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Le mosse dell’Italia all’Osce, guardando alla Russia. L’incarico a Frattini

Angelino Alfano, osce

Sarà anche finita in anticipo, per sua scelta, la corsa alle urne alle prossime elezioni parlamentari. Ma per Angelino Alfano non sono finite le responsabilità di governo cui è chiamato, non solo in veste di ministro degli Esteri. Il 2018 è infatti l’anno della presidenza italiana dell’Osce, di cui il politico agrigentino prenderà le redini. Un incarico non da poco, mentre ai confini orientali dell’Europa cresce l’instabilità politica e con essa i conflitti etno-regionali. Il ministro succede alla presidenza austriaca di Sebastian Kurtz, con cui si è complimentato per “l’eccellente lavoro” nel 2017. A Vienna, giovedì scorso, Alfano ha rivelato i principi guida della presidenza italiana: “Dialogo, serietà, responsabilità”.

GLI ACCORDI DI MINSK

Molti i dossier sul tavolo del titolare della Farnesina: la priorità, si diceva, andrà all’Est Europa, e in particolare al controllo sugli accordi di Minsk. “La nostra sfida maggiore è la ricerca di una soluzione dentro e fuori l’Ucraina” ha spiegato Alfano. Un compito delicato, che inizia in un periodo di ripetute violazioni del cessate il fuoco nel Donbass, con tre soldati ucraini uccisi dai filoseparatisti russi. “La speranza” ha chiarito a proposito il ministro, “è quella di aiutare a invertire queste tendenze verso la piena implementazione degli accordi di Minsk”. Alla sorveglianza sui fragili equilibri fra Mosca e Donetsk sarà devoluta una speciale missione di monitoraggio dell’Osce. Non è un caso d’altronde che le prime visite di Alfano nella veste di presidente dell’organizzazione saranno in Ucraina il 30 gennaio e in Russia il primo febbraio.

L’INCARICO A FRANCO FRATTINI

Non solo Ucraina. Tra i dossier più bollenti che la presidenza italiana dovrà gestire c’è l’annosa questione della Transnistria, l’autoproclamata repubblica fillorussa, non riconosciuta, interna allo Stato della Moldavia. La linea guida per gestire le rivendicazioni autonomiste, ha ribadito Alfano, resterà quella dei dialoghi secondo il format 5+2 (Russia, Ucraina, Osce, Unione Europea, Stati Uniti e due piccole repubbliche locali, il Tiraspol e il Chisinau). Per l’occasione, il ministro ha designato Franco Frattini, già titolare della Farnesina e vice-presidente della Commissione Ue, come Rappresentante speciale per il processo di pace. “Ho ottime relazioni con le autorità russe” ha assicurato l’ex ministro forzista in un’intervista al sito di Sputnik. “Ho sempre dedicato molta attenzione all’attività dell’Osce” ha continuato Frattini, rivendicando di essersi speso, ai tempi della Farnesina, “perché la missione Osce lavorasse direttamente sulle frontiere della Georgia, dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud”.

LE ALTRE NOMINE TRICOLORI

Tra gli alti incarichi conferiti da Alfano ai suoi connazionali, spicca la responsabilità affidata a Salvatore Martinez. Presidente dell’Osservatorio italiano per le minoranze religiose nel mondo, Martinez affiancherà il ministro degli Esteri, annuncia l’Osce, “come rappresentante speciale per combattere ogni forma di razzismo, xenofobia, discriminazione e intolleranza”. L’Osce, come è noto, ricopre un ruolo di primo piano nella lotta alla corruzione e nella sorveglianza sulla regolarità delle elezioni. Per questo compito Alfano ha nominato Rappresentante speciale Paola Severino, ministro della Giustizia con il governo Monti, proponente dell’omonima legge anti-corruzione nel 2012, oggi rettore della Luiss. “La corruzione corrode lo stato di diritto, minaccia la democrazia e la sicurezza, nonché la stabilità e la competitività del sistema economico” ha affermato la Severino accettando l’incarico all’Osce.

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