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Tutti i numeri dell’industria italiana del riciclo

In Italia la gestione dei rifiuti vale oltre 23 miliardi di euro, pari a un punto percentuale del Pil. L’industria del riciclo consolida la propria crescita, avviando a presto riciclo, nel 2016, il 67% degli imballaggi e trattando quantitativi crescenti di rifiuti provenienti da raccolte differenziate (umido e tessile) e da apparecchiature elettriche ed elettroniche. A vent’ anni dall’introduzione del “Decreto Ronchi” nel 1997, il nostro Paese ha raggiunto livelli di eccellenza nel riciclo dei rifiuti, collocandosi ai primi posti in Europa.

Sono queste le principali novità emerse dalla presentazione annuale dello studio “L’Italia del Riciclo”, realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile e da FISE Unire, l’Associazione che rappresenta le aziende del recupero rifiuti, presentato oggi a Roma.

Nelle diverse filiere degli imballaggi il riciclo, nel 2016, ha raggiunto quota 8,4 milioni di tonnellate, pari al 67% dell’immesso al consumo. La crescita più significativa si è registrata nelle filiere dell’alluminio (+5%), dell’acciaio (+4%) e del legno (+4%), mentre si confermano le eccellenze nel tasso di riciclo della carta (80%) e dell’acciaio (77,5%).

La frazione organica, che da sempre rappresenta la porzione principale dei rifiuti urbani, nel 2016 ha superato il 41% di raccolta, superando i 107 Kg per abitante.

Per quanto riguarda gli Pneumatici Fuori Uso (PFU) i tre principali consorzi nazionali, sempre nel 2016, hanno garantito l’avvio al riciclo di 135 mila tonnellate di materia e a recupero energetico di 173 mila tonnellate. Per i Veicoli Fuori Uso siamo ancora lontani dagli obiettivi previsti dalla legge (95% al 2015), anche per la mancanza di processi di recupero energetico.

La continua crescita dell’industria italiana del riciclo – ha dichiarato Andrea Fluttero, Presidente di FISE Unire – con l’approvazione del Pacchetto Europeo sull’Economia Circolare, offre l’opportunità al nostro Paese e al sistema delle imprese del riciclo di passare ad un modello di economia circolare, con effetti positivi per l’ambiente, l’economia e l’occupazione. È necessario affrontare il problema dell’oscillazione dei prezzi delle materie prime e quello dei costi di smaltimento. Così pure completare la dotazione impiantistica sull’intero territorio nazionale, superando le resistenze delle comunità locali, spesso strumentali”.

Del Pacchetto sull’Economia Circolare, il cui iter legislativo è in dirittura di arrivo a Bruxelles, ha parlato Simona Bonafè, relatrice del provvedimento al Parlamento Europeo. “Occorre definire prima possibile la normativa europea – ha detto la Parlamentare europea – per fare un passo ulteriore verso una “società circolare”. Servono incentivi fiscali per incentivare il mercato delle materie prime seconde e per quello dei prodotti riciclati. Bisogna dare attuazione al Green Public Procurement e dare impulso alla ricerca”.

Per quanto riguarda il tessuto imprenditoriale, in Italia sono oltre 10.500 le imprese che svolgono attività di gestione dei rifiuti allo scopo di recuperarli o smaltirli. Circa 2/3 rientrano nel cosiddetto “core business”. Le quantità di rifiuti gestite più rilevanti riguardano i metalli (quasi 16milioni di tonnellate), l’organico (11,3) e la carta (6,4). Con riferimento alla quota di avviato a riciclo, le migliori prestazioni le riscontriamo nel vetro (95%), nei metalli (93%) e nella carta (86%).

“L’industria italiana del riciclo – ha concluso Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile – ha raggiunto un buon livello e vede prospettive di crescita per il futuro.Ma per affrontare le sfide poste dalla circular economy deve fare un salto di qualità, per migliorare le sue tecnologie attraverso la ricerca e per mobilitare le risorse finanziarie necessarie alla nuova fase di sviluppo, così da trovare maggiori sbocchi di mercato per i prodotti del riciclo”.



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