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Consob anni Novanta e formato Ue. Così Mario Nava chiude l’era Vegas

Tornare a una Consob vecchia maniera è possibile. Magari più attenta e vigile, in grado di cogliere al volo i primi segnali di un disastro finanziario. Obiettivo ambizioso quello indicato questo pomeriggio davanti ai parlamentari della commissione Finanze di Camera e Senato da Mario Nava, presidente designato della Consob e successore di Giuseppe Vegas. D’altronde quella di Vegas è un’eredità pesante, soprattutto se si guarda agli ultimi mesi, dove non sono mancati i corti circuiti con l’altra vigilanza, Bankitalia, sui crack bancari, popolari venete e Mps su tutti.

CONSOB ANNI 90

Il compito che si è prefissato Nava non è di quelli semplici. Cambiare dal profondo l’Authority di Piazza Verdi, forse modificarne in un certo senso la natura. “Certamente vogliamo fare un’azione di ristrutturazione. Non è elegante parlare del mandato precedente ma nel tempo e nello spazio la Consob è stata migliore”. Nava non lo dice apertamente, ma negli ultimi anni attorno alla Consob ci sono state più ombre che luci. “C’è stata la Consob di Luigi Spaventa (presidente dal 1998 al 2003 e di Tommaso Padoa Schioppa (ex ministro del Tesoro con Prodi e predecessore di Spaventa):  si può tornare lì e non c’è motivo per il quale non si possa tornare a quei livelli”, ha affermato.

PREVENIRE E’ MEGLIO CHE PUNIRE

Il primo importante cambiamento dovrà avvenire sulla tempistica di intervento. Aggredire il problema alle prime avvisaglie di tempesta, non entrare in gioco con le sanzioni quando il danno è già stato fatto. “La Consob che vorrei presiedere dovrà riuscire il più possibile a passare da un’azione ex post a un’azione ex ante perche è questa che funziona nei mercati per produrre ricchezza finanziaria”. In questo senso Nava ha sottolineato l’importanza del “passaggio da una cultura che si occupa del de iure, del formalismo, a una cultura che si occupa del de facto, della sostanza”. A suo parere infatti, rispettare la Mifid (la direttiva Ue sulla trasparenza) va bene, ma non è sufficiente a proteggere le famiglie e le imprese, “ci vuole una vigilanza dinamica e integrata” pronta a rispondere alla prima minaccia.

UN’AUTHORITY FORMATO UE

Non è finita qui. Nei piani di Nava c’è anche un cambio di assetto interno, in grado di incidere profondamente sui rapporti e i pesi della commissione. Stop dunque con la Consob “verticistica e presidenziale, né a livello di collegio né di struttura”, perchè l’attuale meccanismo con il quale il collegio e la struttura si incontrano con il Presidente e il Direttore generale non lo voglio: il modello è quello della Commissione Europea con un’osmosi tra vertice e struttura”, ha spiegato Nava ricordando la qualità e la voglia di lavorare del personale. “Spesso il punto non sono le persone ma come sono organizzate. C’è personale di altissima qualità, è questione di riorganizzarlo meglio”.

IL RAPPORTO CON BANKITALIA

Non poteva mancare nella relazione di Nava un riferimento al difficile, a tratti inesistente, rapporto con Bankitalia, costato fior di critiche e accuse incrociate nei mesi della commissione banche. La Consob dovrà agire in “sinergia strettissima” con la Banca d‘Italia e il ministero dell‘Economia. Mai più vuoti d’aria nella vigilanza insomma. “Mi impegno affinché questa sinergia strettissima funzioni fin da subito”. Si vedrà.



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