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Calenda sempre più protagonista. Ora critica Grasso sulle tasse universitarie. E incassa consensi

calenda

Dopo aver fatto scalpore e suscitato un vespaio di reazioni (furibonde dal lato renziano) con la sua critica alla proposta di abolizione del canone Rai, Carlo Calenda torna al centro del dibattito politico elettorale. Questa volta lo fa per criticare la “promessa” di abolizione delle tasse universitarie fatta da Pietro Grasso durante l’assemblea nazionale di Liberi e Uguali. Prima di abolire le tasse universitarie, scrive il ministro dello sviluppo economico su Twitter, si potrebbero invece attuare politiche di incentivo all’istruzione tecnica, che ini Italia registrano cifre bassissime.

La proposta del leader di Liberi e Uguali di abolire le tasse universitarie aveva, già dalla giornata di domenica, provocato diverse reazioni, politiche e non. Il segretario generale della Fim-Cisl Marco Bentivogli, sempre su Twitter (ritwittato da Calenda), si era chiesto quale fosse la necessità di tale abolizione, considerato che “le #tasseuniversitarie sono già gratis per meno abbienti ed evasori. Tuttavia, cancellarle è un regalo alle famiglie con redditi medio alti. #Grasso ha già tradito la promessa di non fare populismo e se vuole premiare i ricchi cambiasse simbolo. #LiberieUguali?”.

Tommaso Nannicini, docente universitario e componente della segreteria nazionale del Pd, ha inoltre ricordato con un tweet (anche lui ritwittato da Calenda) che nella legge di bilancio 2017 “le #tasseuniversitarie sono già state tolte per chi non può davvero permettersele”.

I partiti, insomma, iniziano a mettere sul tavolo le loro proposte in previsione di una campagna elettorale sempre più stringente, mentre c’è chi invita a tenere i piedi per terra e a non illudere i cittadini con promesse farlocche ed insostenibili. Tra questi, il ministro dello Sviluppo Economico sembra aver assunto un ruolo simile a quello di fact checker. È divenuto un protagonista quindi del dibattito, pur avendo escluso più volte la possibilità di candidarsi. “Fare il parlamentare non credo sia il mio lavoro”, ha ribadito Calenda a Radio Capital. “Mi piace gestire, anche farlo secondo una visione politica, ma vorrei mettere al riparo queste crisi (aziendali, ndr.) dalla campagna elettorale, se me ne sto fuori diventa più semplice per tutti”. Anche se non sarà deputato o senatore, quindi, un posto al tavolo della discussione sui temi centrali dell’Italia, Carlo Calenda sembra interessato a ritagliarselo, non solo via Twitter, giorno per giorno.



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