, il generale taglia corto: “È difficile farlo. In Italia abbiamo già 7000 soldati che presidiano le strade, non succedeva neanche a Beirut nei momenti peggiori, mi sembra più uno show che effettiva deterrenza”.

Non mancano dubbi sulle modalità di ingaggio previste per i parà della Folgore che si metteranno in marcia verso l’Africa sub-sahariana. Specie dopo che il capo di Stato Maggiore della Difesa Claudio Graziano ha specificato che quella in Niger “non sarà una missione combat”. Si tratta dunque di una semplice missione di peace-keeping? Le parole del collega lasciano perplesso il generale Arpino: “Siamo alle solite, difficilmente possiamo fare la lotta al terrorismo senza prepararci a una missione combat. I nostri governanti possono anche negarlo, poi i comandanti sul campo dovranno provvedere”.

Per inviare le 470 unità previste per la missione in Niger, ha chiarito la Difesa, sarà necessario sgomberare una parte delle truppe stanziate in Afghanistan e in Iraq. Una scelta che non convince del tutto il generale Arpino, specie per quanto concerne l’Iraq, dove 500 militari italiani presidiano la diga di Mosul e altri 130 uomini operano ad Erbil. “Se devo dare un parere da tecnico” spiega a Formiche.net, “alleggerirei di molto l’Afghanistan, dove siamo tornati con una seconda spedizione a seguito di un accordo di Matteo Renzi, che ha dovuto dire qualche sì ad Obama. Dall’Iraq, invece, siamo usciti troppo presto per buttarci sull’Afghanistan, forse questo è il momento di fare il contrario”.

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